L’eterna questione della questione morale

Caro Tonino, Auguri anche a te

Di Antonio Di Pietro tutto si può dire e tutto è stato detto. Oggi, con la storia del figlio Cristiano ce n’è da parlare.
Tu quoque fili mi?
I suoi detrattori declamano che “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Eppure la grande occasione Antonio Di Pietro l’ha avuta e da mani pulite in poi ha rischiato addirittura di sbancare nei gradimenti se non fosse stato per incidenti di percorso non si sa sino a che punto evitabili.
Però l’occasione, quella con la maiuscola, il Tonino nazionale l’ha avuta da Ministro delle Infrastrutture.
Un Ministero “con un portafoglio così”, con possibilità di enormi concessioni, atti amministrativi per eccellenza sui quali si sono perpetrate le più eclatanti concussioni nella Pubblica Amministrazione, fa gola ai corruttori di ogni risma.
“Con un portafoglio così” con la possibilità di “mercificare” appalti e grandi opere, il poliziotto che c’era in lui affinato dalla competenza acquisita con la Toga di Pubblico Ministero, avrebbe potuto scoperchiare un tappo di malaffare che affligge il paese dando vita a mani pulite 2. Con una indagine, uno stratagemma.
La sua “missione” di moralizzatore e poliziotto, da Ministro “con un portafoglio così”, poteva essere portata a termine con risultati senza precedenti. Avrebbe potuto dare, cioè, vita ad una questione morale fattiva, tangibile, concreta. Se il poliziotto che c’era in lui, sotto le vere spoglie e non mentite di un Ministro “con un portafoglio così”, si fosse offerto alle corruzioni di comune accordo con gli inquirenti, allora avrebbe offerto al paese La soluzione, l’inizio di una vera moralizzazione.
Era, probabilmente quello il caso in cui qualche pesce grosso e tutto il suo clan, o più pesci grossi coi i loro clans, poteva cadere nella rete abboccando agli ami offerti.
Quella fu una grande occasione sciupata senza criterio, con la irresponsabilità della disattenzione per l’attuazione del vero progetto di “questione morale” al quale avrebbe definitivamente messo la sua firma indelebile in calce.
Per come predica Antonio Di Pietro, per le cose che dice, per le denunce che fa, ha perso una occasione i cui sviluppi sarebbero stati inimmaginabili.
Storie fantastiche? Fantapolitica? No! Perché un ministro del P.I.E, della questione morale non ne farebbe una bandiera, un vessillo, uno slogan, ma un fatto assolutamente imprescindibile. Non una filosofia quindi ma un comandamento, una prassi, la normalità non l’eccezione nella gestione della Cosa Pubblica.
Perso quel treno, si è perso un appuntamento con la storia della moralizzazione.
Solo un fatto veramente dirompente, traumatico, potrebbe correggere una organizzazione dello Stato ormai malata, anzi, in coma profondo.
Per quanti decenni ancora dovremo parlare, parlare solo, di questione morale?

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