DI POLITICA E DINTORNI
di Massimo Iiritano da Catanzaro
In un tempo in cui è sempre più facile trovarsi dinanzi agli occhi, ogni giorno, segni di una dissoluzione che avanza implacabile, e che sembra occupare pian piano tutti gli spazi delle nostre vite e della nostra storia, sembrerebbe un’impresa impossibile quella di voler cercare – “in direzione ostinata e contraria”, per dirla con il compianto Fabrizio De Andrè – qualche possibile “spiraglio messianico”: una seppur minima, incerta e balenante apertura di luce e di senso, capace di indicarci ancora la via della Redenzione promessa.
E se appare ancora nonostante tutto possibile la nostra privata, quotidiana impresa, di “salvare” un piccolo spazio di speranza nelle nostre piccole storie personali, fatte del terreno fecondo e accidentato di emozioni e di ricordi, spalancate d’un tratto all’immenso dallo sguardo e dal sorriso innocente di un fanciullo; assai più ardua sembrerebbe l’impresa di cercarli, questi ostinati spiragli di luce, nella Storia del mondo che viviamo – in quel crocevia disperato di orrori, guerre, corruzioni e ipocrisie, che chiudono ogni possibile varco alla speranza di un futuro veramente nuovo e diverso.
Eppure, accade oggi, che in una gelida giornata di Gennaio, dinanzi al Tempio del Potere più grande che possa esistere oggi al mondo, a Washington, un giovane americano di origine africana, dallo sguardo preciso e determinato, circondato dai suoi affetti più cari e sinceri, abbia il coraggio di dare un improvviso Alt a questa spirale impazzita della dissoluzione cha avanza. Una voce si leva, dinanzi a migliaia di persone in attesa, svegliate dal sonno della rassegnazione e della paura ad una nuova ventata messianica di speranza, di sogno, di fede. Ed è in questa voce che possiamo percepire qualcosa di veramente nuovo, germoglio e spiraglio di una fede messianica che spesso ha ritrovato esplicitamente tra le sue fonti ispiratrici il messaggio e il nome di Gioacchino da Fiore – sepolto e imbalsamato in terra cattolica da antistorici processi di beatificazione …
E non è nei complessi piani economici e strategici delineati nei suoi discorsi, che possiamo ritrovare il palesarsi di questi spiragli, quanto piuttosto nei piccoli ed evidenti segni che lo rendono a tutti gli effetti figura “profetica”: nel richiamarsi esplicitamente, oltre che alla profetica visione dell’Età dello Spirito, all’insegnamento e alla figura di Martin Luther King; e poi ancora, soprattutto, nel voler ricordare a tutti, nel momento della massima “incoronazione”, quello che è stato il martirio di tanti neri che hanno sopportato, prima di lui, frustate e catene, prima di poter avere riconosciuta pari dignità umana e civile. Ed è così che in lui, Barack Hussein Obama, figlio di un uomo che non veniva neanche considerato degno di prendere posto su un pubblico autobus, sono ora riposte le speranze “messianiche” di chi altra luce non vede nell’oscuro mondo degli affari e del potere. Fino a quando potremo godere ancora di questa piacevole illusione?
Massimo Iiritano
Articolo tratto da:
FORUM (134) Koinonia
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