Medioriente in fiamme

Quanto sta avvenendo in queste ore a Gaza è drammatico. Ancora più lutti, ancora più feriti, ancora più angoscia per le troppe vittime innocenti.

Siamo di fronte al fallimento di quanti finora, a cominciare dal presidente Bush, hanno ritenuto che, per la risoluzione di un conflitto così antico, andava utilizzata la politica delle armi anziché le armi della politica. In questo lembo di terra martoriato prosegue l’attacco di terra da parte dell’esercito israeliano, quello stesso attacco che il ministro Frattini ci aveva assicurato che non ci sarebbe stato. Il ministro aveva anche illustrato la possibilità di un’iniziativa italo-francese ma alle parole non sono seguiti i fatti. Anche dando atto al titolare della Farnesina del merito di aver mantenuto una posizione moderata rispetto all’unilateralismo e alla radicalizzazione delle posizioni, all’interno del PdL, pregiudizialmente a favore di Israele, è troppo timida l’iniziativa diplomatica italiana.

Certo a nessuno sfuggono le responsabilità e le colpe di Hamas per la rottura della tregua, ma come non rimanere colpiti dalla sproporzionata reazione di Israele anche solo considerando le oltre 500 vittime, di cui troppi bambini. Mai come in questi giorni appare evidente come da anni, soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre, manchi una forte iniziativa politica e diplomatica nella risoluzione di una questione drammatica come quella che stiamo rivivendo e che si trascina dal 1948. Piuttosto,si è data voce alle armi, ai bombardamenti aerei, alle occupazioni militari come se ciò avesse potuto rivelarsi risolutivo. L’Europa sta tentando la carta dell’offensiva diplomatica, dopo l’impossibilità dell’Onu di trovare un accordo anche solo per imporre una tregua, con l’obiettivo di fermare l’escalation e consentire l’ingresso degli aiuti umanitari.

E anche l’Europa continua ad apparire divisa e incerta sull’inizio delle operazioni di terra da parte di Gerusalemme. A livello diplomatico il premier ceco e presidente di turno dell'Ue, Mirek Topolanek, ha annunciato una missione in Medio Oriente per disinnescare il conflitto nella Striscia di Gaza. Ma la missione coinciderà anche con il viaggio del presidente francese, Nicolas Sarkozy, che nella giornata odierna sarà in Egitto, Israele e Cisgiordania per poi recarsi in Libano e in Siria. Lo scopo del presidente francese è quello di ottenere una tregua umanitaria nel conflitto di Gaza mentre quello della missione Ue è quello di avviare un dialogo con gli interlocutori in Medio Oriente.

Il punto – a livello italiano – è che mentre Sarkozy (noto estremista di sinistra) si muove, incalza gli interlocutori, è attivo, Berlusconi è silente e Frattini va a sciare.
Foto: Repubblica.it

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