Si può essere violentate, se si è donne, da un gruppo di rumeni ubriachi o da una banda di ragazzini-bene di Como. Si può essere fatti fuori, se si è neri, da un camorrista campano o da un barista milanese. Si può essere bruciati vivi, se si è senza casa, da tre coatti laziali o da quattro annoiati ragazzi riminesi (questi ultimi sono già fuori di galera, quattro mesi dopo). Tutto ciò è indubbiamente complesso e dà infatti luogo a dibattiti molto approfonditi. Nel frattempo:
– mettere le donne in condizioni di difendersi contro i maschi, lombardi o albanesi che siano: porto d'armi gratuito per le donne, a semplice richiesta; armi da fuoco, non peperoncino;
– mettere gli immigrati in condizioni di essere veramente difesi dalla legge: arruolare subito diecimila carabinieri e poliziotti immigrati, cittadini italiani; se ci sono gli operai neri, non si vede perché non ci debbono essere i poliziotti neri, come in America;
– difendere l'italianità, l'identità nazionale e tutte le altre belle cose di cui si parla: se fai lo stronzo non sei italiano, ci fai fare figura di merda a tutti; perciò chi picchia un immigrato, molesta una donna, fa il razzista o il nazista va preso, privato della cittadinanza italiana, imbarcato su una nave e regalato al Marocco, al Senegal, a chi se lo prende. Potrà tornare in Italia dopo dieci anni e dopo avere attraversato il Mediterraneo in canotto. La sua carta di cittadino italiano, nel frattempo, sarà stata data a un marocchino o un senegalese ufficialmente “clandestino” ma onesto e lavoratore. (La catena di San Libero)