Stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili nei comuni sardi

Interrogazione lsu.

Discussa stamane in Commissione Lavoro pubblico e privato alla Camera, l’interrogazione 5-00400 Schirru: Stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili nei comuni sardi.
Il destino di circa un centinaio di lavoratori sardi inquadrati come Lsu, che, dopo tanti anni, rischiano di essere abbandonati, è nelle mani dei Comuni sardi, su cui però gravano i paletti imposti dall'ultima Finanziaria nazionale. L’on. Schirru ha interrogato il Ministro del Lavoro per sapere se non si ritenesse opportuno riconvocare al più presto un tavolo con la Regione Sardegna per ridefinire le Convenzioni tra Ministero e la Regione al fine di raggiungere gli obiettivi di stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili; e se non ritenesse opportuno di rivedere la vigente disciplina al fine di autorizzare all’assunzione, fuori pianta organica, dei lavoratori socialmente utili nei Comuni sotto i cinquemila abitanti.

Di seguito il commento dell’on Amalia Schirru:

“Il governo ha preso l'impegno di organizzare un tavolo con le regioni ed in particolare con la Sardegna, per definire un percorso di stabilizzazione dei lsu, superando i vincoli ancora persistenti per gli enti locali imposti dalla UE sul patto di stabilità e dalla finanziaria nazionale con il blocco di assunzioni e, verificare, infine, la disponibilità dell’assunzione fuori pianta organica.
Obiettivo dell’interrogazione era quello di evidenziare la difficile situazione dei LSU impegnati in attività pesanti, umili ma essenziali come la pulizia delle strade o il facchinaggio, senza dimenticare l’attività svolta negli ospedali, nelle scuole, nei musei ecc. Parliamo di lavoratori che vivono una situazione di continuo stress, di pregiudizio. Padri e madri di famiglie in continuo rischio di emarginazione con 700 euro di assegno mensile, senza previdenza, da più di 10, 15 anni. Uomini e donne che rischiano costantemente di vivere sotto la soglia di povertà, per un repentino passaggio da una condizione precaria ad uno stato di disoccupazione.
Per giunta, per molti di loro, anzi, la maggior parte, data la loro età, 50 60 anni, persistono e gravano grandi difficoltà di ricollocazione. È con queste argomentazioni che ho ribadito in Commissione, l'esigenza di prendersi cura una volta per tutte di persone particolarmente deboli e già fortemente penalizzate dall’attuale crisi.”

Roma, 17 dicembre 2008

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