Quando il curriculum è una garanzia

Daniela Gaudenzi

Mancava all’appello solo l’uomo simbolo di Tangentopoli; il “mariuolo” Mario Chiesa, la “mela marcia” di cui Craxi pensava di liberarsi in extremis e che ha invece inaugurato la stagione di Mani Pulite. Erano da tempo, anzi quasi da sempre tutti in frenetica attività da un capo all’altro della penisola i gloriosi tangentari degli anni 90 sempre e ovunque accolti a braccia aperte dalla politica che dal ’92 ha saputo in modo perfettamente bipartisan reintegrare e valorizzare al meglio chi si era distinto da allora nel violare la legge, umiliare la concorrenza, fornire i servizi peggiori per i cittadini al prezzo più vantaggioso per lorsignori.

E’ ritornato dunque anche Mario Chiesa che probabilmente era stato per non troppo tempo fuori al giro e forse non è stato toccato dal ravvedimento che gli attribuisce per esempio Michele Brambilla, attuale firma de Il Giornale e al tempo del primo arresto cronista del Corriere, quando sottolinea, incredulo dinanzi al nuovo arresto, come fosse cambiato in dieci anni e come fosse irriconoscibile rispetto all’intoccabile arrogante del ’92.

Insomma dieci anni dopo sarebbe stato un uomo nuovo, provato, ravveduto che sembrava aver preso un’altra strada; dunque sarebbe abbastanza improbabile vederlo coinvolto oggi in qualità di disinvolto procacciatore di affari in una inchiesta per un vasto traffico di rifiuti con un giro di affari intorno ai 20 milioni di euro, 27 indagati e una decina di provvedimenti restrittivi della libertà personale per truffa aggravata, traffico illecito di rifiuti, turbativa d’asta.

Dall’arresto del 17 febbraio del ’92 per aver intascato in flagranza una busta con sette milioni di lire, rata di una tangente per concedere l’appalto ad una impresa di pulizie, che invano l’allora presidente del Pio Albergo Trivulzio si affannò a far sparire nel water, all’arresto del 31 marzo 2009 quale presunto collettore di tangenti nella gestione del traffico illecito di rifiuti.

I magistrati di Busto Arsizio ipotizzano che Mario Chiesa sia riuscito a far annullare una gara d’appalto già vinta regolarmente, a far rifare il bando e a far vincere una ditta facente capo alla Servizi ecologici Milano, società di cui è amministratrice la sua seconda moglie coadiuvata dal cognato e di cui fa parte anche il figlio di primo letto. Il secondo figlio è invece dipendente di un'altra società, anch’essa al centro dell’inchiesta. Per chi faceva parte del sistema c’era una triplicazione dello stipendio grazie a buoni di vario genere e attraverso un sistema di false attestazioni di smaltimenti mai effettuati e di false certificazioni di servizi mai effettivamente erogati i costi finali delle operazioni sarebbero lievitati fino al 60%, a carico ovviamente dei contribuenti.

Rispetto al ’92 ci sarebbe dunque una innovazione per quanto riguarda “il ramo”, dall’assistenza allo smaltimento, e la gestione, da individuale a familiare, come è in voga anche in ambito più strettamente politico e forse come consiglia anche la crisi globale. Di invariato ci sarebbero le percentuali, sempre al 10%.

Quella dell’uomo simbolo di Tangentopoli era in fondo un’assenza ingiustificata dal nuovo, ricco e perfezionato circuito della corruzione, degli appalti truccati e degli stanziamenti pubblici depredati della terza repubblica che vede l’Italia orgogliosamente penultima in Europa nella classifica su trasparenza e reati contro la pubblica amministrazione.

Tutti quelli che hanno un grande presente (e futuro) nel sistema affaristico- politico di spartizione ed illecito e/o illegittimo arricchimento attuale non sono dei signor nessuno e vantano quasi sempre un curriculum di tutto rispetto: dai capitani coraggiosi della CAI che si sono così eroicamente sacrificati per difendere l’italianità della compagnia di bandiera, ai cosiddetti furbetti del quartierino e sodali che altrettanto coraggiosamente e disinteressatamente si erano spesi per difendere l’italianità delle banche nonché l’indipendenza della prima testata nazionale.

E basta rivolgere lo sguardo a due realtà locali significative come Firenze e Napoli per rendersi conto che le amministrazioni quando vogliono realizzare progetti importanti sanno perfettamente a chi rivolgersi, certamente non a degli sconosciuti, almeno per magistrati e polizia giudiziaria.

A Firenze l’inchiesta per corruzione sul mega-complesso urbanistico di Castello, concordato tra Leonardo Domenici e Salvatore Ligresti, vede come protagonista lo stesso Salvatore Ligresti, il grande palazzinaro con presunte amicizie mafiose, incorso in abusi edilizi a Milano fin dall’86, già condannato ai tempi di Tangentopoli a 2 anni e 4 mesi, nonché amministratore delegato della RCS, come uomo molto vicino a Berlusconi, notoriamente interessato al Corriere.

Dato che è stato interdetto dai pubblici uffici a causa di un condanna definitiva per corruzione, gli accordi con le pubbliche amministrazioni vengono solitamente siglati dalla figlia, ma questi sono dettagli che naturalmente non scalfiscono il sindaco di Firenze Leonardo Domenica peraltro non unico ad accordargli un’attenzione molto concreta: oggi per esempio controlla buona parte dei sei principali progetti immobiliari milanesi per un valore complessivo di 7 miliardi di euro, da City Life a Porta Nuova-Garibaldi.

A Napoli il domunis della gigantesca Global Service, un affaire grandioso che investe anche la capitale, oggetto di una inchiesta che si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per 16 dei 17 indagati tra cui i parlamentari Bocchino, La boccetta e Lusetti per reati che vanno dalla associazione a delinquere alla corruzione, dalla turbativa d’asta all’abuso d’ufficio, è l’imprenditore Alfredo Romeo.

Un signore di grande appeal che può vantarsi di avere come promotore d’immagine quel Claudio Velardi attualmente assessore al Turismo in regione, ma più noto come “testa d’uovo” di Massimo D’Alema al tempo di Palazzo Chigi e della Telecom scalata dall’indomito Colaninno con il fattivo assenso del primo presidente del consiglio comunista.

Nel curriculum di questo brillantissimo imprenditore c’è anche una condanna in primo e secondo grado per corruzione e finanziamento illecito che viene dichiarata prescritta dalla Cassazione nel 2000.

Dunque l’ex “mela marcia” e forse tuttora “mariuolo” Mario Chiesa, creato e invano distrutto da quel Bettino Craxi dichiarato con 16 anni di ritardo padre fondatore dell’attuale PDL, che grazie ai riti alternativi racimolò condanne per 5 anni e 4 mesi, restituì 6 miliardi e sperimentò anche i servizi sociali, stando al curriculum, nell’Italia della “rivoluzione liberale” degli impuniti, ha davanti un futuro più che promettente.

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