Italiani eletti all’estero, il no di Ottawa. Il Canada non darà  più il permesso di candidare parlamentari a Roma

Il Senatore Basilio Giordano sulla presa di posizione del governo Harper

Apprendo con sopresa e rammarico l’intenzione del governo di Ottawa di non rinnovare il permesso di eleggere cittadini canadesi al Parlamento italiano in occasione delle prossime elezioni politiche nazionali. Per sgomberare il campo da equivoci, dico subito che nutro profondo rispetto e grande ammirazione per il Canada. E non è una frase di circostanza: vivo a Montréal da oltre 30 anni e giorno dopo giorno ho imparato ad apprezzare i pregi di questo Paese, ammirato in tutto il mondo per l’efficienza, la sicurezza ed il benessere sociale. È fuor di dubbio che il Canada, in quanto Stato sovrano, è libero di prendere qualsiasi decisione in merito alla possibilità o meno di far svolgere la campagna elettorale e far eleggere deputati o senatori residenti sul suo territorio. E dunque qualsiasi sia la risposta, positiva o negativa, ad un’eventuale futura richiesta del governo italiano per una terza applicazione della legge Tremaglia, dopo il sì del 2006 e del 2008, sarebbe assolutamente legittima. E però, dal mio punto di vista, immotivata e poco condivisibile. Lo dico a ragion veduta, visto che una scelta di questo tipo toccherebbe da vicino il mio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica italiana eletto nella ripartizione del Nord e Centro America, di cui il Canada rappresenta il cuore pulsante insieme agli Stati Uniti. E credo di poter dire, senza tema di smentite, che alle scorse elezioni politiche abbiamo condotto la campagna elettorale in maniera ordinata e democratica, e soprattutto nel rispetto delle leggi italiane e canadesi, attenendoci con rigore ai limiti ed alle prescrizioni previste da entrambe le legislazioni. Non si è registrata nessuna difficoltà di tipo organizzativo, gli aventi diritto hanno espresso il proprio voto per corrispondenza direttamente da casa. Il Canada, come sappiamo, aveva concesso un sì “condizionato“. E noi ne abbiamo preso atto: non ci sono stati dibattiti pubblici e non si sono visti manifesti elettorali per le strade. Tutto secondo copione. Nessuna regola è stata infranta. Il mio augurio, quindi, anche e soprattutto alla luce della passata esperienza, è che il governo di Ottawa possa rivedere la sua posizione e tornare sui propri passi. Resto convinto che un’appropriata e tempestiva azione diplomatica del governo italiano, anche tramite l’Ambasciatore d’Italia a Ottawa, possa portare ad una soluzione condivisa. Nella certezza che, proseguendo sulla scia delle ultime due tornate elettorali, Canada ed Italia possano rafforzare sempre di più la propria collaborazione di fronte alle sfide internazionali del nostro tempo.

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