“Il Cavalier Francesco Bisighini. Un Costruttore Italiano in Buenos Aires” – 1999-2008 – Dopo dieci anni dalla mostra fotografica a Buenos Aires, esce il volume in collaborazione con l’Associazione dei Mantovani nel Mondo Onlus
Il 9 maggio 1999, presso l'ass.ne Dante Alighieri di Buenos Aires, fu inaugurata l'esposizione monografica dal titolo: “Il Cavalier Francesco Bisighini. Un Costruttore Italiano in Buenos Aires”. Furono presentate 70 riproduzioni di fotografie datate ai primi anni del '900, scelte dal ben più nutrito archivio di Villa Bisighini in Carbonara di Po, e corredate da un documento dell'epoca (anch'esso in copia), nel quale lo stesso Cavaliere della Corona aveva scrupolosamente elencato le opere edificate nella capitale argentina dalla sua ditta.
Riproponiamo l'articolo pubblicato nel settembre 1999 di Vittorio Bocchi, presentato durante la cena tenutasi al “Rigoletto” in onore dell'Ambasciatore Argentino in visita a Mantova su invito dell'Associazione Mantovani nel Mondo Onlus.
….Con l'esposizione in Buenos Aires si può considerare chiusa una prima fase di studio sulla singolare vicenda di un emigrato, quale fu il cavalier Bisighini. Essa ebbe inizio prima del 1997, quando misi mano a quel poco che rimaneva dell'archivio documentario di Villa Bisighini, e subito emerse con chiarezza l'importanza della raccolta fotografica ivi custodita. In sèguito, grazie ai contatti tenuti di concerto dall'Amm.ne Comunale e dall'ing. C.Fazzi di Mantova con la Regione Lombardia, si è potuto pensare di far conoscere l'esito della ricerca anche fuori dal paese di Carbonara e dal suo circondario. L'occasione si è presentata in concomitanza con l'apertura della grande esposizione commerciale italiana in Buenos Aires, tenutasi tra il 10 ed il 16 maggio 1999. La monografia dedicata al cavalier Bisighini è stata proposta dall'assessore G.Bombarda, con delega all'Emigrazione, e dal preposto funzionario dott. Potenza, come il primo di una serie d'incontri che la folta rappresentanza della Regione Lombardia ha avuto con gli Italiani d'Argentina. Alla presentazione sono intervenuti molti membri delle varie associazioni italiane. Particolarmente attiva è stata la Federazione Argentina delle Associazioni Lombarde, rappresentata dal sig. Lazzari, e dai suoi validi collaboratori: ricordiamo per tutti il sig. F.Borroni. L'associazione Dante Alighieri, presso la sede della quale sono state esposte le fotografie, ha una tradizione di ricerca e diffusione culturale ormai centenaria. Attualmente è guidata operativamente dal vicepresidente sig. Petriella e dal presidente prof. Manzone, il quale ha segnalato la presenza sul Dizionario degli Italiani in Argentina, edito e curato dall'associazione stessa, il nome di Francesco Bisighini, seguito da poche notizie riguardo il suo arrivo in Buenos Aires e la sua attività d'impresario edile. Viene da sé che l'iniziativa qui commentata apre la strada ad ulteriori ricerche in loco, che daranno la possibilità di estendere la voce dedicata al nostro costruttore sul dizionario. Un impegno in questo senso è auspicabile da parte dello sparuto, ma attivo, gruppo di mantovani argentini. Essi si raccolgono attorno al circolo dei mantovani in Buenos Aires guidato dalla sig.a E.Massanti e dal marito prof. W.Gardini, particolarmente impegnato in campo culturale. Il circolo è affiliato all'AMM (Associazione dei Mantovani nel Mondo).Per quanto riguarda il versante italiano è mia intenzione proporre una conferenza sull'argomento, da tenersi presso gli enti e le associazioni che ne facciano richiesta. Essa sarà corredata da belle immagini di Buenos Aires in diapositiva, scattate dall'arch. Marzia Roversi, la quale, oltre ad accompagnarmi nel viaggio, ha validamente collaborato all'allestimento dell'esposizione. L'idea è nata dalla consapevolezza che sia utile presentare l'immagine della moderna capitale dell'Argentina: l'architettura, la cultura, la società e l'economia, il rapporto con il passato. Per affrontare un percorso che parte da un emigrato dell'800, la cui vicenda si è cercato di strappare all'oblio ed alle macerie del tempo, ed arriva ai giorni nostri. Seguendo questa via si può aggiungere un contributo alla conoscenza di un'anomala metropoli d'oltre oceano,- anomala nel senso che essa si discosta dai due modelli predominanti: quello anglosassone e quello ispanico -. Così da intendere la sua intima natura, scaturita da chi sa quale intreccio alchemico di destini d'emigrati. E' un fatto che ad ogni angolo di strada si può incontrare un italiano che ha una storia da raccontare.
(Vittorio Bocchi Carbonara di Po, 30 maggio 1999)
IL CAVALIER BISIGHINI RITORNO DA BUENOS AIRES
di Vittorio Bocchi
Il 14 dicembre u.s. è stato presentato a Villa Bisigini ,sede del Municipio di Carbonara Po, il nuovo volume di Vittorio Bocchi “IL CAVALIER BISIGHINI RITORNO DA BUENOS AIRES” edito dalla Casa Editrice Antiche Porte in collaborazione con l’Associazione Mantovani nel Mondo Onlus e la Proloco carbonarese. L’evento è stato reso possibile dal Comune di Carbonara Po e dalla Università Aperta di Sermide.Il volume è stato presentato dallo storico e socio fondatore dell’AMM Elio Benatti.
Questi i riferimenti per avere copia della pubblicazione
V. Bocchi Il Cavalier Francesco Bisighini 2008
Via Pavesa, 4 – 46.025 Poggio Rusco (MN)
marviverdonda@alice.it – tel. Fax 0386 740264
ANTICHE PORTE editrice C.p. 175, 42100 Reggio Emilia
tel. fax 0522 433326
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ANTICHE PORTE
editrice
Introduzione
Il cavalier Francesco Bisighini ha lasciato tracce di sé nel paese che gli ha dato i natali: Carbonara di Po. Un piccolo borgo adagiato sulle rive del grande fiume, nell’estremo lembo sud orientale mantovano e lombardo. Egli visse in una suntuosa villa, oggi sede comunale. Gli alberi del parco ombreggiano l’imponente mausoleo, il quale ne conserva le spoglie, insieme a quelle della moglie.
Poco più che quarantenne torna da Buenos Aires in Italia, con una vera fortuna. Parte di essa è impiegata per la costruzione della casa e della tomba di famiglia, vero e proprio tempio alla memoria: una profusione principesca di oro e marmi pregiati.
Da dove veniva tanta ricchezza? E come poteva essere stata accumulata in così poco tempo?
Le testimonianze di come siano andate le cose ci sono, ma nessuna di esse corroborata da dati sufficientemente controllabili. Sicuro, invece, è il fatto che il nostro fu impresario edile in Buenos Aires, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Testimoniano questa attività le fotografie, eseguite all’epoca, delle sue costruzioni. Dimore private per clienti facoltosi, palazzi per attività mercantili e sociali. Il tutto scrupolosamente elencato in un prezioso documento, il quale ci consente di conoscere l’ubicazione delle costruzioni, i nomi dei committenti, i loro recapiti e le rispettive attività. Nello stesso archivio fotografico, troviamo una ricca raccolta di immagini, che illustrano l’architettura, la vita, il lusso e le miserie della capitale argentina di quegli anni. Egli volle in questo modo portare con sé, in Italia, il ricordo di una parte importante della sua esistenza e di una città, alla crescita della quale aveva contribuito.
Immaginiamo il nostro costruttore che percorre le vie, intento a catturare il volto di una città in rapido cambiamento, e passa davanti alle lance di un’inferriata oltre le quali il bambino Borges gioca e legge, nella casa con due piani e due patios del quartiere Palermo.
Un giornalista messicano chiese a Jorge Luis Borges il perché si ostinasse a vivere nelle tre stanze di calle Maipú: cucinino, angusto ingresso e bagno. Lo scrittore osservò che vi erano delle sedie in più, e si meravigliò di come l’intervistatore trovasse scomoda una casa nella quale era entrato appena da un quarto d’ora, mentre lui ci viveva comodamente da quasi mezzo secolo. Lo sprovveduto giornalista non si sarebbe permesso di fare un’osservazione così inopportuna, se avesse conosciuto il misterioso amore che legava lo scrittore alla sua città; non era lo spazio lussuoso di un’abitazione moderna che poteva alimentarlo. Amore che veniva da lontano, dai giorni dell’infanzia. I libri erano già il suo destino, oltre l’inferriata la strada, con l’epopea della milonga e dei duelli al coltello. Una Buenos Aires picaresca che stava scomparendo, grazie anche all’opera di gringos come Francesco Bisighini.
Scriverà Borges: “La stanno imprigionando adesso quella quasi infinita distesa di solitudine che si rintanava poco tempo fa oltre la pasticceria La Paloma, dove si giocava a truco. Verrà rimpiazzata da un viale banale, con tetti dalle tegole alla moda inglese. Del Maldonado non rimarrà altro che il nostro ricordo,…” .
Dell’incrocio di destini, quale è stata una città come Buenos Aires all’inizio del ‘900, il Bisighini si portò in Italia il vivido ricordo impresso sulla lastra fotografica.
Uomo con poca istruzione, aveva grandi conoscenze in fatto di tecniche edilizie e di materiali edili. Alcuni anni dopo il ritorno al paese natale, ricevette il titolo di Cavaliere della Corona, e passò il resto della vita ad organizzare il ricordo della sua figura per i posteri. Se ne ha una prova leggendo il testamento, riveduto più volte, nel quale sono meticolosamente disposte le donazioni da elargire, e le precise clausole riguardo chi e come doveva gestire l’ingente patrimonio d’immobili lasciato. Nello stesso documento si legge: “Il giorno ventitrè del mese di febbraio 1953, alle ore sedici e minuti cinque, nella casa posta in via… al numero dieci è morto Bisighini Francesco dell’età di anni ottantacinque, residente in Carbonara di Po, benestante, che era nato a Carbonara di Po dal fu Giacomo, già sarto,… e dalla fu Bocchi Maria Rosa, già casalinga,… e che era vedovo di Crivellari Ernesta.”
Morì senza eredi; forse, a consolarlo negli ultimi anni, rimanevano le fotografie ben ordinate in eleganti album. Con loro, poteva tornare all’aria frizzante di Buenos Aires respirata in gioventù. Fortunatamente l’intera raccolta è arrivata fino a noi. È un’eredità, per certi versi, più preziosa di tante pietre e statue disseminate di qua e di là dell’Oceano nel corso del ‘900. Essa è un contributo alla conoscenza dell’intima e anomala anima della capitale argentina; metropoli che sfugge ai canoni anglosassoni ed ispanici, incrocio magico di esistenze di emigrati venuti dal cuore antico dell’Europa. Ancora oggi, ad ogni angolo della città si può incontrare un italiano che ha una storia da raccontare.
(Introduzione del volume per gentile concessione dell’autore e della casa editrice)
Daniele Marconcini
Circolo storico della Stampa Lombarda
www.mantovaninelondo.org
www.lombardinelmondo.org