“Sto preparando un provvedimento di riforma delle fondazioni liriche-sinfoniche, che intendo presentare prossimamente al governo, ma solo dopo che sarò riuscito ad ottenere le risorse necessarie per reintegrare i finanziamenti del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) al livello dell’anno scorso”. Lo ha detto ieri il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi nel corso dell’audizione in commissione Cultura della Camera sulle problematiche connesse al settore dello spettacolo. Bondi ha spiegato che “la riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche è il punto dolente di tutto il sistema dello spettacolo italiano, anche perché attrae le risorse maggiori nell’ambito del Fus, ed è il settore nel quale abbiamo accumulato i debiti più ingenti in questi ultimi dieci anni”. Proprio per questo, ha spiegato il ministro, dopo l’incontro con i sovrintendenti delle fondazioni e i sindaci delle città interessate “abbiamo tutti giudicato non più rinviabile una riforma di questo settore. Il mio obiettivo è di reintegrare il Fus – ha aggiunto Bondi – per poi procedere con maggiore autorevolezza e forza politica nel presentare al governo, al Parlamento e al mondo dello spettacolo una proposta di riforma che ormai non è più rinviabile a detta di tutti. Questo non ci consente di fare grandi progetti, ma di sopravvivere nelle condizioni difficili in cui ci troviamo oggi. Ed è già un piccolo miracolo”.
Bondi ha osservato – riferendosi al dibattito sollevato dallo scrittore Alessandro Baricco sulla necessità di lasciare spazio anche all’iniziativa privata nell’ambito del finanziamento della cultura e dello spettacolo – che bisogna “trovare un saggio punto di equilibrio fra due opposte concezioni dello Stato partendo dalla realtà della nostra esperienza. Nel settore della cultura – ha rilevato il ministro – le risorse sono da sempre limitate e insufficienti, un problema che si trascina da decenni. E poi ci sono molti sprechi, molte spese che si potrebbero razionalizzare e molti finanziamenti programmati che non riusciamo a spendere”. Per quanto riguarda il cinema, però, la situazione è “più incoraggiante rispetto ad altri settori dello spettacolo – ha detto Bondi – grazie al fatto che negli anni precedenti sono stati approvati importanti provvedimenti che vanno nella direzione di diminuire gli interventi dello Stato e di aumentare parallelamente l’intervento dei privati attraverso strumenti di detassazione fiscale. Provvedimenti modello – ha spiegato il ministro – che hanno sollevato e solleveranno sempre di più le condizioni in cui si trova il cinema italiano”.
Secondo Bondi, la situazione del cinema è più incoraggiante, anche grazie al commissariamento di Cinecittà “che era in condizioni insostenibili dal punto di vista finanziario, con un debito ingente, che ammontava a decine e decine di milioni di euro. Dopo pochi mesi – ha rivendicato con orgoglio il ministro – il lavoro del commissario straordinario ci ha consentito di abbattere, quasi di azzerare il debito”. Bondi ha anche sottolineato che le nomine ai vertici di Cinecittà – a cui è stato accorpato l’Istituto Luce – sono state fatte in base a criteri di “competenza e non di lottizzazione, di cui nessuno può accusarmi”. Il ministro dei Beni culturali ha parlato anche della riforma del settore dello spettacolo dal vivo, spiegando che il governo non ha presentato una propria proposta di legge per lasciare l’iniziativa al Parlamento. Bondi si è augurato che la riforma dello spettacolo dal vivo “che abbiamo già cominciato a discutere in commissione e che spero presto andrà in aula, possa arrivare a una approvazione condivisa”.