DISCORSO DEL PRESIDENTE CASSIANI IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2009

Signor Presidente, Signor Procuratore Generale, Magistrati, Autorità Civili e Militari, Colleghi del libero Foro e dell'Albo Speciale, Rappresentanti delle Associazioni Forensi,

il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da propositi di radicali cambiamenti sul versante della Giustizia.

Sui media e in ogni sede si discetta sulla crisi della Giustizia e si gareggia nel proporre soluzioni a volte fantasiose, spesso impraticabili, quasi sempre lontane dalla realtà e cioè da quelle premesse che sono invece indispensabili perché qualsivoglia riforma possa essere realizzata.

In questa solenne occasione, come ho fatto negli anni precedenti, ritengo mio dovere richiamare l'attenzione di tutti, e soprattutto del Governo e del Parlamento, sulla necessità di considerare l'aumento dell'Organico e delle risorse economiche quale premessa indispensabile di eventuali riforme finalizzate alla riduzione dei tempi della Giustizia Penale e Civile.

Lo “sciopero bianco” del Personale di Cancelleria è un segnale drammatico. Deve essere raccolto perché impone la necessità di trovare le opportune soluzioni e significa che la misura è ormai colma. Non è possibile andare avanti chiudendo gli occhi per non vedere i problemi che affliggono una intera categoria, che da anni chiede inutilmente riqualificazione, informatizzazione delle cancellerie, retribuzioni più adeguate.

Non comprendere l'urgenza e l'importanza di quanto avviene significa eludere i problemi e far ricadere sugli Avvocati e sui Cittadini le conseguenze di una protesta che è sacrosanta ma che non può paralizzare la già tanto precaria attività giudiziaria.

Magistrati e Avvocati devono consolidare il patto di alleanza e chiedere con forza che si dia attuazione a quanto è ormai indilazionabile.

Sono certo che i nostri Governanti sapranno intepretare le esigenze di tutti gli utenti e dare al paese un processo che sia caratterizzato da una ragionevole durata senza perciò sacrificare le garanzie e i diritti dei cittadini.

Soltanto così diventerà normale quello che oggi è affidato al sacrificio e all'inventiva di alcuni che, pur nelle contingenti difficoltà, riescono miracolosamente a snellire il corso delle procedure o, addirittura, a ridurne i costi.

Non abbiamo bisogno di miti o di eroi, ma piuttosto di operatori che agiscano nella normalità avendo a disposizione mezzi e strutture adeguate.

In questa ottica appare indispensabile

– varare il più volte preannunciato come imminente Processo telematico,

– ridurre il numero delle sedi giudiziarie in ragione della reale consistenza dei procedimenti pendenti,

– realizzare strutture, anche carcerarie, che consentano di vivere ed operare in ambienti idonei e razionali,

– modificare il regime delle notificazioni che, come avviene in altri Paesi (e proposto da molti Parlamentari di entrambi gli schieramenti) potrebbero essere affidate a liberi professionisti oppure essere effettuate con un sempre maggior utilizzo della telematica.

Soltanto così si potranno ridurre o eliminare le lunghe e moritifcanti file davanti le Cancellerie e gli Ufficiali Giudiziari ed utilizzare al meglio gli appartenenti delle Forze dell'Ordine spesso costretti a perdere tempo prezioso per eseguire notifiche in tutto il territorio.

L'Avvocatura ha dato e darà il suo prezioso contributo di idee perché tutto ciò si realizzi ma, sia ben chiaro, si opporrà con tutte le sue forze a qualunque tentativo di ridurre i tempi e conseguire una parvenza di efficienza incidendo sul regime delle nullità e delle impugnazioni. E cioè a scapito delle garanzie e dei diritti che ruotano intorno al cittadino soprattutto quando è protagonista del processo.

A tale fine, per il processo penale auspico che

– il nuovo regime delle intercettazioni contemperi il rispetto della riservatezza con il dovere di accertare la verità, ponga termine allo scandalo delle indiscriminate intercettazioni preventive e della loro divulgazione a scopo scandalistico, eviti di penalizzare i meno responsabili e cioè i giornalisti che hanno il dovere di esercitare il diritto di cronaca;

– si proceda alla depenalizzazione dei reati che non destano allarme speciale;

– si generalizzi l'istituto della irrilevanza del fatto e si introducano quelli della estinzione del reato a seguito di condotte riparatorie e della mediazione nel caso di reati che abbiano ad oggetto contrasti tra privati;

– vengano ampliati i poteri del Giudice della udienza preliminare;

– le misure cautelari vengano vagliate ed eventualmente disposte da un Giudice Collegiale che non si limiti a scannerizzare le richieste del Pubblico Ministero. E ciò al fine di limitare il dramma costituito dall'abnorme numero di richieste di risarcimento per ingiusta detenzione avanzate da chi è stato raggiunto da misure cautelari applicate in maniera non meditata o, peggio ancora, con l'intenzione di trasformare la custodia preventiva in inammissibile espiazione anticipata della pena.

Per il Processo Civile auspico

– una tendenziale unificazione e semplificazione dei riti;

– una nuova disciplina delle questioni attinenti alla competenza dei Giudici;

– la reintroduzione del tentativo obbligatorio di conciliazione;

– la predisposizione di strumenti alternativi di definizione delle controversie;

– un migliore e più ampio utilizzo dei Giudici Onorari con l'auspicio che vengano meglio retribuiti e più stabilmente inquadrati.

L'Avvocatura, per quanto le compete, farà di tutto per organizzare nei migliori dei modi l'aggiornamento, obbligatorio e gratuito, che migliorerà le capacità e le professionalità degli iscritti.

Nello stesso tempo, porterà avanti il progetto di riforma dell'ordinamento professionale che dovrebbe

– accentuare il controllo sulla effettività della pratica;

– determinare una considerevole riduzione dei numero degli iscritti;

– evitare scelte corporative tendenti a precludere ai più meritevoli il sogno di poter accedere a quella che, malgrado tutto, continua ad essere una delle professioni più entusiasmanti.

Sono certo che, percorrendo questa strada, l'Avvocatura conquisterà un futuro che è stato messo a repentaglio da leggi a dir poco improvvide che ne hanno minato dignità ed indipendenza e quindi meritano di essere abrogate al più presto.

Mi riferisco

– a quella che ha liberalizzato la concorrenza con gravi ricadute sul rispetto delle regole della deontologia e. come se non bastasse, ha eliminato i minimi tariffari con la conseguenza di abbassare il livello qualitativo ed esporre i più giovani a proposte di convenzioni umilianti;

– alle norme sul riciclaggio che di fatto vorrebbero trasformare l'Avvocato in delatore del proprio cliente;

– a quelle sulla privacy che hanno imposto il rispetto di regole da sempre previste dal codice deontologico e profondamente radicate nella coscienza di tutti gli iscritti.

Concludo questo breve intervento auspicando che l'anno che sta per iniziare realizzi finalmente quel giusto processo che, per essere aderente al disposto dell'art. 111 della Costituzione, deve essere caratterizzato da un effettivo contraddittorio tra parti in condizioni di assoluta parità davanti ad un giudice terzo e, inoltre, abbia una durata degna di un Paese civile e di antiche tradizioni quale è il nostro.

Per raggiungere tale ultimo risultato sarà necessario eliminare in radice le cause che attualmente prolungano il corso del processo e che, è bene chiarirlo una volta per tutte, soltanto in minima parte riguardano gli Avvocati: come è dimostrato per tabulas dalla indagine effettuata dalla EURISPES su incarico dell'Unione delle Camere Penali nonché dall'impegno che gli Avvocati profondono nello svolgere le attività di conciliatori, giudici onorari, difensori di ufficio che contribuiscono al funzionamento di un meccanismo che, altrimenti, si sarebbe inceppato da tempo.

Con questi auspici e questi sentimenti, a nome degli Avvocati di tutto il Distretto chiedo che il Presidente della Corte di Appello proclami l'apertura del nuovo Anno Giudiziario.

Grazie!

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