Il nuovo megacentro culturale della Spagna a Buenos Aires. Uno schiaffo!

Il Capo del Governo della Città di Buenos Aires e l’ambasciatore di Spagna in Argentina Rafael Estrella, hanno annunciato in conferenza stampa, la firma di un accordo secondo il quale la Città cederà il palazzo dell’ex Patronato dell’Infanzia (Padelai) all’Agenzia Spagnola della Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo, a titolo gratuito durante trent’anni.

Da parte sua il governo di Rodríguez Zapatero si è impegnato a investira alcuni milioni di euro per il recupero edilizio per fare in esso un Centro Culturale di Spagna a Buenos Aires. Dovrebbe essere inaugurato nel 2010, in occasione della celebrazione del Bicentenario della “Revolución de Mayo de 1810”.

L’ex Padelai è un palazzo che si trova nel rione di San Telmo, centro nevralgico del centro storico della Città, a pochi metri da Piazza Dorrego e della Fiera degli Antiquari ed ha una fluida comunicazione con la zona di Puerto Madero, il settore più caro di Buenos Aires, costituendo un importante corridoio di interesse turistico e culturale.

L’immobile originalmente destinato ad accogliere gli orfanelli, dispone di circa 3.500 mq, circondati da un ampio parco, costruito nel 1887, è un progetto dell’architetto piemontese Giovanni Antonio Buschiazzo, in stile rinascimentale fiorentino.

Funzionò come asilo fino all’anno 1978, quando fu abbandonato e negli anni successivi occupato da decine di famiglie senzatetto.

Anche se in seno alla nostra comunità la notizia provoca sentimenti di “sana invidia” verso i “cugini” spagnoli, per concretare il nuovo spazio culturale, un successo che certamente li colloca nella “pole position” di questa specie di gara tra le diverse comunità straniere residenti in Argentina in vista delle celebrazioni del Bicentenario, in fondo in fondo, tale successo è uno “schiaffo morale” per quanti vorremmo pe la nostra comunità un ruolo da protagonista in tali celebrazioni. L’augurio è che questo fatto sia di sprone per aiutarci a uscire dal letargo in cui viviamo.

GLI ALTRI, NOI E IL SILENZIO

E mentre le iniziative “degli altri”, cominciano a prendere forma, noi manteniamo il più completo silenzio. L’unica proposta resa nota, è stata l’iniziativa annunciata dalla TRIBUNA ITALIANA nella sua copertina del 15 ottobre u.s., il progetto “Rinascita 2010” convocando le nostre istituzioni a unirsi per elaborare insieme un piano per le celebrazioni.

Fra le diverse considerazioni, era scritto: “Si tratta di un gesto di gratitudine verso il paese che in modo generoso ci ha aperto le braccia e per risaltare nella memoria collettiva della società il ruolo preponderante che ha avuto la nostra emigrazione nello sviluppo materiale e spirituale dell'Argentina, una realtà purtroppo sconosciuta o quel che é peggio, alcuni la conoscono in forma distorta. Rinascita 2010 risponde ad una ambiziosa iniziativa e la sua concretizzazione dipende della risposta e sostengo di tutta la comunità”.

Risposta che, salva l’entusiasta adesione della Dante Alighieri di Buenos Aires, al giorno d’oggi non si è concretizzata, purtroppo.

Per un lettore poco attento, l’annuncio sul Centro Culturale Spagnolo e, per contro, il silenzio italiano, possono essere due fra le tante notizie che vengono pubblicate. Invece, per quanti seguono con attenzione il clima che si percepisce nella nostra comunità, il fatto è più significativo e il silenzio diventa un campanello d’allarme, un anello in più della lunga catena di eventi negativi che si stanno registrando negli ultimi tempi, di fronte ai quali scetticismo e inadempienze sono diventati moneta corrente.

Chi frequenta la collettività e le sue istituzioni, per ragioni giornalistiche, raccoglie coincidenti commenti e critiche, che, pur se sono un classico di corridoio, tendono ad incentrarsi su tre aspetti in particolare.

Il primato in questa speciale classifica è occupato dalla questione “effetto voto” e le sue conseguenze. L’irruzione della politica di partito genera discordia e conflitti nelle nostre associazioni. Si accentuano le critiche sull’esercizio del nostro voto politico nelle elezioni italiane, dissenso che si estende anche visti i magri risultati ottenuti.

Un’altra lamentela riguarda la nostra classe dirigente la cui attività, salve poche eccezioni, sarebbe considerata deficitaria. Inoltre viene sottolineata la mancanza di rinnovamento generazionale e la perpetuazione di alcuni presidenti nei rispettivi incarichi.

CAFFÈ PER QUATTRO!

Un altro argomento sul quale è puntata l’attenzione e sul quale c’è una diffusa coincidenza di opinioni negative, riguarda i nostri rappresentanti al Parlamento italiano, “i quattro grandi”, diventati capri espiatori nel bene e nel male. Tra l’altro viene criticata l’assenza di dialogo con la comunità e un fatto forse irrilevante ma molto simbolico qual’è il fatto che passato un anno da quando sono stati eletti, non sono riusciti ancora a riunirsi nemmeno per per prendere un caffè, un gesto di convivenza che, in questi tempi in cui la politica sembra utile solo per dividerci, sarebbe gratificante. I nostri parlamentari dovrebbero tenere presente che in una società civile, le divergenze si superano col dialogo e con proposte.

DOMANI È TROPPO TARDI

Al di là di quanto segnalato, l’argomento che oggi ci occupa e ci preoccupa è il Bicentenario dell’Argentina, celebrazione che ci offre una opportunità storica per unirci per inseguire un obiettivo comune. Che sia Rinascita 2010 o un altro nome o iniziativa, ci vogliono idee, progetti, che devono essere presentati con sollecitudine, dato che tempi stringono.

E’ una sfida che dobbiamo affrontare come tante altre che abbiamo superato lungo la nostra antica e prolifica presenza nel Paese.

E’ importante ricaricare le batterie e aprire le porte alla capacità e alla creatività e specialmente ricuperare la passione che ci ha sempre caratterizzato.

Convalidare il nostro ruolo di protagonisti è un i m p e g n o che dobbiamo assumere, dato che la nostra comunità è la più numerosa sia fuori d'Italia quanto tra le comunità straniere in Argentina.

Per quanto riguarda il progetto del Centro di Cultura Spagnola assistiamo ad un paradosso, visto che i promotori locali del p r o g e t t o non sono Ramiro Pérez, Casimiro Fernández o Manuel Garcia, ma Mauricio Macri, Hernán Lombardi, Enzo Pagani e Oscar Muscariello, che certamente non sono di origine spagnola.

Comunque va reso atto al Capo del Governo della Città di Buenos Aires Mauricio Macri del fatto che, pur se è considerato uno degli oriundi meno italofili fra tutti gli argentini, si è recato in Italia per riunirsi con Berlusconi e con i sindaci di Roma e di Milano per studiare iniziative comuni in vista del Bicentenario. Purtroppo, come è abituale, ha ottenuto soltanto le solite promesse.

C’è da augurarsi che queste riflessioni portino a qualche risposta concreta, e ricordiamo il proverbio latino “Res non verba” e se nei tempi del Bicentenario il monumento a Cristoforo Colombo a Buenos Aires continuerà dietro alle sbarre e con accesso vietato e finiremo celebrando l’anniversario dell’Argentina con canzonette e tarantelle, non indichiamo poi col dito politici e dirigenti. La responsabilità dobbiamo assumerla fra tutti, istituzioni e comunità tutta.

WALTER CICCIONE
ciccione@speedy.com.ar

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