Con la partecipazione di quasi tutti i rappresentanti della collettività italiana a Ginevra si sono svolti, in un clima pacifico, i festeggiamenti del 25 Aprile. Le diversità di pensiero delle singole persone si sono riunite nel ricordo di quei tanti partigiani, militari e civili italiani che, al prezzo della loro stessa vita, hanno reso l’Italia libera.
La manifestazione è stata organizzata dal Consolato Generale d’Italia in Ginevra, Com.It.Es. (Comitato degli Italiani all’Estero), C.A.E. (Comitato Assistenza Educativa) e della Facoltà di Lettere dell’Università di Ginevra.
La redazione de La notizia di Ginevra vi propone integralmente i discorsi pronunciati da Francesco Celia, Presidente del Com.It.Es. di Ginevra e dal Console generale d’Italia in Ginevra, Dott. Alberto Colella.
F. Celia: Da più di 60 anni la celebrazione del glorioso 25 Aprile, Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, rappresenta un appuntamento fondamentale e irrinunciabile per gli antifascisti, i sinceri democratici e tutte le masse popolari italiane.
In questo giorno essi riempiono le piazze di tutto il Paese per rinnovare il ricordo della vittoriosa insurrezione popolare, organizzata e guidata dalle eroiche brigate partigiane, che sconfisse gli invasori nazisti e i loro servi fascisti. In questo giorno si passano idealmente le consegne tra le vecchie e le nuove generazioni di antifascisti, in modo che la memoria della gloriosa Resistenza resti sempre viva nel popolo.
L’antifascismo resta oggi un valore fondante della nostra democrazia. E non per qualche ragione astratta difficile da argomentare, ma storicamente. Perché la costruzione della democrazia italiana (dal fragile liberalismo dell’Unità nazionale, attraverso la notte buia della dittatura e della guerra) è stata concretamente possibile solo grazie alla mobilitazione antifascista, e in forza di quella particolare idea di cittadinanza e forma di Nazione, che si sono forgiate nell’Antifascismo, e poi nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione.
L’antifascismo resta, dunque, come radice della nostra prassi democratica e civile. Non per divenire argomento di una parte politica, usato contro un’altra parte che lo ignora o lo rifiuta. E non in virtù di una misteriosa necessità meta-storica. Semplicemente perché la nostra comunità nazionale non avrebbe né luogo né storia, al di fuori della sua situata ispirazione antifascista.
A. Colella: Il 25 aprile, 64 anni fa, fu per le città del Nord il giorno della Liberazione.
Per l'Italia tutta fu il giorno della ricomposizione dell'unità nazionale, nel nome della libertà. Si dischiuse, quel giorno, il luminoso orizzonte della democrazia. Si aprì un'epoca nuova della nostra storia. Ancora la stiamo vivendo. Un filo ininterrotto lega gli ideali e le gesta del Risorgimento alle impresse della lotta di liberazione e alla rinascita dell'Italia: repubblicana, per libera scelta del popolo italiano.
Miracolosamente, rapidamente, l'Italia uscita dagli anni di guerra, di bombardamenti di distruzioni, di sanguinosi conflitti, ritrovò una nuova unità. La lotta contro l'occupazione nazista e la dittatura fascista fu anche quindi lotta per dar vita a una nuova identità nazionale, fondata su diritti eguali per tutti. La memoria di quella lotta non vuol certo mantenere vive le divisioni. Vuole, al contrario, rendere più salda l'unità nazionale dell'Italia repubblicana, più salda la democrazia conquistata per tutti gli italiani.
Le celebrazioni del 25 aprile sono occasione per meditare, tutti insieme, sui valori fondanti della nostra Patria, libera e unita, sugli ideali condivisi da tutto il nostro popolo riconciliato con se stesso nel nome della Libertà. A poco più di un anno dalla Liberazione, l'esperienza esaltante delle prime elezioni politiche libere, il 2 giugno del 1946, fece scoprire a tutti gli italiani il gusto della libertà; consacrò l'unità nazionale.
In questa giornata di celebrazioni e ricordi, vorrei che parta da questo incontro oggi un messaggio di concordia operosa fra tutti gli italiani di Ginevra. Si superino le piccole contrapposizioni e i frequenti contrasti, per lavorare insieme, costruttivamente, per il bene della nostra collettività in questo Cantone.
Parta da qui, anche, guardando al di là della vicina grande cerchia delle Alpi, un messaggio di amicizia ai popoli europei, quei popoli che, pur uniti da una comune civiltà, si erano combattuti per secoli. Oggi essi hanno ritrovato insieme, nell'Unione Europea, i benefici della pace.
La memoria dei conflitti, delle tragedie cui siamo sopravvissuti, la memoria dei caduti per la libertà, non venga mai meno. Alimenti nei nostri cuori l'amore per le istituzioni democratiche.
Viva la Repubblica. Viva l'Italia libera e unita.
L’evento è poi proseguito con l’eccellente presentazione del Prof. Rainer M. Cremonte, docente di italiano e di tedesco, che ha illustrato la Resistenza nella collettività italiana di Ginevra, dal 1922 al 1945.
Lo studioso italiano ha reso interessante il suo intervento, mostrando foto d’epoca e descrivendo come viveva la comunità italiana di Ginevra, prima e durante l’ultimo conflitto mondiale. Questo lavoro proviene dagli studi fatti dal Prof. Cremonte, che li ha pubblicati nel 1997 in un libro dal titolo “ Una presenza rinnovata attraverso i secoli – Storia degli italiani a Ginevra ”, della casa editrice CSER.
La lettura di poesie e brani di studenti delle scuole medie dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana hanno anticipato la prestazione di Marco Sabbatini, docente di letteratura italiana all’Università di Ginevra, che ha letto brani di Giorgio Caproni, tratti da: Il passaggio d’Enea dal libro “ Gli anni tedeschi”.
La testimonianza del Capitano della Brigata Garibaldi, sig. Spartaco Serena, ha trasportato il pubblico presente nella realtà dai tempi bui della nostra giovane Repubblica. Dopo la testimonianza del vissuto del sig. Serena, una frase ha risuonato rivolgendosi ai giovani: “Ricordatevi bene che le dittature, che siano bianche, rosse o nere, non devono esistere”.
Come lo scorso anno, al gruppo HYRA è stata affidata la parte musicale e la presentazione del ricco programma a Furio Longhi.
Alla fine, Francesco Celia ha ricordato, con la canzone di Dania Giò realizzata per la triste occasione, ( che prossimamente potrà essere scaricata da internet ) l’immane tragedia del terremoto in Abruzzo di cui si sta facendo il necessario per una raccolta fondi, da destinare ad un progetto di ricostruzione nei paesi terremotati.
Una manifestazione dai contenuti condivisibili da parte di tutti e si spera che, questa nuova aria di pacificazione, possa continuare anche nel futuro.