SCHIRRU, MARROCU, CALVISI e FADDA

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
– Per sapere – premesso che:

il curatore fallimentare della Sardinia Gold Mining S.p.a (SGM), società di proprietà di un gruppo canadese e della Progemisa (Regione Sardegna), con nota del 21 maggio 2009, comunicava a tutti gli organi interessati la rinuncia immediata alla concessione relativa alla miniera aurifera di «Santu Miali» (Furtei). Dal 30 giugno, quindi, l'amministrazione fallimentare non si occuperà più della custodia dei beni, del presidio degli impianti, del controllo dei gravi pericoli ambientali e di conseguenza della sicurezza del territorio e delle persone;

la chiusura dell'attività mineraria ha lasciato una situazione estremamente pericolosa ad altissimo rischio ambientale se non puntualmente controllata, monitorata e bonificata: diga degli sterili: fanghi di lavorazione in soluzione con cianuro. Le infiltrazioni al di sotto della diga sono raccolte nel bacino denominato F25 e ripompate di nuovo in diga prima che si disperdano nell'ambiente; la coppia di pompe deve essere sempre in funzione e manutenzionata; bacini delle acque acide: nei bacini de Is Concas e di Su Masoni le acque di falda che hanno inondato gli scavi della miniera a contatto con le pareti del bacino incrementano la propria acidità e mettono in soluzione metalli pesanti, mercurio, arsenico, ecc. Le piogge persistenti hanno a più riprese rischiato di far tracimare le acque inquinate. A più riprese si è dovuto intervenire a trasferire acque inquinate da un bacino all'altro, con provvedimento in deroga alla legislazione vigente; discariche di materiali di scavo: materiali escavati ricchi in solfuri che in seguito a percolazione di acque meteoriche rischiano di generare un costante inquinamento di acque acide e metalli pesanti; vuoti di escavazione: costante rischio ambientale per il riempimento da acque di falda e meteoriche, rischio frane e conseguente ondata di acque inquinate, pericolo per passanti e per la fauna locale;

parallelamente vi è un serio problema occupazionale, con 42 dipendenti della SGM in liquidazione che, attualmente in cassa integrazione, rischiano il posto di lavoro. In questi mesi gli operai hanno prestato volontariamente e gratuitamente servizio per garantire il presidio del sito minerario e gli interventi di prima urgenza per il controllo dei bacini d'acqua che contengono cianuro, metalli pesanti e altri prodotti derivati dalle lavorazioni eseguite nella miniera. Si tratta di materiali pericolosi che non dovrebbero fuoriuscire dai bacini e inquinare l'ambiente. Al fine di garantire condizioni di sicurezza è necessario quindi tale presidio continuo dotato di mezzi e attrezzature efficienti, che viene prestato dagli operai che conoscono l'impianto e che procedono a mantenere in esercizio le pompe, le macchine, i canali e gli altri sistemi appositamente predisposti. Tali competenze potrebbero essere reimpiegate per la bonifica ed il ripristino ambientale, per esempio facendoli confluire in IGEA, l'azienda regionale che si occupa appunto di bonifiche e ripristini. Sarebbe la soluzione più semplice anche per impegnare le somme a disposizione che non possono naturalmente essere date ad SGM in quanto ormai fallita;

la gravità della situazione è stata denunciata più volte, da numerosi appelli e manifestazioni dei cittadini, amministratori locali, gruppi politici e associazioni di Furtei, Guasila, Segariu, Serrenti e delle zone limitrofe e il 20 giugno anche da un'interrogazione scritta alla Giunta regionale a cui ancora non è seguita risposta;

ciò che si sta verificando nella Miniera di Furtei è estremamente pericoloso e si rende necessario ed urgente intervenire con mezzi e risorse che non sono nelle disponibilità delle amministrazioni locali;

il 6 maggio 2009 il Comitato provinciale del Medio Campidano per l'ambiente si è riunito a Sanluri per discutere di tali problematiche connesse all'abbandono del sito. La legislazione vigente in materia ambientale prevede, infatti, che i titolari di concessioni o autorizzazioni per attività estrattive debbano annualmente accantonare una somma per il ripristino ambientale. Eventualità che non è stata neppure lontanamente ipotizzata in questa occasione. Al posto delle cave, ora, si vorrebbero far nascere dei polmoni verdi destinati a percorsi turistici volti alla scoperta dell'archeologia mineraria -:

se il Governo sia a conoscenza della situazione d'imminente rischio di disastro ambientale e se non ritenga opportuno fare una verifica ai fini della classificazione e dell'inserimento del sito tra le aree da bonificare di interesse nazionale, promuovendo lo stanziamento di risorse anche per consentire il presidio continuo del sito, gli interventi urgenti per le manutenzioni, nonché le misure necessarie alla bonifica del territorio e alla sua riqualificazione e riconversione;

se sia stato redatto un piano immediato di intervento per la bonifica del luogo al fine di scongiurare il verificarsi di un disastro ecologico e se non si ritenga opportuno intervenire per evitare la perdita dei posti di lavoro dei 42 dipendenti della SGM.(5-01560)

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