Ho letto attentamente le considerazioni del collega on.le Raiti sullo stato comatoso, recessivo, delle nostre regioni meridionali: peraltro – e purtroppo – datato nel tempo.
Con queste mie riflessioni spero offrire spunti per l’ampliamento del dibattito: essendo quella meridionale una questione di importanza strategica per tutta la Nazione.
Il meridione detiene, ahinoi, il triste primato di rappresentare un handicap per tutto lo Stato e per la sua economia.
Aderisco alle valutazioni e condivido, in buona parte, le soluzioni proposte: per me il ritardo – nello sviluppo sociale ed economico del mezzogiorno d’Italia – è da ascrivere alla “mentalità del meridionale”, al fatalismo che lo compone e, soprattutto, alla totale assenza di infrastrutture (in tutti i settori: dai trasporti all’energia; dalla incuria del territorio alla sanità) che, se realizzate, qualificano invece (in positivo) la crescita economica di un territorio.
Una “malformata politica”, attuata per molti decenni e mirante esclusivamente al consenso elettorale, ha sortito l’effetto di “malformare” anche il modus pensandi et operandi dei meridionali: per i quali l’obiettivo primario era l’ottenimento di un posto di lavoro sicuro, possibilmente alle dipendenze dello Stato o di qualche carrozzone pubblico.
Si è in tal modo, consciamente e volutamente, attuato un vero e proprio “stato sociale di diritto” in contrasto spesso con lo “stato di diritto”; si è così offerto alla gente una vera e propria panacea, un’ancora di salvataggio: incuranti invece dei principi di liberalismo e liberismo a cui oggi tutti i popoli (anche quelli dell’area ex comunista) si ispirano.
E di tal “malformata politica” oggi l’economia italiana in genere e quella meridionale in specie paga il dazio: con l’utilizzo della quasi totalità delle entrate a coprire soltanto spese correnti (stipendi) e non anche investimenti.
La carenza e/o la inadeguatezza di impianti infrastrutturali, molto evidente nelle regioni del meridione, fanno il resto, diventano il colpo di grazia ad una economia mai sana e robusta: la causa di tali deficienze è da ricercare nelle ottuse e disastrose politiche, in nome di un falso ambientalismo, sbandierate ed attuate nei decenni pregressi: e penalizzazione tremenda per tutte quelle popolazioni.
In Italia ha imperato la politica del “no pregiudiziale” ; era in vigore un preconcetto rifiuto per qualsiasi opera che avrebbe importato, invece, sviluppo e risorse economiche per le popolazioni tutte.
Questi decennali ritardi oggi presentano il conto soprattutto al meridione: che non esito a definire isolato, amaramente isolato, dal contesto non solo del resto d’Italia ma anche europeo.
L’obiettivo politico che viene oggi espresso, “recuperare” cioè questi abissali ritardi ed invertire la tendenza a tutto vantaggio del mezzogiorno, io personalmente lo apprezzo, a condizione che non rimangano mere parole; semplici dichiarazione di intenti.
Per “recuperare terreno” necessitano importanti investimenti finanziari : e lungimiranza politica impone – a chi ha la responsabilità di governo – di osare proprio ora, tempi di stagnazione e/o recessione.
Ciò per quanto riguarda il merito delle note dell’on.le Raiti.
Passando invece al metodo, alle scelte strategiche che la politica deve attivare per superare la fase di crisi del Mezzogiorno, suggerisco una serie di misure semplici e pratiche per “snellire”, “sburocratizzare” il più possibile le procedure e gli organismi al servizio delle PMI.
La mia esperienza di Parlamentare residente all’estero è stata impressionata, in positivo, da sistemi, da moduli di supporto dal mondo dell’impresa: moduli che vorrei potessero essere “trasbordati” anche in Italia e che , in sintesi, elenco di seguito.
1) Ad esempio, il problema della garanzia del credito per le PMI attraverso un fondo garantito dallo Stato ed il potenziamento delle garanzie patrimoniali con il ricorso ai Consorzi Fidi (Confidi) può, deve essere velocizzato con la creazione di un apposito “sportello unico” centralizzato (dello Stato, delle Regioni o delle singole Camere di Commercio distrettuali, a seconda dei diversi interventi): interlocutore ed erogatore diretto del sostegno.
2) La questione dell’allentamento dei vincoli per gli aiuti alle PMI è seria ed attuale: ben consci, tutti noi, che i lacciuoli burocratici italiani strozzano l’operatività delle aziende ed allontanano, dal nostro Paese e soprattutto dal meridione gli investitori esteri (e non solo).
Lo sportello unico a cui facevo cenno, sarebbe, secondo me la panacea, la manna per le piccole e medie imprese.
3) Altro problema posto, quello dei ritardi nei pagamenti da parte degli enti pubblici.
Il problema è nodale ed increscioso; crea notevoli difficoltà – talvolta esistenziali – ai piccoli e medi imprenditori.
Una semplice modifica legislativa, in attesa del riordino che dovrebbe venire con l’introduzione del federalismo fiscale, potrebbe risolvere la questione: penso ad
esempio alla possibilità, per l’impresa, di poter compensare i propri debiti di imposta con i propri crediti (a qualunque titolo) vantati nei confronti dello Stato o degli enti pubblici; penso all’obbligo, in capo alle banche, di dover accettare cessioni di credito (od effettuare anticipazioni) di crediti verso lo Stato o gli enti pubblici, eliminando la odiosa ed anacronistica “incedibilità” che contraddistingue tali crediti; ovviamente a condizioni (interessi) non di mercato ma di favore (ancorando magari l’aggio dello sconto al tasso fissato da BCE).
Per tacere dell’altra questione, quella cioè del finanziamento (garanzia dello Stato) per l’esportazione di prodotti italiani nel mondo: se paragono il sistema italiano della SACE a quello analogo vigente in altri paesi mi sento male; burocratico il primo, snelli gli altri: e sta proprio qui il segreto del successo dei concorrenti stranieri in giro per il mondo rispetto ai prodotti italiani che, mi sia consentito, nulla hanno da invidiare.
C’è solo una cosa da invidiare a diverse nazioni occidentali: il modo in cui esse intervengono con “velocità supersonica” a sostenere le loro imprese.
Una tale questione richiede un discorso, una trattazione a sé stante.
Razzi On.le Antonio.