Ieri, Dario Franceschini si è scandalizzato per le parole di Di Pietro che denunciava “l'inciucio criminoso” tra Pd e Pdl sul rinvio del referendum elettorale. Bene, oggi in Aula a Montecitorio sono saltate fuori le prove e l'arma del delitto. Infatti, a difendere l’assurda e scandalosa leggina Cicchitto-Cota che, di fatto, permette di fissare l’appuntamento con le urne al 21 giugno, e contro le argomentate obiezioni di Italia dei valori, ad intervenire è stato l’On. Roberto Zaccaria, il costituzionalista del Pd. Quelli del Popolo delle (loro) Libertà, dunque, non hanno nemmeno avuto bisogno di sporcarsi le mani con ‘sta robaccia, ne' sprecare fiato. E' inutile, quindi, che il leader del Pd perda tempo a scandalizzarsi perché l'inciucio c'è, eccome. Neanche il terremoto in Abruzzo e l’esigenza di farvi fronte con tutte le risorse economiche disponibili (comprese le diverse centinaia di milioni di euro sprecate per tenere elezioni separate) è riuscito a contrastare il ricatto della Lega che su questo punto aveva minacciato di far cadere il Governo.
I fatti di ieri a Montecitorio: il regolamento della Camera prevede che, in caso di attribuzione della sede legislativa a una Commissione, si esprimano un oratore a favore e uno contro. Chi scrive ha preso la parola per affermare il totale dissenso da questo ennesimo aggiramento del regolamento parlamentare e della Costituzione. Ci si sarebbe aspettato che a parlare a favore fosse un esponente della maggioranza, magari lo stesso Cicchitto che ne aveva presentato il testo di concerto con il capogruppo leghista Cota, quando, a sorpresa, ha preso la parola l’On. Zaccaria, il quale ha dato appunto sostanza, all’inciucio. Così, ieri, in tarda mattinata, a dispetto di quanto previsto dall’art. 72 della Costituzione, ovvero il divieto di assegnare in sede legislativa i disegni di legge in materia costituzionale e elettorale, il provvedimento è stato votato e passato, poi, al Senato.
Almeno Bettino Craxi, all’inizio degli anni ’90, incalzato dai referendari, ebbe il coraggio di alzare i toni e di invitare gli elettori ad “andare al mare”. Questi, invece, di fronte a un furto di legalità e di democrazia, imposto dalla Lega, non urlano: belano.