Una testimonianza di prima mano che può farci ritrovare la realtà 

Abruzzo Gran Riserva di Goffredo Palmerini
Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 2008, pp.207, € 12

Dopo il successo di “Oltre confine”, pubblicato nel 2007, Goffredo Palmerini ci propone, oggi, un’altra opera , “Abruzzo Gran Riserva”, che continua e amplia quella precedente. Si tratta della raccolta di una serie di articoli, pubblicati nell’arco di circa un anno (marzo 2007 – aprile 2008), tutti a sua firma (con l’eccezione di uno, I vincitori del Premio L’Aquila ”Zirè d’oro”, scritto da Emanuela Medoro), presso numerose testate giornalistiche: abruzzesi, italiane, e soprattutto straniere (europee e americane), testate che danno un particolare rilievo agli scambi tra l’Italia e il resto del mondo, là dove la nostra cultura vive e si alimenta presso le numerose comunità italiane nate sotto la spinta dell’emigrazione, cresciute fino a diventare parte vitale dei paesi che le ospitano. Non a caso, il volume sottotitola: “Annotazioni e spigolature sulla stampa italiana all’estero.”
Il libro può essere ricondotto a tre grandi filoni di ricerca, che interessano particolarmente l’indagine dell’Autore: il filone culturale, quello politico e quello geografico e sportivo. Il settore più ampio è quella che attiene alla cultura, con particolare attenzione ad istituzioni, eventi e personaggi tesi a sottolineare quanto di culturalmente rilevante è accaduto nella nostra regione nell’arco di tempo esaminato. Tra le istituzioni spicca l’Istituto Cinematografico dell’Aquila, la sua estesa cineteca, di interesse internazionale; la celebrazione della “Notte noir”, accompagnata da eventi culturali di tutto rispetto. Tra i personaggi si distingue Mario Fratti, l’italo-americano stimatissimo a New York, celebrato anche all’Aquila per il suo ottantesimo compleanno.
Molte pagine sono dedicate agli eventi musicali, alle arti visive, ai premi che toccano argomenti di interesse comune (il Premio Internazionale Emigrazione, il Premio Guido Polidoro per il giornalismo). Gli eventi politici su cui si appunta maggiormente l’attenzione dell’Autore sono quelli connessi ai rapporti tra l’Italia e gli Italiani all’estero: il Meeting degli Abruzzesi in Australia (pp.29/32); le celebrazioni dei sessant’anni dell’ANFE; la nascita del Partito Democratico; l’assemblea del CRAM in Sud Africa.
E poi c’è un articolo (pp 135/138), in data 23 gennaio 2008, in cui ci si chiede, davanti agli ultimi macroscopici scandali italiani (dall’immondizia di Napoli all’affaire Mastella, alla lotta tra politica e magistratura) quale reazione potranno avere i nostri Italiani all’estero, che, col sacrificio, col talento, con l’integrità morale tanto hanno fatto per sottrarre l’Italia ai pregiudizi che ci identificano come delinquenti e mafiosi. Non a caso, il brano si intitola: ”Certa Italia fa cadere le braccia agli Italiani all’estero”. Ed è l’unica pagina dolente in un libro che, nell’insieme, è pervaso da un sano ottimismo, nato dalla consapevolezza che fondamentalmente l’Italia, in casa e fuori, si regge sui molti uomini di valore e di buona volontà che abbiamo sempre avuti, e abbiamo ancora.
E infine c’è una parte dedicata alla geografia e allo sport. Anche qui c’è una pagina dolente: il ghiacciaio del Calderone, sul nostro Gran Sasso, che si va sciogliendo, vittima del riscaldamento del pianeta. Liete, invece, le pagine dedicata a Ondina Valla, la prima italiana a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino, nel 1936, alla spedizione abruzzese sul Karakorum, al turismo religioso, che in Abruzzo potrebbe avere ottime occasioni.
Un libro, dunque, ricco e vario, scritto con grande chiarezza e abilità comunicativa. Una testimonianza di prima mano che, in qualunque momento, potrà farci ritrovare la realtà dell’arco di tempo descritto. Oltre che in Italia, all’estero avrà certamente ottima accoglienza, perché l’Autore conosce bene lo spirito di chi vive lontano dalla patria. Non sempre i ricordi sono buoni, né mai si tornerebbe indietro; ma la nostalgia resta, sia pure come interesse a quanto, nel bene e nel male, continua ad accadere nel vecchio mondo che si è lasciato per sempre.

Anna Ventura

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