Si può uscire dalla crisi economica?

Nelle ultime settimane il Governo sta tentando di minimizzare gli effetti della crisi economica che si sta abbattendo sul nostro paese. Gli strali sono rivolti in particolare nei confronti dell’informazione, accusata di fotografare l’immagine di un’Italia depressa e sull’orlo della bancarotta. Il terrore della politica è che la popolazione colta dal panico,smetta di consumare, innescando una crisi ancora più pesante e pericolosa.
La globalizzazione, la concorrenza internazionale, l’ingresso nei mercati mondiali di potenze come Cina e India, complicano il livello di competitività dell’Italia. Un forte vincolo che influisce sulle politiche economiche governative è rappresentato dal rispetto dei parametri di Maastricht. In passato quando c’era necessità di incrementare i posti di lavoro bastava aumentare l’inflazione, svalutare la Lira, ed in questo modo far crescere artificialmente la ricchezza.
Oggi questi provvedimenti sono impossibili da attuare, la disoccupazione è alta, ma non è possibile svalutare perché questo potere è stato trasferito alla Banca Centrale Europea.
La svalutazione dell’euro sarebbe possibile solo se ci fosse un accordo tra tutti gli stati dell’Unione, che però non hanno alcun interesse a farlo. Purtroppo la mancata disposizione di controlli capillari sui prezzi dei beni, all’indomani del passaggio dalla Lira all’Euro, ha causato un aumento spropositato del valore del denaro, un potere d’acquisto minore per i cittadini che si è tradotto in un aumento dell’inflazione e sorprendentemente in una contemporanea crescita della disoccupazione . L’unica soluzione che i Governi hanno trovato per invertire questa tendenza e ovviare alla disastrata situazione occupazionale, è stata quella di cambiare giuridicamente il concetto di posto di lavoro, dando il via, però, ad un sistema perverso che impoverisce i lavoratori. Ad essere aumentati infatti sono i posti di lavoro con contratti a tempo determinato, giusto per dare una parvenza numerica illusoria di una maggiore occupazione, senza tenere conto che senza il posto fisso, senza garanzie sul proprio futuro è impossibile accumulare risorse e mantenere elevati livelli di spesa.
Questa situazione si ripercuote in modo particolare sui giovani che sono costretti a posticipare sempre di più il loro ingresso nel mondo del lavoro e vivono come prigionieri in un mondo costruito da altri.
Bacchette magiche o soluzioni divine che portino a superare questa situazione non esistono. Basterebbe accrescere gli stipendi in maniera più veloce di quanto aumentino i prezzi, così da conferire un reale potere d’acquisto ai consumatori e generare secondo un flusso a cascata maggiore benessere nel mercato

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