Quale la differenza tra Gaza e il ghetto di Varsavia?

Caro Severgnini,
Ormai anche il telegiornale di Rai 3 relega le notizie sulla striscia di Gaza al terzo-quarto posto senza enfasi. Gli eredi di Tele-Kabul! L'audience, forse, oppure la paura di disgustare chi veramente conta per esempio il governo oppure i circoli filo-israeliani. Se avessimo telegiornali asettici che poco si preoccupano di qualche morto, bambino o meno, direi che quasi anche Gaza ha fatto la sua storia. Ma non è così: purtroppo non appena c'è qualche tragedia eccoli correre a sfruttarla televisivamente, meglio se ci sono dei bambini. Ma, onestamente, a Gaza ci sono troppi bambini, vivi e morti, e pertanto non fanno neanche più notizia e, contemporaneamente, si soddisfano le richieste di governo e circoli ebraici.
Io leggo abbastanza, non sono disinformato. Mai, nella mia gioventù, quando si aveva una grande ammirazione per il giovane e coraggioso popolo di Israele, avrei pensato di vedere quello che si vede, con il silenzio di tanti ebrei che pure sono così pronti a parlare anche di cose che non li riguardano. Sempre disposti a dire la loro, presunti maestri, presunti fratelli maggiori. O, meglio, autopresunti. Da tempo io mi sono dissociato da Israele e, per quanto detto sopra, anche dagli ebrei. Mi appare chiaro che la loro cultura e la loro religione non è quella che propagandano. Lascio le analisi a chi le sa fare, io intendo solo dire la mia impressione, la mia delusione. Io sono nato nel dopoguerra e quindi cresciuto nella ferma condanna dell'antisemitismo; fin da giovane ho visto le vignette che rappresentavano gli ebrei con la barba e il bravo nazista che la tirava (o roba del genere, non ricordo bene), come esempio di aberrazione morale. Ora questa mia convinzione vacilla, non resiste. In televisione, con piccola conoscenza di come si fa la guerra, si vede cosa viene sparato sulle case di questa gente. Dove sta la differenza morale tra Gaza e il ghetto di Varsavia? Vien quasi voglia di tirare la barba a molti che stanno zitti.

Antonio Bortignon, abortig@tin.it
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/09-01-14/03.spm

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