LA TEORIA DELLE EMOZIONI

Non esiste una teoria scientifica per spiegare l'etiologia delle emozioni.
Attualmente sussiste il superamento della falsa dicotomia tra ragione ed emozione. L'osservazione scientifica sull'evoluzione emozionale risulta scarsamente sistematica. La psicologia, in quanto apporto scientifico, vuole delineare una definizione operativa, una spiegazione sperimentale, con una verificabilità empirica rispetto al manifestarsi delle emozioni.
Nel 1884 James, dopo il laboratorio di Wundt a Lipsia, definisce le emozioni come “il sentire” to feel,definendo una teoria periferica per l'emozione, quale meccanismo retroattivo dalla periferia dell'organismo, al sistema nervoso centrale. L'evento emotigeno genera risposte neurovegetative e modificazioni neurofisiologiche.

Ipotesi sull'influenza degli stati emotivi

Secondo Ekman, le espressioni facciali generano l'esperienza emotiva corrispettiva, rispetto ad un paradigma di induzione muscolare. Laird nel 1984 definisce la teoria dell'autopercezione, una mediazione cognitiva di tipo percettivo. Secondo la teoria vascolare dell'efferenza emotiva, il ritmo della respirazione e il raffreddamento della regione talamica influenzano gli stati emotivi.
Damasio sostiene che Cartesio sia in errore quando afferma che la res extensa differisce dalla res cogitans, invece subentra una mentalizzazione del corpo e una somatizzazione della mente.
Per la teoria centrale di Cannon, i centri di attivazione dei processi emotivi risiedono nella regione talamica.
Secondo Duffy l'emozione coincide con l’ arousal simpatico per cui le emozioni danno risposte biologiche.
L’amigdala, una ghiandola vicina al sistema limbico, è il computer della vita emotiva (Le Doux 1993), quale archivio della memoria emozionale come significato degli eventi, ed è l'interfaccia tra gli episodi e gli eventi ambientali e mentali e le risposte emotive.
Schachter e Singer nel 1962 delineano il paradigma dell'attribuzione erronea, per cui se si attribuisce erroneamente l'attivazione fisiologica a cause neutre, non emotive, la propria esperienza emotiva risulta attenuata.
Zillman con il paradigma del transfert di eccitazione si ricollega alle teorie di Schachter, ossia l’arousal si esaurisce in modo lento. Infatti se l'individuo si trova nella situazione emotiva A, può attribuire, in modo erroneo, il residuo della situazione emotiva alla seguente situazione B.
Con Schachter si apre il dibattito tra cognizione ed emozione con un'interazione funzionale reciproca, che porta ad una valutazione, in cui l’ appraisal emotivo di antecedenti situazionali orienta l'esperienza emotiva, quindi le emozioni costituiscono una risposta delle strutture di significato della situazione, secondo una prospettiva dimensionale per cui le emozioni sono mediatori tra mondo interno ed esterno. Tramite la teoria psicoevoluzionistica, che si ricollega alle teorie darwiniane, Tomkins sostiene che le emozioni sono realizzazioni di scopi universali, connessi con la sopravvivenza della specie, come atteggiamenti di incorporazione, rifiuto, protezione, distruzione, riproduzione, orientamento ed esplorazione. Queste teorie psicoevoluzioniste presuppongono una concezione categoriale delle emozioni, quali espressioni facciali, per cui le emozioni sono universali, secondo una concezione evoluzionistica darwiniana, biologicista o innatista, strutturalista o essenzialista.
Le teorie psicoevoluzionistiche differiscono dalla prospettiva costruttivistica o costruzionistica, per cui le emozioni sono prodotti sociali e culturali, sindromi socialmente costituite quali processi politetici, ossia con molteplici significati. Tramite un processo valutativo, l'emozione si trasforma in alterazione fisiologica, data dalla valutazione del contesto, in base ad una prospettiva cognitiva per cui le emozioni consistono in processi di significazione.
Questa razionalità pragmatica attribuisce un valore operativo concreto alle emozioni.

L'esperienza emotiva

Le emozioni risultano connesse alle relazioni interpersonali.
L'emozione consiste nell'interazione tra individuo e ambiente, quale punto di intersezione tra natura e cultura.
Secondo Scherer le emozioni sono esperienze modali.
Darwin sostiene l'universalità delle espressioni emotive in base ad un'evoluzione filogenetica della specie umana. In proposito Darwin sostiene vari principi come quello basato sull'antitesi, per cui le emozioni opposte sono espresse con comportamenti antitetici e opposti.
Secondo Darwin, la capacità di riconoscere le manifestazioni emotive risulta innata perché filogeneticamente codificata ed ereditata.
Wierzbicka sostiene una semantica delle espressioni facciali che manifestano un significato oggettivo indipendente dal contesto e universalmente intelligibile, con un livello molare, movimenti minimi e distinti ed un livello molecolare delle espressioni facciali, in cui si legge l'esperienza emotiva.
La teoria neuroculturale di Ekman prevede un programma facciale affettivo basato su convenzioni di espressione, ossia regole di esibizione.
Russel, con l'ipotesi evoluzionistica dell'universalità minima, indica una somiglianza transculturale nell'interpretazione delle espressioni facciali, per cui in tutti gli esseri umani coesistono le stesse configurazioni espressive, in cui i movimenti facciali sono connessi con stati psicologici, con inferenze intrapersonali nelle espressioni.
La posizione di Fridlund differisce dall'ipotesi standard e dalla teoria neuroculturale, sostenendo l'ecologia comportamentale delle espressioni facciali, come segnali per comunicare interessi e motivi sociali, in una prospettiva comunicativa delle emozioni, in quanto esse trasmettono agli altri le intenzioni del soggetto in base al contesto, dimostrando il valore sociale delle espressioni facciali, in una socialità implicita, perché le espressioni si configurano anche quando siamo soli, in quanto non siamo mai soli mentalmente.
Nel 1999 Fernandez Dols, secondo una prospettiva situazionista, sostiene che le espressioni facciali non si configurano rispetto a regole, ma in rapporto alle condizioni del contesto, in base ad un'ipotesi dinamica, come processo sequenziale e cumulativo dell'espressione facciale con l'integrazione della dinamica valutativa e situazionale. Nella fase di encoding ogni emozione risulta caratterizzata da un profilo vocale, per cui, misurati i correlati acustici delle espressioni vocali delle emozioni, gli studi basati sull'encoding confermano la capacità del canale vocale non verbale nel trasmettere delle informazioni sugli stati affettivi dell'individuo.
La semantica emotiva prevede un piano referenziale con esperienze intrapsichiche, relazionali e interpersonali ed un piano concettuale con un sistema concettuale e categoriale inerente l'origine delle emozioni come funzione e modalità di comunicazione, in un sistema di credenze emozionali. Il lessico emotivo è il fondamento biologico delle emozioni, quali processi universali e panculturali fra le diverse culture con la tesi universalistica, sostenuta dalle teorie psichicoevoluzionistiche, confermata nel fatto che comprendiamo e traduciamo i concetti in emozioni.
Secondo l'ipotesi universalistica o standard o globale, le emozioni rientrano in categorie universali regolate da programmi neurofisiologici e questa impostazione trova applicazione nel programma delle espressioni facciali e nella teoria neuroculturale di Ekman.
Secondo il metalinguaggio semantico, Wierzbicka individua il problema del rapporto tra universalità e differenzazione culturale delle esperienze emotive, per cui non esiste una metacultura, ma differenze culturali nei processi di semanticizzazione, concettualizzazione e lessicalizzazione delle emozioni. Le differenze non sono solo concetti e lessici emotivi, ma consistono in una grammatica emotiva, ossia la modalità di ogni lingua per esprimere verbalmente le emozioni, al fine di superare l'etnocentrismo emotivo.
Wierzbicka crea una metalinguaggio semantico naturale, ossia una lingua universale simbolica. Il bambino sostiene un dialogo emotivo con gli altri e in loro suscita reazioni emotive e di interesse. Le emozioni appaiono come azioni affettive, nella condivisione della situazione con l’adulto. Le emozioni costituiscono la modalità di adattamento nella regolazione del rapporto fra l'individuo e il contesto fisico e sociale, in una prospettiva funzionalista nell'interazione tra adulto e bambino con l'emozione, come manifestazione interamentale. Le emozioni favoriscono la regolazione delle interazioni.
La natura delle emozioni si origina nel rapporto fra emozione e cognizione come conseguenza dell'attività di conoscenza e valutazione della situazione. Le emozioni insorgono in risposta ad una struttura di significato di una determinata situazione. Alla fine del secolo scorso gli studiosi si proponevano di creare una psicologia positiva per trattare la sofferenza psicologica, i disordini psichici e la malattia mentale. Il DSM IV (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) è un breviario di psicologia e psichiatria che nasce in seguito allo studio attento dei fenomeni e di sintomi psichici, in cui si evince che gli stati emotivi e le situazioni emozionali positive o negative sono dovute alla maggiore o minore attivazione del sistema dopaminergico.
La resilienza, nella psicologia positiva, è un neologismo, ossia la capacità di resistere allo stress e a condizioni avverse ed è una premessa fondamentale per lo sviluppo dell'ottimismo. L'ottimismo è relativo a ciò che il soggetto reputa desiderabile per sé. L'ottimismo può essere realistico o irrealistico, quale illusorio autoinganno. L'ottimismo è uno stile cognitivo di spiegazione degli eventi e può essere situazionale o disposizionale.
Con la teoria dell'autoregolazione, Carver e Scherer, fondano il sistema di valutazione del valore delle aspettative che prevede un diverso atteggiamento mentale ed emotivo per gli eventi imprevisti.
Secondo Snyder, l'ottimismo si traduce in speranza tramite l’agentività che coincide nel pensare le persone impegnate a raggiungere scopi attraverso una pianificazione, ossia l'individuazione di mezzi idonei per conseguire risultati. Il pessimismo difensivo attua un bilancio tra le aspettative e il successo per ridurre la delusione e il dispiacere di un eventuale fallimento. L'ottimismo strategico prevede strategie psicologiche di controllo sui risultati da raggiungere con un elevato grado di fiducia. Secondo la psicologia dell'evoluzione della specie umana, si analizzano le esperienze ancestrali per comprendere i comportamenti umani rispetto a differenti stimoli e situazioni. La produzione di ormoni, come la dopamina, generano sensazioni gradevoli e piacevoli. Mentre la produzione di cortisolo è collegata con lo stress e gli stati d'ansia. L'ottimismo risulta una predisposizione ereditaria dell'individuo, secondo gli studi di genetica comportamentale e di genomica. Attualmente subentra una concezione epigenetica dello sviluppo umano, per cui l'ottimismo e pessimismo risultano influenzati indirettamente dai geni, con tratti di personalità caratterizzati da estroversione e nevroticismo.
Il bambino codifica le esperienze con la madre, attraverso modelli operativi interni (MOI), per cui subentra una forte correlazione tra il pessimismo e l'attaccamento emotivo insicuro, rispetto alla teoria dell'attaccamento di Bowlby, elaborata negli anni 70. L'ambiente di vita influisce sulla predisposizione all'ottimismo o al pessimismo caratteriale, perché il flusso delle esperienze di vita determina circostanze e situazioni che possono indurre traumi nella psiche dell'individuo. Il sistema delle aspettative dei genitori vincola le esperienze del bambino. Lo stile educativo dei genitori influisce nella determinazione di un ambiente apprenditivo variabile rispetto allo sviluppo dell'ottimismo o del pessimismo.
L'ottimismo realistico è un atteggiamento mentale relativo a risultati positivi, ma la persona può assumere un eccesso di fiducia circa le proprie possibilità. Nella cultura occidentale, l'individualismo coincide con l'affermazione di sé e il successo personale. Nelle culture orientali, il collettivismo suscita armonia relazionale, solidarietà sociale, per cui la personale identità si realizza nel gruppo di appartenenza. L'ottimismo nordamericano è incentrato sull'autostima, come autoaffermazione, coerenza interna dell'identità e massimizzazione delle positività, in un'ottica complessa e imperniata su emozioni positive.
Il pessimismo giapponese è dovuto ad un sistema sociale severo ed autoritario, dove la vita si traduce in impegno e dovere verso gli altri e verso l'intera società, con un forte atteggiamento autocritico per cui non è lecito emergere, in base al valore della modestia e della partecipazione al gruppo, da cui deriva una flessibilità identitaria, per cui l'individuo si adatta ai contesti in base alla dialettica positivo e negativo, buono e cattivo, yin e yang.

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