Sono alcuni anni (quattro o cinque) che l’INPS – rende noto l’On. Bucchino – non paga ai pensionati italiani residenti all’estero l’ulteriore aumento della maggiorazione sociale in violazione di quanto previsto dalla legge finanziaria n. 289 per il 2003. La negazione del diritto è purtroppo passata inosservata o è stata addirittura tollerata. “Ora sembrerebbe che finalmente, in parte grazie anche alle mie continue pressioni e sollecitazioni ed ad una maggiore sensibilità dei nuovi dirigenti dell’Inps, – informa il parlamentare eletto nella Circoscrizione Estero – al termine della campagna reddituale all’estero realizzata dall’Istituto previdenziale italiano per gli anni 2006-2007-2008 ed in seguito all’emanazione di un Decreto del Ministero del Lavoro, ai nostri connazionali aventi diritto verrà riconosciuto il beneficio (“vigileremo – dichiara l’On. Bucchino – che siano pagati anche gli eventuali arretrati”).
Come si ricorderà, a decorrere dal 1° gennaio 2002, la legge finanziaria n. 448 ha stabilito un incremento della maggiorazione sociale che garantiva, previa verifica della condizione reddituale prevista dalla legge, un importo di pensione fino a 516,46 euro al mese per tredici mensilità. La maggiorazione spetta anche ai pensionati italiani residenti all’estero titolari di pensione autonoma o in convenzione internazionale. Per poter ottenere l'incremento della maggiorazione sociale, i titolari di pensione devono avere almeno 70 anni di età. L'età può essere ridotta (fino a 65 anni) in ragione di un anno di età ogni cinque anni di contribuzione. Per la riduzione dell’età anagrafica nel caso di pensioni in regime internazionale deve essere considerata utile anche la contribuzione estera presa in considerazione ai fini del diritto della pensione stessa. Inoltre con specifico riferimento ai pensionati italiani residenti all’estero, a decorrere dal 1° gennaio 2003, la legge finanziaria n. 289/2002 ha stabilito che l’aumento della maggiorazione sociale debba comunque garantire un reddito proprio complessivo, comprensivo della stessa maggiorazione e delle prestazioni previdenziali e assistenziali a carico degli organismi esteri e di redditi conseguiti all’estero, che assicuri un potere d’acquisto equivalente a quello conseguibile in Italia con Euro 516,46 mensili per tredici mensilità per l’anno 2003 (e di importi progressivamente più alti ogni anno fino a raggiungere gli attuali euro 594,64 ). L’introduzione del concetto di reddito equivalente era giustamente intesa a parificare il potere d’acquisto dei nostri connazionali i quali vivono in ambiti geografici economicamente diversificati. Ma soprattutto la legge n. 289 stabiliva che l’aumento della maggiorazione sociale ai pensionati i quali vivono in Paesi economicamente disagiati, avrebbe potuto superare, con un ulteriore incremento il limite massimo dei 123,77 Euro stabilito dalla legge. Per ottenere l’ulteriore incremento (che – ribadisce l’On. Bucchino – non viene erogato da alcuni anni) oltre al soddisfacimento dei requisiti reddituali, è necessario essere cittadini italiani (requisito non previsto per la maggiorazione sociale ordinaria di 123 euro).
A partire dal 2003, ogni anno, il Ministero del Lavoro avrebbe dovuto – cosa che non ha mai fatto fino a quest’anno – emanare un Decreto per definire, tra l’altro, le equivalenze dei redditi e consentire così all’Inps di calcolare l’importo della maggiorazione aggiuntiva per i residenti all’estero.
I pensionati residenti all’estero (alcune migliaia senz’altro in America Latina) aventi diritto a tale incremento aggiuntivo – che potrebbe essere pari anche ad alcune centinaia di euro – sono stati quindi defraudati – rileva Bucchino – di un loro diritto e di importanti somme di denaro che avrebbero alleviato la loro situazione di disagio economico.
L’Ufficio Convenzioni internazionali dell’Inps – che negli ultimi anni ha subito una serie di metamorfosi, conversioni e trasmutazioni – è consapevole della inadempienza (le cui responsabilità sono numerose e composite e certamente non solo dell’Inps) e “ci ha assicurato – sostiene il parlamentare – un intervento risolutivo”. Tuttavia suggeriamo ai pensionati interessati di fare sentire la propria voce e di chiedere una attenta assistenza da parte dei patronati di riferimento.