Femmina. Ovvero il debordare del teatro nella vita reale. Un’intervista con Riccardo Della Pietra

di Isabella Moroni

Spettacolo centrale del progetto “cane pezzato 2009“, Femmina di Riccardo Della Pietra porta in sè i significati e le esperienze di tutto il lavoro sul limite e sul disagio che il regista ha portato avanti in quindici anni: disabilità mentali, tortura, guerre, carcere e del quale ci parla:

Femmina. Un racconto di quelli che prendono l’immaginario e parlano di reale. Ci racconti come nasce questo progetto?
Il progetto nasce un pò per caso un pò per necessità. Per caso perché dopo aver lavorato con i matti, con i migranti, con i detenuti e le detenute, dopo aver costruito spettacoli nelle zone di guerra si è formata una compagnia di persone che avevano la necessità di farla finita con il teatro delle chiacchiere.

Cinque aggettivi per descrivere la drammaturgia di Femmina.
Poetica, turbolenta, molteplice, meticcia, contagiosa.

Cinque per i suoi movimenti interiori.
Musicali, soggettivi, singolari, performativi, provvisori.

Poetico, turbolento e provvisorio sono aggettivi che tornano in mente mentre si assiste al simmetrico movimento di tavoli e di collane, di sedie e di bambole, di vecchi diari e lussuose gabbiette per uccelli, mentre affiorano morsi di storie, di individualità ferite e replicate, ed anime mai salve perchè ci si domanda se è poi vero che il teatro sia salvifico.
E poi: perchè “femmina” quando le donne lì sul palcoscenico, pur essendo molte non riescono a farne una intera, per non paralare di tutti quei maschi, più silenziosi e in movimento, impegnati a costruire senza alcun mattone?

Proviamo a comprendere Femmina andando alle origini del progetto:

Racconta qual è il percorso emotivo o sperimentale che porta a concepire un coinvolgimento fra le diverse arti performative, il territorio e la vita quotidiana, così inscindibile come è Cane Pezzato.
Lo spettacolo nasce dalla vita reale, dalla frequentazione profonda del margine – i matti, i detenuti, gli immigrati, le donne – dalla convinzione che dal margine si può produrre lo sguardo migliore – più critico, di conoscenza – sulle cose del mondo e proprio li trovare la possibilità di cambiarlo.
Arte, musica, teatro come le diverse lingue e i diversi corpi si mischiano.

Non a caso la chiave di lettura dello spettacolo sta proprio nel riconoscere, negli attori che invadono il palco occupandolo in ogni suo angolo, tutta quella umanità che Riccardo della Pietra ha curato e fatto crescere , alla quale ha dato la voce che s’era persa ai tempi dell’emarginazione ed un’identità a dispetto di mille passaporti.
Stranieri, rifugiati, malati di mente, ex detenuti: con loro lavora Della Pietra e con loro, con i loro sogni, la loro energia, la costanza e il loro impegno ha inventato il mondo migliore possibile per non dimenticare la diversità, rendendola la normalità del nostro presente, il tempo del disordine.

Che tipo di spettacolo è Femmina?
E’ un racconto strampalato sul disagio, è uno spettacolo che non può deve piacere a tutti. Il pubblico non può restare a guardarlo come se stesse davantia alla televisione, è solo una traccia nella quale deve mettere se stesso. Una specie di esercizio spirituale.

Infatti “Femmina” costringe lo spettatore a farsi partecipe di ciò che avviene in scena, ad abbandonare i suoi abituali panni di voyer. Lo costringe a faticare, faticare per orizzontarsi nella babele di lingue, di gesti, di suoni e di immagini che gli viene riversata addosso; faticare ad accettare disagi evidenti e resi ancora più crudi dalla reiterazione dei gesti, dalle sconnessioni, dalle ossessioni; faricare per credere e convincersi che quella possa essere una delle facce della normalità.

Veniamo invece al progetto di Cane Pezzato e all’Accampamento Teatrale: nascono attorno allo spettacolo?
L’accampamento è pensato come una azione di conoscenza e di contagio, di scambio fra attori e spettatori. Volevamo che il teatro fosse capace di “contagiare” ogni altra cosa della vita e che lo spettacolo sfuggisse a ogni calcolo economico, a un semplice conteggio dei “biglietti venduti”.

Qualcuno ha detto che Cane Pezzato sia un progetto un po’ borderline, invece la presenza fisica e reale del teatro nei vari luoghi scelti lo rendono unteatrale un po’ di altri tempi.
Il cane pezzato è un progetto politico e una azione teatrale politica. Noi pensiamo di costruire azioni di resistenza rispetto al presente, alla commercializzazione della vita, di ogni sua parte, e azioni di mutamento, di un possibile diverso pure se sconosciuto.

In realtà lo spettacolo riporta un linguaggio teatrale che da tempo non vedevamo e che i più giovani a stento hanno mai visto: Il teatro dove la parola e l’azione (quasi mai conformate l’una all’altra) sono elementi scenici, guidati dal ritmo e finalizzati a creare emozioni e reazioni dove il testo è solo uno spunto per costruzioni di significato e magie vocali e la moltiplicazione degli oggetti e del loro movimento ne sottolinea il senso.

Cosa pensate di dare con questa iniziativa?
Proviamo ad essere luoghi di riposo e ripartenza, isole deserte.

E cosa riceverete?
Riceviamo la vita vera delle persone con cui lavoriamo e del pubblico che si sporge e condivide con noi questo processo. È la cosa più divertente del mondo.

dal 28 aprile al 6 maggio
Palladium, piazza Bartolomeo Romano
Tutti i giorni ore 20.30, domenica ore 18.00, lunedì 4 maggio riposo

giovedì 7 maggio
Bracciano, teatro comunale

venerdì 8 maggio
San Vito Romano, teatro comunale

martedì 12 maggio
Frascati, scuderie

Art a part of culture


Pubblicato da: Art a part of cult(ure) http://www.artapartofculture.org/

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