Napolitano e la tregua impossibile

di Pancho Pardi

L'invito del Presidente Napolitano a una tregua nelle polemiche in vista del G8 ci fa mettere in disparte per il momento quanto l'incontro sia inutile e costoso e quanto sia un puro spot pubblicitario del governo il suo trasferimento dalla Sardegna all'Aquila. Tema su cui si dovrà tornare anche per illustrare come i cittadini oltre al disagio del post terremoto debbano sopportare la vistosa dissipazione di risorse pubbliche ingenti e la vessazione della loro già precaria vita privata e collettiva a vantaggio del circo internazionale loro imposto.
Qui ora, come sintetizza Polito sul Riformista, la cura istituzionale di Napolitano sarebbe rivolta a evitare che “la brutta figura di Berlusconi” corrisponda “alla brutta figura dell'Italia”. Se questa è la logica siamo fritti. Da quando è sulla scena non si contano le volte in cui le sue brutte figure hanno prodotto il risultato temuto. Certo il soggetto ha gli strumenti essenziali per mistificare le sortite più imbarazzanti e rovesciarne l'interpretazione.
Ma questo, per fortuna, gli riesce solo in Italia. Fuori dall'Italia non c'è Mimun o Minzolini che tenga. Le premesse di nuove gaffes ci sono tutte. Il miles gloriosus è sempre pronto a spararle grosse. Nemmeno il disastro di Viareggio l'ha trattenuto su un registro di discrezione: ne ha subito approfittato per dire al telegiornale che correrà laggiù per prendere in mano la situazione. Così i poveri pompieri oltre ad affrontare l'emergenza catastrofica lo avranno tra i piedi per tutto il tempo che riterrà necessario a comparire in altri telegiornali disposti a tradire il servizio pubblico per il servizio privato.
Ma se l'interpretazione di Polito è giusta, dispiace però che l'invito di Napolitano contribuisca a suggerire l'idea di una polemica artificiosa in cui i contendenti hanno pari responsabilità. Non è così. Non è invenzione dell'opposizione la condanna di Mills per essersi fatto corrompere da Berlusconi. Non è invenzione dell'opposizione che in previsione della condanna che lo rivelava corruttore Berlusconi si sia fatto confezionare il Lodo Alfano per sfuggire alle conseguenze della sua condotta. Non è invenzione dell'opposizione che in vista del giudizio della Corte Costituzionale Berlusconi, insieme a componenti del suo governo e della sua maggioranza, sia andato a cena con due (e per fortuna solo due!) incauti giudici costituzionali che, a quanto si desume dalla dichiarazione di uno dei due, Mazzella, non si rendono neanche conto dell'enormità di ciò che hanno fatto. Non è invenzione dell'opposizione la grottesca sequenza distesa tra la visita a Noemi e la scoperta del giro di donne a pagamento a Palazzo Grazioli e Villa Certosa.
Del resto la risposta di Berlusconi all'invito del Presidente è giunta subito. Nell'ennesima comparsata nel telegiornale, a suo servizio privato, da Napoli ha colto l'occasione dei fischi tributatigli dai disoccupati per dire che erano sicuramente organizzati dalla sinistra (attenzione al lessico: non dice mai “opposizione”) che è notoriamente “la rovina del paese”. Il Quirinale vi coglierà un segno distensivo?
L'unica cosa che ci consola è che, col discredito internazionale costruito dalle sue stesse mani, Berlusconi non potrà mai fare, lui, un invito simile dal Quirinale. Questo no, per fortuna.

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