Il sempre più amato

Il Popolo della Libertà BRUXELLES

La campagna elettorale entra nella fase decisiva e puntualmente l'opposizione affina le vecchie armi: catastrofismo, manifestazioni di piazza e attacchi giudiziari a Berlusconi. A poche settimane dal voto, la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado contro l'avvocato Mills ripete uno schema ormai familiare: l'annuncio di rinvii a giudizio, sentenze o motivazioni di sentenze, destinati ad essere invariabilmente smentiti o rovesciati, legati ai processi imbastiti contro Silvio Berlusconi (gia' ben 14 dal 1993, tutti terminati con il proscioglimento).

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Elezioni europee: al via la campagna elettorale

Il 19 maggio è partita ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni europee. Per quanti si sono lamentati che la campagna elettorale era sottotono o inesistente oggi è finalmente giunta la notizia che ha rincuorato gli animi: la magistratura milanese ha fatto il suo ingresso ufficiale in campagna elettorale motivando la condanna a 4 anni di un avvocato londinese, Mills. I giudici milanesi hanno condannato Mills giusto perché non potevano condannare Berlusconi e implicitamente fanno sapere che la condanna a Mills di fatto dovrebbe essere inflitta a Berlusconi.

Considerato che si tratta di una inchiesta che dura da molti anni – ha commentato l'avvocato Ghedini – che giunge a conclusione proprio in questi giorni di campagna elettorale, risulta evidente a chiunque che non può essere un caso. Se si pensa che i processi in Italia non finiscono mai e che di rinvio in rinvio molti processi durano decenni non si capisce come mai i magistrati di Milano non potessero attendere 3 settimane per diffondere le motivazioni della loro sentenza di alcuni mesi addietro.

A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina: non si tratta di una coincidenza inopportuna, ma di tempismo strategico architettato ad arte per irrompere nella campagna elettorale con una notizia falsa che, come tante altre volte è accaduto in passato, si dissolverà nel nulla e non porterà ad alcun effetto concreto, per le seguenti ragioni:

1. Le accuse nei confronti dei due indagati: il legale avrebbe fatto false dichiarazioni in due processi milanesi (Guardia di Finanza il 20 novembre del '97 e All Iberian il 12 dicembre '98) in cambio di 580 mila euro (400mila sterline) provenienti da Berlusconi.

2. Mills informa di questa tangente il suo commercialista perché la possa mettere nella dichiarazione dei redditi.

Ma vi sembra possibile che uno paga una tangente ad un altro con transazione bancaria e chi la riceve la dichiara al fisco?

Se questa accusa fosse vera più che la magistratura dovrebbe riguardare la neuropsichiatria! Quindi più che marpioni sarebbero due Â… sprovveduti.

A voi la sentenza!

Per fortuna la campagna elettorale continua. Ed il Popolo che sa ragionare con la sua testa potrà ben valutare gli eventi e decidere chi votare, quelli che cercano di fare qualcosa per il bene del Paese o quelli che gridano sempre al lupo.

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La Costituzione è uguale per tutti?

Per la sinistra italiana non tutti sono uguali davanti alla Costituzione e la prova sono le reazioni alle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Mills di questi giorni.

La presunzione d'innocenza è un principio del diritto civile e penale secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria. L'onere della prova spetta alla pubblica accusa, rappresentata nel processo penale dal pubblico ministero. Non è quindi l'imputato a dover dimostrare la sua innocenza, ma è compito degli accusatori dimostrarne la colpa.

L'innocenza vale fino ad una sentenza definitiva in senso opposto.

Nel diritto penale, l'imputato è innocente fino ad una sentenza di condanna che sia passata in giudicato: non potrà essere, inoltre, inflitta alcuna pena superiore a quella che si possa infliggere nel momento in cui il reato è stato effettuato (e non al momento della dimostrazione di colpevolezza).

Conseguenza della presunzione d'innocenza sono i principi affermati dalla Costituzione (articolo 27) e dalla Legge sul “Giusto Processo” (Legge del 14/02/2001 approvata dalla Commissione giustizia della Camera in sede legislativa, in attuazione dellÂ’articolo 111 della Costituzione sul “Giusto Processo”).

La legge sul giusto processo sancisce la parità fra accusa e difesa, il diritto della difesa a contro interrogare i testimoni, e il diritto del cittadino di disporre di strumenti effettivi che mettano i suoi difensori in condizione di provare le sue effettive responsabilità.

Ma Franceschini e di Pietro che si ergono sempre, senza se e senza ma, a paladini della Costituzione Italiana, come possono pretendere che per Berlusconi i diritti sanciti della Costituzione vengano ignorati? Addirittura Di Pietro chiede le dimissioni del premier, quindi per lui il premier è già colpevole, violando il diritto Costituzionale dell'individuo.

Berlusconi e Mills sono innocenti fino a che la sentenza non arriva a sentenza passata in giudicato. Con la “giustizia” italiana questo potrebbe richiedere anche 10 anni.

Per altro in molti processi simili (Calogero Mannino, Giulio Andreotti e lo stesso Berlusconi per citare i casi più clamorosi) gli “imputati” sono stati assolti e le tesi dell'accusa sono state rigettate in appello o in cassazione. Cosa che probabilmente potrà avvenire anche per la sentenza Gandus.

Quindi Franceschini e Di Pietro dovrebbero innanzi tutto difendere i diritti dell'imputato e la presunzione d'innocenza in linea con i principi affermati dalla Costituzione.

Invece Di Pietro invoca a gran voce le dimissioni di Berlusconi. Dimentica Di Pietro che già nel 1994 ha provocato la caduta di un governo eletto dal popolo con una serie di accuse rivelatasi successivamente infondate?

All'epoca Edward Luttwak, politologo americano, parlò di “democrazia sospesa” nel nostro Paese perché il Presidente della Repubblica Scalfaro consentì ai partiti presenti in Parlamento di formare un governo diverso da quello che era stato designato dagli elettori pochi mesi prima; governo che includeva i partiti che erano stati sconfitti nelle urne e parlamentari che erano stati eletti in uno schieramento diverso ed avevano fatto il “salto della quaglia”.

Secondo molti autorevoli commentatori nazionali ed internazionali il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto invece indire nuove elezioni. Tutto questo fa parte della storia italiana e proprio perché la storia “insegna” sarebbe opportuna una maggiore prudenza da parte delle opposizioni prima di chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.

Che è sempre il più amato dagli italiani.

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