Memoria dei caduti per fatti di terrorismo delle Forze dell’Ordine e dei Magistrati

Gentilissimo Signor Presidente Lula,

Non abbiamo dubbi che Lei e il Suo Paese sappiano bene che qui in Italia nessuno è, e mai sarà, desideroso di vendetta o di persecuzione nei confronti dei terroristi che pure non hanno esitato a uccidere e a far uccidere uomini, servitori dello Stato italiano, colpevoli di indossare una divisa o una toga da magistrato.
Mi permetto di scriverLe anche a nome di tutti gli appartenenti alla associazione – tra i familiari delle vittime delle forze dell’ordine e della magistratura per atti di terrorismo – che abbiamo chiamato “MEMORIA”, perché attraverso essa vogliamo ricordare, far ricordare e diffondere i valori umani, civili e morali in difesa dei quali i nostri cari sono stati uccisi: libertà, legalità, democrazia.

La Memoria sopravvive e si perpetua. Non ci sono sentimenti di vendetta nella memoria. C’è solo la richiesta di verità e di giustizia, perché troppo spesso non abbiamo avuto né l’una né l’altra.

Siamo cittadine e cittadini italiani che hanno cresciuto figli che non hanno avuto la possibilità di dare e ricevere la carezza dai loro padri, perché altri hanno deciso che così dovesse essere.
A loro abbiamo insegnato che lo Stato siamo noi, che non si uccide per affermare idee, che il nostro sistema giudiziario è quello a cui affidarci per avere giustizia, l’ unica che possiamo ottenere in questa terra.

I valori morali dei nostri morti, le loro certezze istituzionali, la loro capacità di donare se stessi e le proprie famiglie al servizio degli altri è quello che ci è rimasto.

L’ Italia, Signor Presidente, non è un paese giustizialista. Lo dimostra il fatto che per anni tangibili iniziative sono state rivolte solo a validare, anche politicamente, uomini che oltre che a ferire altri uomini, hanno fatto sì che tanti bambini restassero senza un padre a cui chiedere e dare affetto.
O non lo hanno mai conosciuto.

L’ Italia è quel Paese che per anni ha riservato anche agli ex terroristi pagine intere sui giornali o approfondite trasmissioni televisive.

Qui in Italia, Signor Presidente, i terroristi hanno sempre una seconda opportunità di vita. Per i nostri morti e per noi familiari, di contro, non è stato così.

Volevo solo dirLe e farLe sapere che mai nessuno di noi familiare di vittima del terrorismo penserebbe di perseguitare o di attentare alla vita di un terrorista. Le nostre uniche armi sono la legalità, la democrazia, la nostra Costituzione!
La ringrazio se ha avuto la bontà di leggere queste parole che, mi creda, sono vere e sentite.
Con la speranza che possano essere oggetto di una Sua sensibile valutazione.

Firenze, 29 gennaio 2009

Associazione in memoria dei caduti, per fatti di terrorismo, delle forze dell'ordine e dei magistrati

IL PRESIDENTE
(Dott.ssa Mariella Magi Dionisi)

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