Gli italiani residenti a Liegi si oppongono alla chiusura dei consolati

Gli italiani residenti a Liegi si oppongono alla chiusura dei consolati
proposta dal sottosegretario Mantica.
Ci opponiamo con un categorico NO alla manovra del Governo perché chiudere 18
consolati ed un’Ambasciata su 220 sedi all’estero non è ristrutturazione né
razionalizzazione ma solo fumo negli occhi di chi “dovendo fare qualcosa” e “non
osando “ toccare i problemi di fondo, sceglie la cosa più facile… “prendersela con i
più deboli”.
Etichettare gli italiani all’estero di menefreghismo e disinteresse nei riguardi
dell’italianità è offensivo e discriminatorio.
Dal punto di vista del risparmio si parla di circa 8.500.000 € che, in fin dei conti, nel
bilancio non rappresentano quel grande vantaggio economico. Soprattutto perché
non si compensano i costi che tali chiusure comporterebbero a breve e a lungo
termine.
Il vero risparmo sarebbe possibile se le Sedi Consolari fossero organizzate ed
attrezzate in maniera più razionale e strutturale.
Ad oggi il MAE non è in grado di fornire dati certi sulla popolazione italiana all’Estero.
E’ sufficiente guardare i dati che ad ottobre 2008 annunciavano circa 8.000.000 di
schede inserite negli schedari consolari, di cui circa 4.000.000 (il 50%) sono, pero’,
considerati attivi. Se invece si considerano i dati ISTAT al 2007 i cittadini italiani
residenti all’estero sarebbero 5.115.747, tutti con passaporto in regola.
Il 29/09/2004 il MIN riportava che dal 1990 al 2004, 3.443.768 cittadini si erano iscritti
all’AIRE e che pertanto questo era il dato da considerare.
Ciononostante, al 7/12/2004 il MAE, in base all’anagrafe consolare delle 220 sedi
Diplomatico Consolari, dichiarava 4.026.403 italiani con passaporto e cittadinanza
italiana. La situazione al 31/12/2005 vede stranamente in diminuzione il numero di
italiani con diritto di voto, fino a 2.614.839.
Dopo le elezioni, da vari sondaggi, è risultato che oltre il 30% dei cittadini aventi diritto
al voto non aveva nemmeno ricevuto il plico elettorale.
Quando si parla di risparmio bisogna considerarne anche il costo.
Raddoppiare o triplicare il numero dei connazionali iscritti nelle sedi riceventi significa
aumentare proporzionalmente le strutture di tali sedi e quindi l’ipotetico risparmio di
cui si parla è solo riferito all’edificio della sede che viene spostata. Quindi, gli 8 milioni
di € di risparmio di cui si parla tanto, alla fine, non corrispondono al vero, perché le
sedi riceventi costeranno all’incirca quanto quelle chiuse.
Piuttosto, si dovrebbe tenere conto che secondo i dati forniti dal Governo, il semplice
declassamento di un Consolato Generale in Consolato comporterebbe un risparmio di
circa 67.000 €. Tale beneficio inciderebbe solo sugli appannaggi dei funzionari e non
sulla popolazione residente.
Se ci soffermiamo sulla manovra del Governo attuale non comprendiamo la scelta di
chiudere consolati con più di 50.000 iscritti come Bruxelles, Liegi e Losanna e
lasciare aperte le sedi di Karachi in Pakistan che vanta la bellezza 54 iscritti o quella
di Gedda che vanta 305 iscritti.
Liegi e Provincia
SEDE : Place Xavier Neujean, 29 – 4000 Liège (Belgio) SEDE : Rue Cockerill, 86 – 4100 Seriang (Belgio)
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L’Europa è la zona con il più alto numero di connazionali. Infatti, dei 4 milioni
delle schede attive dei dati MAE, 2.200.000 sono in Europa e chiudere i Consolati,
(13 sui 18 annunciati), significa allontanarli dal loro diritto all’italianità, dal loro diritto
alle origini, dal loro diritto, sancito dalla legge, a partecipare alla vita politica.
Vogliamo ben rimarcare che non c’è solo chi resta e fa affari e fortuna in Italia a
diventare un simbolo, ma, anche chi è emigrato o emigra, diventa con il suo
comportamento, il suo intelletto ed il suo talento, una sorta di ambasciatore del
proprio Paese.
Chiudere i Consolati significa dimenticare che gli italiani all’estero sono stati parte
importante della ricostruzione e del benessere economico dell’Italia del dopoguerra.
A tutt’oggi, noi diamo un indotto di 5 miliardi di euro grazie alle pensioni maturate
all’estero e che vengono poi spese in Italia.
In riferimento alla situazione in Belgio è da considerare quanto segue:
 L’aggiornamento AIRE non è concluso e gli italiani residenti in Belgio secondo
dati delle autorità locali superano le 300.000 unità rispetto alle circa 243.000 censite;
 La popolazione italiana residente in Belgio è distribuita per 1/3 nel nord del
paese e per 2/3 nel sud;
 L’attuazione del piano previsto porterebbe (considerando i dati censiti e non
quelli delle autorità locali) la sede presso l’Ambasciata di Bruxelles a gestire circa
80.000 connazionali, mentre quella di Charleroi, che raddoppierebbe il numero di
connazionali in una struttura già insufficiente per i 70.000 connazionali ufficialmente
censiti dal MAE (e non per i dati locali) a gestire circa 160.000 connazionali.
Quest’ultimo incremento comporterebbe un dispendio di energie e di risorse
organizzative tali da giustificare la chiusura della struttura di Liegi? ;
 Sull’argomento “informatizzazione”, il Consolato di Liegi, fra le sedi europee, è
quella che ha maggiormente assorbito e recepito le nuove tecnologie informatiche
messe in opera dal MAE (con l’aggiunta, fra l’altro, di programmi interni per
trattamento dati, appuntamenti, mail interne ed esterne, modulistica operativa su
internet, ecc.) e dispone di mezzi informatici superiori rispetto alle altre sedi ed è in
grado di assorbire tecnicamente i programmi del governo sul “Consolato elettronico”.
A questo punto, non appare antieconomico chiudere proprio il Consolato di Liegi?
 Considerando le cifre del Governo, il Consolato Generale di Liegi avrebbe un
numero di connazionali residenti inferiore alla realtà. Infatti, con la messa in pratica
della legge 459, nel 2004 gli iscritti all’anagrafe consolare risultavano a circa 78.000
e, in seguito alla circolare di censimento inviata nel 2005, tutti coloro che per una
ragione o l’altra non hanno fatto pervenire il formulario al Consolato sono stati messi
in archivio storico in attesa di aggiornamento.
A tutt’oggi, senza considerare quelli in attesa di aggiornamento, il numero di iscritti è
di circa 52.000 (diminuzione di circa il 36% rispetto al 2004). Ma in realtà sarebbe più
opportuno considerare che il numero di connazionali iscritti nella circoscrizione di
Liegi è di circa il 36% superiore a quello ufficialmente considerato, pari a circa 70.000
residenti.
 E’ inoltre opportuno considerare che nella realtà Belga, Liegi è :
un’ex capitale europea,
una sede Universitaria,
la sede del “Gouvernement de la Province”,
la sede di teatri come l’Opera Royal de Wallonie, del conservatorio,
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il centro economico della regione Wallonne (sud del Belgio),
la regione che ospita la base NATO di Glons,
la regione della parte meridionale del Belgio a maggior concentrazione di ditte
italiane o filo-italiane.
Se il Consolato di Detroit è importante per la Fiat, quello di Liegi è importante per la
Ferrero, la Mapei, la Agusta e le altri ditte italiane operanti nella circoscrizione.
Chiudere la sede di Liegi non è un risparmio economico ma una perdita netta non
solo per le ovvie conseguenze a scapito dei connazionali residenti, ma per lo Stato
Italiano stesso che perde dei legami per l’economia italiana.
Quanto detto per Liegi vale anche per le altre sedi consolari.
Pertanto il coordinamento contro la chiusura dei Consolati ribadisce con fermezza il
suo più profondo dissenso alla chiusura del Consolato Generale di Liegi e di tutti gli
altri Consolati. Chiediamo al Governo Italiano, con assoluta fermezza, di ristrutturare
e razionalizzare la rete Diplomatica Consolare ma senza penalizzare i cittadini italiani
che ricordiamo non sono cittadini di una fantasiosa seconda categoria. Considerali
come tali e agire in tal senso sarebbe puro razzismo.
Inoltre gli italiani di Liegi si ribellano e si oppongono ai tagli della finanziaria per le
comunità all’estero ed in particolare ai tagli assurdi effettuati agli enti gestori dei corsi
di lingua e cultura italiana. L’italianità è un diritto, l’istruzione è un diritto.
Parliamo di fondi che, in parole semplici, significano cultura, investimento, segno di
una presenza viva e attiva, appartenenza di ognuno di noi alla nostra nazione.
Senza investimento non può esserci alcuna crescita, senza risorse per la
divulgazione della cultura italiana, una società è destinata a regredire sempre di più,
fino all’emarginazione totale.
Sottolineamo che in gioco non c’è solo l’aspetto sociale, di rappresentanza, ma anche
l’aspetto economico dell’Italia stessa.
In merito al paragone fatto con altri stati europei come Germania o Inghilterra, i quali
hanno una rete diplomatica meno numerosa di quella italiana, è altrettanto vero che
tali paesi sono ben lontani da avere oltre 4 milioni di iscritti Aire e circa 6 milioni di
cittadini effettivamente residenti. Nonostante tutto, l’Italia non può certo recriminare
sulla sua voce di spesa verso l’estero, visto che solo lo 0,24% del bilancio è destinata
a tale scopo, ossia la cifra più bassa tra i Paesi sviluppati.
Noi lotteremo civilmente con tutte le nostre forze per garantire alle generazioni future,
ai nostri figli, un avvenire senza discriminazioni sociali.
Agire per loro, perchè possano farsi apprezzare e continuare la tradizione, sentirsi
orgogliosi e fieri di appartenere all’Italia e, allo stesso tempo, per la memoria delle
generazioni passate, di coloro che molto prima di noi sono emigrati e con enormi
sacrifici, sudore, passione hanno lottato per guadagnarsi quel diritto che spetta a
ognuno di noi: la dignità.
Se oggi siamo apprezzati a livello internazionale, se esiste un`integrazione forte della
cultura italiana in giro per il mondo è soprattutto grazie a tutte queste persone, a quei
valori che qualcuno oggi tenta di disperdere.
Molte di queste persone non ci sono più, ma il loro ricordo é sempre vivo in noi e
dovrà continuare anche per le generazioni future. Non buttiamo via tutto questo per
puro egoismo o menefreghismo.
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Gli italiani di Liegi si rendono perfettamente conto della situazione economica attuale
sia italiana che Europea e sono disposti a sacrifici utili e non aleatori.
Concludendo, auspichiamo un tavolo di coordinamento per affrontare seriamente la
“ristrutturazione della rete diplomatico consolare” tenendo conto di tutte le diversità e
sentendo anche consigli e pareri degli addetti ai lavori come i parlamentari eletti
all’estero, i Comites, il CGIE, le rappresentanza sindacali ed il MIN, perno principale
per una vera ristrutturazione.
Se ciò non avverrà si preannunciano “una serie di azioni di sensibilizzazione nel solco
di quanto già effettuato anche in altre realtà europee, sino a giungere, se fosse
necessario, all’occupazione dei consolati”.
Il Comitato di Coordinamento:
M. Bontempi Domenico
M. Brucculeri Lorenzo
M. Brunetti Gionata
M. Licciardi Giovanni
M. Maffia Aldo
M. Monaco Enzo
M. Santamaria Angelo
M. Teti David

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