SINDACO DELLA MIA CITTA’: E ADESSO SI PARTE…

Scendevo ieri sera tardi la scalinata del Municipio chiudendo il portone dietro di me e quelle due piccole chiavi che avevo in mano erano forse il simbolo di una storia. Mentre i miei passi rimbombavano sotto i portici ormai deserti vista l’ora, pensavo a quanti simboli si sono rincorsi in questi giorni: la mia prima giornata da sindaco (giovedì, in comune per quasi 13 ore filate!), le tante mani strette in questi giorni, la gioia sincera di moltissime persone, il ricordo di tantissimi episodi della mia vita, i momenti in cui mai e poi mai avrei potuto immaginare di diventare sindaco della mia città e poi la lunga campagna elettorale, i dibattiti, gli incontri e infine la festa di lunedì sera. Ma permettetemi questa settimana di non parlare di programmi, di giunta (in arrivo) e candidati ma di persone semplici, come siamo e – per quanto mi compete – come dobbiamo continuare ad essere. Capisco innanzitutto certi entusiasmi intorno a me perché credo che l’essere stato eletto sindaco per moltissimi miei elettori sia stata una grande gioia considerandola davvero anche una “loro” vittoria. Detto con assoluta semplicità i mass media esterni – ma forse anche la gente che non ha mai vissuto dalle mie parti la politica di anni più o meno lontani – non può forse capire il valore morale di questa scelta della maggioranza degli elettori verbanesi. Lo dico appunto con semplicità assoluta, ma è stato veramente un ribaltamento da molti atteso da lungo tempo. In una piccola città di provincia come la nostra per decenni ci sono stati dei ghetti politici sconosciuti ai più fatti di piccole cose, di discriminazioni sottili, di “rospi” ingoiati in silenzio. Fatti che io ho ben conosciuto e altri non hanno mai sospettato. Anche se le cose sono man mano cambiate negli anni, così come il clima politico generale e locale, c’è sempre una “prima volta” e l’essere stato io eletto sindaco per molti ha così rappresentato una personale e definitiva rivalutazione morale prima che politica. In ore di gioia non è mancato a me e a molti un filo di tristezza nel pensare alle tante persone che ormai non ci sono più, che avrebbero dato tutto pur di poter vivere queste giornate. Penso a mio padre che non mi ha mai visto neppure eletto consigliere regionale, ma anche ai tanti che negli anni mi hanno detto “tieni duro” raccontandomi le loro storie di vita e guardandomi in modo indimenticabile, in anni lontani o anche solo poche settimane fa. Tutto questo per me è il vero cemento morale con il quale mi accingo a dare me stesso nel mio nuovo incarico, perché prima di tutto dovrò essere degno di questa testimonianza ideale che per conta e conterà sempre moltissimo. Proprio domattina l’ex “missino” Marco Zacchera dovrà tenere il saluto ufficiale alla cerimonia di commemorazione per il 65° anniversario dell’eccidio dei 42 partigiani a Fondotoce del 1944 e – come dirò, pur aspettandomi qualche fischio – sarà il segno più alto di una avvenuta riconciliazione nazionale sulla base di valori oggi da tutti finalmente condivisi, il segnale di una democrazia compiuta. Verbania, città Medaglia d’Oro al valore anche per quei fatti, ha deciso lunedì sera di cambiare pagina e che il Signore – in cui credo e spero – ci dia sempre la forza e l’intelligenza di essere degni di quei morti e di tanti altri che hanno dato la loro vita ovunque perché l’Italia, Verbania e tutti noi potessimo essere liberi e migliori. A tutti i lettori del PUNTO un saluto rinnovato e speciale: aver risposto negli anni a migliaia e migliaia di mail sarà stato un impegno pesante, ma mi ha permesso di conoscervi e imparare tantissime cose: non le dimenticherò.

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