Federalismo fiscale alla prova

“L’attuazione pratica, attraverso il federalismo fiscale, della riforma del titolo V della Costituzione affronta il passaggio alla Camera dei Deputati” – ha ricordato l’On. Marco Fedi. “La proposta di riforma sul federalismo fiscale, dopo aver riportato sostanziali modifiche migliorative rispetto all’impianto iniziale voluto dalla Lega Nord, divide oggi le opposizioni, con il Partito Democratico che sta provando però ad assumere una posizione critica ma aperta e costruttiva”. “Il Carroccio puntava a un federalismo regione-centrico, tutto settentrionalista, che in modo egoistico rischiava di separare ancor di più il Paese e di aumentare i centri di spesa”. “L’opposizione ha ottenuto invece correttivi importanti, che rendono l’impianto della riforma più ragionevole, centrandola su tutte le autonomie locali, nessuna esclusa, le quali dovranno vedere loro ridistribuite le risorse fiscali a partire dall’alto verso il basso” – ha continuato Fedi.

“Va infatti ricordato come il vero autonomismo e decentramento amministrativo sia stato promosso per la prima in Italia dal centrosinistra, con la riforma del titolo V della Costituzione, risalente a un decennio fa. Il Pd ha ottenuto innanzitutto, tramite un emendamento, l’istituzione del principio del “Patto di convergenza” che, grazie anche alla Commissione paritetica Stato-Regioni-Autonomie locali e alla Commissione bicamerale creata ad hoc, dovrà monitorare il coordinamento tra prelievo fiscale centrale e locale, e se occorre correggerlo”.

“Anche il non affidamento esclusivo dell’istruzione alle Regioni e il mantenimento di competenze decentrate sul territorio a Comuni e Province, come richiesto da molti addetti del settore, è un importante risultato ottenuto grazie al lavoro parlamentare”.

“Non soddisfano, invece, il ritardo nel varo di una Carta delle Autonomie che dovrebbe sanare ogni eventuale conflitto tra competenze e attribuzioni, limitando sprechi e lungaggini”- ha ricordato l’On. Marco Fedi.

“Come, del resto, il semi-abbandono della riforma istituzionale ispirata alla bozza Violante che dovrebbe istituire il Senato delle autonomie locali al posto di quello attuale, ponendo fine all’inefficiente e pleonastico “bicameralismo perfetto” italiano. “Che senso ha altrimenti fare il federalismo fiscale?”.

“Infine, mi si permetta di ricordare che ha un sapore demagogico, una riforma fatta per avvantaggiare le autonomie, se poi il governo Berlusconi è lo stesso che sottrae alle Regioni 2,7 miliardi di fondi europei e che taglia l’Ici ai Comuni senza restituire loro le risorse e costringendoli spesso ad aumentare le tariffe locali, vessandoli per di più con un irrigidimento del Patto di stabilità in tempi di recessione economica”. “Per superare davvero le resistenze a questo federalismo fiscale occorre – alla prova dei fatti – fare i conti veri con le autonomie locali e con le loro richieste per fronteggiare la crisi economica” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

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