Post elezioni

Pochi giorni fà ho avuto modo di rivedere certe sequenze di Ieri oggi e domani, film del 1963 diretto da Vittorio De Sica vincitore dell’ Oscar al migliore film straniero nel 1965: 3 episodi di coppie “diverse” interpretate da Sophia Loren e Marcello Mastroianni, girati a Napoli, Milano e Roma.

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Mi hanno caricato di una tristezza infinita, uno scenario di un Italia che si arrangia, ruffiana, prolifica di figli usati come misura anticarcere, di clienti buoni, di signore e loro amanti, di intellettuali che non possono fare a meno di godere di tanto scenario.
Ed è oggi la mattina del dopo elezioni, quella che alimenterà le redazioni con analisi, interviste, ammissioni, vittorie e perdite, quella che non cambia niente al domani, se non vedere quanto siamo diventati ancora più brutti sporchi e cattivi. gli ascolti…i dati…

Ho letto la posta e tra appelli dell’ ultima ora, attese di dati e commenti, le prime accuse sibilate a denti stretti contro l’astensionismo e le manifestazioni future, mi è arrivata anche l’intervista di una donna in un campo d’ Abruzzo, che denuncia una delle guardie della Protezione Civile, che ” goliardicamente” si è messa una fascia con su scritto “Io sono Hitler” e lamenta la distribuzione di carne avariata. E una che mi rammenta che ” il Presidente libico Muammar Gheddafi, il “campione della libertà” secondo Silvio Berlusconi, nel suo imminente viaggio di stato in Italia, nel quale riceverà anche una laurea a Sassari, ha chiesto e ottenuto che Mara Carfagna gli combinasse un incontro con 700 donne italiane” : non ci sarò tra quelle 700 ma sarò fuori, contro.
Di bello non ci ho trovato niente sia ieri che oggi, tantomeno in futuro, nel votare, tant’è che non ho partecipato. Continuo a rifiutare questa Europa Unita dagli affari internazionali che respinge qualunque diritto umano, che collabora al progetto imperialista degli Usa, che si aiuta nel commercio delle armi, che finanzia banche e finanziarie, che svilisce ogni relazione umana.
E continuando nella pulizia e nelle ricerche, tra le bozze che avevo conservato, stavolta ne ho trovata una mia, del 28 gennaio 2008. Parlavo di un ‘Italia già pronta al dopo, di uno strano silenzio. La lettera che avevo spedito a Megachip, era intitolata Sit in. Bene fate conto che in questo fine settimana ho fatto anche io un lungo sit in, senza chiedere il permesso ad alcuna questura o istituzione. Me ne prendo tutta la responsabilità, di questo esserci stata, in altro luogo e scusate se anche oggi sono “fuori tema”: le elezioni e il dopo.


Doriana Goracci

Sit in – Lettera 28-1-08

Non è un giorno dopo la caduta, la disfatta della sinistra governativa. Sono passati mesi e mesi, qualcuno e non sbaglia io credo, li valuta in anni. Regna nella rete in queste giornate un silenzio, questo si davvero sinistro, si parla d’altro, sono finite le burle e le barzellette, le vignette e i gestacci, i peti e gli sputi. Sembra ritornata la quiete dopo la tempesta. Si suppone di un “ordine” che verrà. Il popolo vuole un cambio, il popolo vuole le elezioni. Ma quando mai. ..cosa ne sanno e sopratutto cosa gli interessa del popolo, a parte in periodo elettorale? Oggi sono andata a Roma per partecipare al sit-in contro la guerra. Sono arrivata in città molto presto, volutamente perchè c’era un’aria tersa e non troppo fredda. Calavano in tanti, sopratutto giovani, in città…a fare lo struscio in centro, andare per negozi, per il piacere di stare in gruppo…erano molto giovani. H o visto anche le solite quantità di turisti, con la faccia però già sognante, di quelli che vagano in primavera. Sono andata a Villa Borghese, la Casa del Cinema mi è parsa un sogno, c’era una sala gremita di persone che guardavano i fratelli Karamazov della TecaRai, me ne sono stata lì anche io per una mezz’ora al buio, gongolando di qesta pausa inaspettata. E poi fuori verso Via Veneto, con i negozi vuoti come fosse domenica quando lasciano le luci accese e la porta chiusa…all’Harris bar c’era seduta molta gente fuori, mi chiedevo quanto costerà un aperitivo rispetto all’euro e cinquanta del mio bar fuori porta…poi sono arrivata davanti all’Ambasciata Americana: si fa per dire. C’era un autobus della polizia di stato messo di sbieco e poi un cordone umano di poliziotti, ho chiesto permesso, il permesso per entrare in quell’angolo tra via Bissolati che s’immette su via Veneto: quello era il nuovo piccolo ghetto deputato per un’ora o poco più di contestazione pacifista contro la guerra. Ci conosciamo quasi tutti, almeno di vista. Un’amica ha lanciato la proposta di stare sotto al Senato martedì,dalle 17 alle 20, ha preso anche il permesso in questura, “non vogliamo le elezioni…” Ho trovato anche due amici del mio paese, ho ritrovato le donne in Nero che oggi non avevano scelto questo colore. Non eravamo neanche pochi per essere in un sabato già di Carnevale, da tempesta passata. Poi solito rientro, stavolta con la corriera, io la chiamo ancora così. Al solito mi viene sonno a forza di sentire quel sottofondo di voci romene africane di paesi dell’est, il buio invoglia…scendono alcuni in piena campagna e mi chiedo che senso hanno tutte queste volte che sono andata e tornata o che sono stata ferma a leggere e pensare, e poi a scrivere a comunicare. Quelle donne e quegli uomini che stasera tornando, rispondevano al loro telefono e sorridevano, beh..loro mi sembrava davvero che fossero dei vincenti, dei grandi coraggiosi, quelle figure che si allontanavano nel buio, da sole a tornare a casa, si fa per dire, perchè di familiare non c’è a volte niente, se non la luce di quel cellulare e allora alò ciao ciao in tante lingue. Anch’io ho detto arrivederci all’autista, perchè appena esci dalla città, si usa ritornare persone. Quello che manca nel grande Palazzo, il rispetto. Figurarsi se ce l’hanno per noi. Quindi mi è sembrata una grande chamade, che mi piace come suona, in effetti è una disfatta, quella loro. A me rimane il suono dolce amaro della parola che gorgoglia in gola. Posso dormire tranquilla, almeno fino a domani.
Doriana Goracci
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