Interrogazione
Intervento della senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicali – Pd
Il servizio militare non e' piu' obbligatorio (meno male!) e l'obiezione di coscienza fin dal 1972, quando fu approvata grazie alle cruenti battaglie nonviolente dei radicali, e' stato uno strumento parziale per dare spazio alla liberta' degli individui su come “servire la patria”, se in armi o meno.
Gli strascichi di quella situazione “tampone” e normativamente imperfetta, continuano a farsi sentire.
A suo tempo, per il rispetto della propria coscienza, c'era chi decideva di prestare il servizio civile alternativo e chi -per motivi religiosi e non- rifiutava anche quello ed andava in galera.
Questi ultimi oggi sono ancora considerati cittadini di serie B, e i loro diritti costituzionali di eguaglianza davanti alla legge non sono tali.
Il caso di specie riguarda il porto d'armi.
Gli obiettore di coscienza che avevano scelto il servizio civile, dopo cinque anni dal congedo hanno potuto rinunziare allo status di obiettore e chiedere questa autorizzazione (necessaria per svolgere diverse attivita' anche nel mondo del lavoro). Ma cosi' non e' per chi a suo tempo aveva scelto la galera rifiutando anche il servizio civile.
L'Italia nel frattempo e' un po' cambiata. Il servizio militare non e' piu' obbligatorio e il merito civico di “servire la patria” non e' piu' tale. Il servizio civile e' una libera scelta di volontariato. Perche' devono sussistere ancora queste differenze per chi non accettava in nessun modo l'intrusione dello Stato nella propria coscienza, al punto tale da farsi mettere in galera? Perche' non tutti devono avere pari opportunita'?
Per questo motivo, insieme al senatore Marco Perduca ho presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno per sapere se e' al corrente di questa situazione e cosa intenda fare per porvi rimedio.
Qui il testo dell'interrogazione:
http://blog.donatellaporetti.it/?p=689