Esperanza Anzola: Ecco una Colombia senza luoghi comuni

Esperanza Anzola: Ecco una Colombia senza luoghi comuni
Riportiamo di seguito un’intervista rilasciata a Euronews dalla nostra associata al PIE, il Partito degli Italiani dall’Estero, la italo-colombiana Esperanza Anzola, incentrata sul nuovo volto politico ed economico della Colombia. Per gli incarichi ricoperti e per il suo impegno economico e culturale, sia in Italia che in Colombia, rappresenta sicuramente una testimonianza molto significativa (S.V.)

Architetto, nata Bogotà con casa a Roma, sposata e con una figlia, Esperanza Anzola da 12 anni si divide tra la Colombia e l’Italia avendo, tra l’altro, la doppia cittadinanza. Dal 1989 al 1993 ha ricoperto incarichi di dirigente pubblico come direttore del Dipartimento di Infrastrutture di Telecom-Colombia e successivamente vicepresidente tecnico dell'Istituto Nazionale per gli Alloggi popolari (Inurbe) e Direttore Generale dell’Organismo di controllo del settore cooperativo Colombiano (Dancoop). .
Nel dicembre 1996 è venuto a Roma con l'incarico di Console Generale della Colombia fino al 1999 e successivamente dal 2004 al 2007 Consigliere Diplomatico della Ambasciata di Colombia in Italia. Attualmente, da gennaio 2008, è consulente della Segreteria Culturale dell'Istituto Italo Latino Americano, Organismo Internazionale con sede a Roma. Con Lei Euronews ha cercato di affrontare alcune spinose questioni legate alla Colombia che rimane, in ogni caso uno dei più suggestivi e promettenti Paesi dell’America Latina.

Non possiamo negare che nell´immaginario collettivo la Colombia viene associata al traffico della droga. Un po´ come avviene per la Sicilia con la mafia. E´ possibile descrivere il danno che questa immagine causa alle relazioni politiche ed economiche internazionali della Colombia?

In effetti la fama della Colombia ha avuto degli effetti negativi sullo sviluppo economico, politico e sociale del Paese. Questo fenomeno che, purtroppo, non è solo una questione di fama, ha limitato il processo di industrializzazione, modernizzazione e integrazione internazionale della Colombia. Il livello di arretratezza generato in parte da una economia fondata su produzioni e traffici illegali ha soffocato la produzione di beni e servizi di scambio capaci di generare una economia stabile ed esportatrice.

Oggi il Governo colombiano sta cercando in tutti i modi di cambiare l´immagine del Paese. Secondo lei, in che misura le cose stanno realmente cambiando nella lotta al narcotraffico?

La lotta al narcotraffico non ha mai visto una azione di fermezza come quella esercitata dall’attuale governo anche attraverso un rafforzamento della collaborazione internazionale nella lotta contro questo crimine e nel varare misure per incentivare gli investimenti esteri. Tutto ciò integrato da adeguate politiche fiscali e dalla promozione di un modello di sviluppo alternativo e rinnovato. Questa è oggi la chiave principale della politica estera colombiana intesa a cambiare l’immagine internazionale della Colombia e a contrastare radicalmente la cultura del narcotraffico.

Attraverso una serie di concreti e incisivi accordi internazionali la Colombia si sta avviando verso uno sviluppo stabile e sostenibile, nell’ambito di buone relazioni politiche e commerciali con la Comunità internazionale.
Come giudica i servizi giornalistici e televisivi italiani sulla Colombia?

La stampa internazionale, non mi riferisco, quindi, solo a quella italiana, per anni non ha rappresentato correttamente il popolo e i governi della Colombia, a causa soprattutto di una serie di pregiudizi e della mancanza di una più approfondita conoscenza dei fatti. Tuttavia, a mio avviso, la colpa principale va addossata in prima battuta alla stampa colombiana che, in molti casi, ha perso il senso dell’obiettività, preferendo il sensazionalismo all’informazione corretta.
In diverse circostanze i media hanno trasformato in eroi dei semplici banditi, consentendo anche a dei criminali di apparire come vittime. Al contrario, invece, molte volte non si è dato voce al popolo o a dei capi validi, preferendo dare la parola a dei leader di qualunque cosa o movimento, pur di fare notizia e sensazionalismo.
Per quanto riguarda specificamente i servizi giornalistici italiani, in genere riportano dei luoghi comuni legati all’immagine della Colombia, senza preoccuparsi di approfondire e contestualizzare i fatti.

La Colombia è andata sulle prime pagine di tutto il mondo anche in occasione del rapimento di Ingrid Betancour avvenuto nel 2002 e poi al momento della sua liberazione nel 2008. Che idea si è fatta di quel rapimento?

Il sequestro della Betancour è il classico caso d’informazione o disinformazione mirata a costruire un caso. Accreditare o screditare qualcosa. Il sequestro di persona in Colombia pur essendo in diminuzione è un problema grave per la popolazione colombiana e non riguarda solo il caso umano o politico della Betancour.
Forse grazie alla Betancour in molte parti del mondo si è avuta conoscenza del fenomeno ma alla fine lo slogan era ed è rimasto “Betancour libera” invece di “no al sequestro in Colombia”.
Il fatto che lei avesse anche la nazionalità francese fece mobilitare in modo particolare il governo francese e la stampa internazionale, ma soprattutto a colpevolizzare la Colombia come popolo e il suo governo, quali aggressori di un cittadino francese e soprattutto incapaci di garantire i diritti umani. Questo aspetto è stato molto negativo. In compenso, il fatto drammatico ha generato anche una coscienza positiva contro il sequestro in Colombia e in tutto il mondo.

Secondo lei c´è qualcosa che in Italia ancora non è stato ben compreso sulla vera natura delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) che hanno rapito la Betancour?

Onestamente credo che in Italia pochi sanno esattamente chi ha rapito la Betancour e per quale motivo. Le FARC sono un gruppo armato guerrigliero che opera ai margini della legge. Il conflitto armato e la violenza non sono accettabili in nessun paese democratico, come lo è certamente la Colombia. Il loro operato, senza entrare nelle loro ideologie o ragioni di fondo, è caratterizzato da uccisioni e sequestro di persone, che violano tutti i diritti umani che essi proclamano di voler difendere, generando un clima di paura e di terrore tra i cittadini colombiani, che nella loro maggioranza vorrebbe solo vivere civilmente in pace.

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