Lettera semplice al Divino Presidente

Egregio Presidente,

leggo sui quotidiani, indipendenti, per carità, che Sua Grazia sta cercando casa nella mia Città, per il mese d’agosto. Non per vacanza, s’intende, nessuno sarebbe tanto scemo da voler trascorrere le vacanze all’Aquila in questo momento, ma per lavoro. Lei sa quanto è preziosa per noi la Sua presenza, preziosa quanto l’acqua e il gas che non tornano nelle case vuote, o come le pietre che reggevano quelle cadute. Lei dice bene, anzi lascia intendere con arguzia, che l’occhio del Padrone… A buon intenditor, beato lui.
Metto allora umilmente a disposizione non la mia abitazione in città, troppo modesta e per la verità un poco rischiosa, comunque indegna di Vostra Grazia, ma la mia casa di campagna, senza chiedere nulla in cambio, si capisce. L’onore è già profitto sufficiente. Si tratta di una dimora ampia e ben formata, costruita alla fine del 1800 dai miei accorti avi, con i proventi della pastorizia, dall’evidente valore architettonico e storico. Il lavoro l’ha innalzata, il lavoro l’ha resa viva, proprio come piace a Lei. E’ stata inoltre sede di un Comando tedesco durante il secondo conflitto mondiale e anche questo la nobilita ai Suoi occhi. Di lì, inoltre, il mio silenzioso e coraggioso nonno partiva, per portare aiuti ai rifugiati antifascisti sui monti. Alcune stanze sono arricchite da dipinti religiosi di un eccellente artista del ‘900, di un frate, che era mio zio paterno, d’accordo, mica Giotto, però qualcosa valeva. La biblioteca conta molti volumi, a soddisfare la Sua onnivora cultura, alcuni dei quali risalgono al 1600. Tra di essi, le opere di Goethe scritte con la grafia gotica e l’intera storia del Fascismo, elaborata durante il Ventennio. Certo, sono tutti un poco impolverati, ora, ma le garantisco che troverà ogni cosa lucida e al suo posto, come se nulla, nulla fosse accaduto. C’è un po’ di tutto, insomma: come direbbe Vostra Grazia, esperto di detti popolari, un colpo al cerchio, uno alla botte (e uno alla cupola).
La casa è in buone condizioni, se si eccettuano alcune crepe non più larghe di qualche centimetro sulle pareti e sulle volte. D’altra parte, gli eccellenti tecnici della Protezione Civile l’hanno classificata “B”, anche se poi, a mia specifica richiesta, hanno rifiutato di dormirci dentro. Io francamente, se non avessi un figlio piccolo di cui mi sento responsabile, ci dormirei quasi tranquillamente. A parte i fantasmi, che però sono piuttosto rispettosi.
Aspetto quindi una Sua risposta, Lei così democratico, Lei così Liberal-Popolare e mi prostro alle Sue scarpe (con o senza tacco).

Devotamente Suo,

Sandro Cordeschi

scordeschi@yahoo.it

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