Il 26 agosto 2007, erano già morte 60 persone: il Peloponneso, nel sud della Grecia fu devastato dai roghi, migliaia senza casa. Le autorità proclamarono lo stato di emergenza e chiesero l’intervento dell’Ue. I responsabili? Chiedetelo alle autorità. La Grecia oggi vive altri roghi: l’albero di Natale, in piazza davanti al Parlamento che brucia, parla da sè. Invio la testimonianza di un’italiana da Atene e di una greca da Salonicco.Tutta la mia vicinanza, alle donne agli uomini che lottano e non temono di esporsi.
Doriana Goracci
Mando una mia riflessione che come tutte è di parte.
Non so ma è quello che sto vivendo io e che penso dopo due anni di vita politica qui in Grecia con tutti i limiti determinati dal fatto che non sono greca, non parlo greco, non condivido un passato greco
A partire da questi limiti …
Martedì 9 dicembre
Mi sveglio questa mattina nel sole di Atene. Avverto immediatamente il rumore degli elicotteri e realizzo che siamo al terzo giorno di scontri.
Accendo la televisione, un gesto per me inconsueto, ma qui quello che sta succedendo viene trasmesso in diretta dai cento luoghi in cui sta succedendo come in diretta si seguono le discussioni, le letture sociologiche, gli scontri politici.
Io leggo solo le immagini sorda come purtroppo sono alla lingua greca visto che non ancora la parlo. Colgo però alcuni messaggi tipo “polizia paralizzata, non hanno fatto nulla, non hanno protetto i cittadini, non hanno fermato quello che succedeva”
Questa mattina la foto di un poliziotto con una pistola puntata ad altezza uomo mi sconvolge e la domanda mi viene naturale: stanno cercando un altro morto? Capisco che a Salonicco hanno fatto uso di proiettili di gomma contro le manifestazioni.
Tutto è cominciato sabato 6 dicembre nel quartiere di Exárchia, un quartiere noto ad Atene per il suo sentire di “sinistra”. Si trova proprio alle spalle del politecnico per cui è ed è stato scenario naturale di molte lotte in tutti questi anni. Qui ci sono le sedi di numerosi partiti di sinistra, centri sociali, librerie e locali alternativi. Qui la polizia presidia costantemente in uniforme antisommossa che ce ne sia o non ce ne sia il motivo, assolutamente e sempre e già questo sa di provocazione costante.
Ma sabato 6 dicembre succede qualcosa di grave, tragico e inaccettabile.
Aléxandros Grigorópoulos viene ucciso da un poliziotto. Lo studente quindicenne era con un gruppo di amici. Ad un certo punto scatta uno scambio di insulti con dei poliziotti di un servizio speciale che si trovano all’interno di un auto. Nessun assalto nessuna molotov, solo pare delle bottigliette d’acqua lanciate contro l’auto. Il diverbio si placa, gli studenti vanno via ma a questo punto, secondo le ricostruzioni sin qui fatte, i poliziotti scendono dall’auto e li inseguono. Uno di loro spara a freddo contro uno dei ragazzi e lo ferisce gravemente. Il ragazzo muore. Nessun preavviso, nessun colpo in aria, solo uno sparo preciso, freddo contro un ragazzo disarmato.
La protesta è cominciata immediatamente non appena la notizia è rimbalzata su migliaia di cellulari e veniva ripresa dalla stampa. Sull’ANSA si parla di uno studente che lanciava bottiglie molotov ucciso dalla polizia e comincia ad apparire come se la morte di questo studente fosse contestualizzabile in un clima di tensione e di scontro già esistente.
Gli scontri invece cominciano dopo e con una violenza molto forte in più di una città della Grecia, ad Atene, a Salonicco, a Patrasso, a Larissa, a Creta. Si bruciano banche e si rompono le vetrine di qualsiasi tipo di negozio, si dà fuoco ad auto parcheggiate e non vengono risparmiate le case di quanti vivono sopra le banche e le esposizioni di auto incendiate.
Dentro questa protesta e dentro questi gruppi definiti dalla stampa e dalla televisione “anarchici” agisce una eterogeneità di provenienze accumunate da un desiderio di rompere, di distruggere, di misurarsi e confrontarsi con una polizia stranamente paralizzata… disponibile a picchiare in modo duro solo chi è ai margini e chi è nei cortei. Sono giovani, ragazzi delle periferie, ultra di squadre di calcio, che sono arrivati a pensare che distruggere tutto sia l’unica risposta possibile. A questi si affiancano infiltrati e violenti in genere che usano lo spazio offerto per esercitare il loro desiderio di sfogarsi. La polizia lascia fare e risulta evidentemente la volontà di spostare l’attenzione e di far passare nei media solo queste immagini che potrebbero giustificare le pratiche violente della polizia.
Le immagini delle devastazioni scorrono continuamente nelle televisioni nazionali e internazionali e i video vengono ripetuti con una tecnica che fa pensare a precise scelte di informazione di parte.
Il governo ha inizialmente parlato di incidente, ha poi promesso punizioni esemplari nel caso sia appurata la responsabilità del poliziotto e ora si comincia a parlare del carattere particolarmente violento del poliziotto quasi a sottolineare che si tratta di un caso isolato. Chi vive qui però sa che la polizia è nota all’interno del paese per la sua brutalità: numerosi infatti sono le denunce rispetto a pestaggi di arrestati soprattutto stranieri e il video in cui alcuni poliziotti sotto la minaccia di manganelli costringeva tre extracomunitari a insultarsi e picchiarsi violentemente ha fatto il giro del mondo lo scorso anno.
Le dichiarazioni del governo appaiono impacciate. E’ un governo inerte incapace di mettere in discussione i problemi di fondo della società greca e della crisi che l’ attraversa.
La manifestazione del SY.RIZA (una coalizione della sinistra), del Social Forum Greco e di altri gruppi della sinistra radicale è partita decisa e compatta domenica 7 dicembre dal Museo Archeologico. Ancora si respiravano i lacrimogeni della notte precedente e si sentiva l’aria di tensione. Avrebbe dovuto raggiungere la centrale di polizia per protestare contro l’uccisione del ragazzo percorrendo il viale Alexandras. Appena imboccato il viale il gruppo dei “neri” ha cominciato ad avanzare e infiltrarsi nel corteo La polizia si teneva lontana ma la tattica è stata quella di sempre. I neri hanno affiancato il corteo sulla sinistra, alcuni di loro lo hanno attraversato e a destra cominciando a rompere vetrine e incendiare auto confondendosi poi con il corteo e lasciando alla polizia la possibilità di attaccare il corteo, sparare lacrimogeni ai piedi delle persone, picchiare e manganellare chi era nel corteo e intendeva manifestare la propria rabbia.
Il corteo si è sciolto intorno alle cinque ma le azioni di guerriglia urbana sono continuate per tutta la notte in diversi punti della città.
Il giorno dopo lunedì 8 dicembre al mattino ci sono state azioni di protesta di studenti e studentesse dei licei e sono state lanciate simbolicamente matite e quaderni verso la polizia schierata, al pomeriggio altre due manifestazione, una del KKE il partito comunista greco che come al solito manifesta in modo isolato dagli altri gruppi della sinistra e l’altra della stessa coalizione del giorno precedente. Durante la manifestazione si sono ripetuti con maggiore violenza gli episodi del giorno prima e la polizia è intervenuta ancora contro il corteo con lacrimogeni e manganellate tanto che la gente ai bordi del corteo urlava loro di lasciarli stare, di lasciare stare i loro ragazzi.
Le dichiarazioni del Social Forum Greco fanno appello ad una protesta radicale basata su atti di disobbedienza e non sugli atti di indiscriminata violenza usati da quelle che vengono definite negli ambienti di sinistra “le forze antiautoritarie”.
Oggi martedì 9 dicembre le scuole sono chiuse per lutto cittadino. Alle 12 il corteo degli studenti e le delle studentesse dei licei si è concentrato in piazza Omonia. Migliaia e migliaia sono partiti legati insieme in cordoni.
Gli slogan “Mai piú”, “le pallottole della polizia sono magiche, sparano in aria e colpiscono nel cuore”, “No pasaran” venivano scanditi durante il tragitto tra Omonia, il municipio e Monastiraki. I compagni del PAME, il sindacato del KKE, facevano servizio d’ordine agli incroci e la manifestazione si è svolta pacificamente. All’interno anche madri che rivendicavano il dovere di essere lì con i loro figli, “ me to pedià mu”.
La manifestazione era rabbiosa compatta, pacifica e forte.
Mercoledì 10 ci sarà lo sciopero generale indetto, indipendentemente e prima dell’uccisione del ragazzo, dalla Confederazione Generale del Lavoro. Le principali organizzazioni sindacali vogliano evitare che i cortei offrano l’occasione di venire utilizzate da parte di gruppi di cui non condividono le pratiche.
Gli elicotteri continuano a roteare nel cielo senza interruzione. I funerali di Alexandros sono previsti per le 15.30 di oggi pomeriggio
Mariangela
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Cari amici , conoscenti e contatti vari ,
Mi sembra giusto , conoscendo i filtri posti al solito dalla stampa italiana impegnare 5 minuti della mia giornata per spiegarvi cosa sta accadendo nel mio bel paese.
Come molti di voi gia sanno, vivo in questo paese stabilmente da oramai 2 anni , residente a Salonicco mi sposto di citta in citta in base al lavoro .
La rivoluzione non è scoppiata da un giorno all’altro , non è un raffreddore che ti svegli una mattina e ti senti i brividi di freddo .
In questo stato il diritto allo studio è reale , alle università si ha accesso solo con esami di ammissione ma chiunque entri non ha idea di cosa sia pagare una retta , pagare per i libri o per la mensa universitaria. Avendo pure la carta d’identità universitaria tutti i servizi pubblici sono a metà prezzo.
Senza contare che in seguito alla rivoluzione del politecnico avvenuta negli anni universitari contro la dittatura dei colonnelli avevamo il diritto di asilo politico all’intero delle varie polis universitarie .
In questo stato il diritto alla salute è reale . Qualsiasi cosa ti accada puoi andare in ospedale senza carta d’identità ed avrai cure mediche di qualsiasi tipo , per quanto ci lametiamo per i lunghi tempi d’attesa.
In questo stato la maggior parte della popolazione vive ancora in paesi con il proprio pollaio e spesso diventano apicultori solo per poter mandare i figli dall’altra parte dello stato a studiare ed avere un futuro migliore , e tutti noi un giorno o l’altro torniamo nella casa della nostra bisnonna a crescere i nostri bimbi nel modo piu naturale possibile. Cantiamo canti popolari , mangiamo i cibi della tradizione e non ci vergognamo di dire che siamo dal paese nonstante le nostre lauree e la nostra posizione sociale.
In questo stato il pane costa ancora 70 cent al kilo , l’acqua ovunque non più di 1 euro per 1.5 lt e tutto e a portata d’uomo .
Il punto è che negli ultimi anni il governo Karamanlis, la versione greca alla tendenza europea alla destra , ha cominciato a mettersi in moto per toglierci tutti questi privilegi.
Volendo insegnarci cosa sono le tasse universitarie , mettendoci a pagare libri , legalizzando le università private , aumentandoci il costo dei farmaci e della vita in generale.
Rendendoci un altro stato vittima della globalizzazione.
Da anni oramai abbiamo le università spesso occupate per interi semestri , scioperi generali delle strutture e dei mezzi non che scioperi degli agricoltori e di tutte le categorie private .
A quanto pare non è servito a molto fino ad ora .
Domenica scorsa durante una delle solite manifestazioni in centro ad Atene un poliziotto ha sparato ad un ragazzino di 15 anni.
Il ragazzo è morto sul colpo.
Ci tengo a precisare come sono assolutamente contraria al fatto che vengano bruciati piccoli negozi e vengano feriti civili e mi sento in dovere di precisare come queste persone non appartengono a nessuna corrente politica , sono hooligans che semplicemente cercano una scusa per saccheggiare.
Sono comunque fiera per le immense manifestazioni pacifiche che si tengono tuttora alle quali partecipano non solo studenti ma gente di ogni età e di ogni classe sociale , della gente che si rifiuta di cambiare e sopratutto che non accetta l’idea che un poliziotto spari ad un quindicenne disarmato , del contadino che occupa la strada con il suo trattore per non perdere il diritto di far studiare i propri figli , per il businessman che non si reca in ufficio contro questa inventata crisi economica .
Ognuno di noi ha il dovere di lottare con tutti i mezzi per mantenere una democrazia conquistata con il sangue.
Non dimentichiamocene in nome del dio denaro .
La rivoluzione non si deve fare con le molotov e con le armi .
La rivoluzione è il coraggio di cercare la verità che si nascondono dietro alle immagini prefabbricate e diffonderla .
Vi ringrazio per il tempo dedicato a questa mail .
E.C.M.
P.S. Il poliziotto che ha commesso questo terribile delitto e gia stato giudicato colpevole , espulso dal corpo e a breve sarà condannato a 15 anni .
Senza tutte queste lotte sociali questo non sarebbe successo .