Vando Tapparini: un pittore dosolese rivalutato

Intervista a Giuseppe Flisi

Il nostro itinerario di oggi approda al MUVi di Viadana, il grande edificio costruito nel 1907 per ospitare le Scuole Elementari e oggi sede del Museo Civico, della Biblioteca Comunale e della Galleria Civica d’Arte Contemporanea. Del Comune di Viadana e della sua ricchezza d’arte e di storia abbiamo già avuto occasione di parlare. La trasmissione di oggi intende segnalare una bella iniziativa di mostra temporanea, dedicata al pittore Vando Tapparini (1908 – 2002) di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. È un altro dei viadanesi illustri (dosolese di nascita) che, grazie alla sensibilità dell’Amministrazione comunale, il MUVI – Galleria Civica d’Arte Contemporanea, ospita dal 23 novembre 2008 all’8 febbraio 2009. Parallelamente alla mostra, intitolata “Vando Tapparini – Il mestiere dell’arte”, esce anche un volume intitolato a “Vando Tapparini (1908-2002) pittore e docente, nel centenario della nascita”, curato da Giuseppe Flisi, della Società Storica Viadanese, che è anche nipote del pittore e che ha raccolto in una bella monografia note biografiche, saggi, disegni, scritti, elaborazioni raffinatissime di schemi di ricamo, modelli per borsette, motivi e disegni in funzione didattica, pagine pubblici-tarie ritratti a matita, caricature, fotografie e immagini delle opere dell’artista.
Ma chi era, in breve, Vando Tapparini e che cosa si devono aspettare di vedere i visitatori del-la rassegna a lui dedicata? L’uomo Tapparini fu, come si ricava dalle note biografiche, persona introversa e schiva, modesta, timida, che non ebbe in vita i riconoscimenti che avrebbe meri-tato. Sì perché l’artista Tapparini fu personaggio molto interessante, che non fu solo pittore ma anche fotografo, attivo nel campo delle arti applicate, insegnante, frequentatore attento degli ambienti artistici della Parma e Milano del suo tempo. Quanto ai dipinti in mostra, davan-ti agli occhi del visitatore sfileranno oli e tempere, in cui compaiono le case e la natura della Bassa, le cabine sul Po, le sue spiagge e i suoi ponti, personaggi e volti, splendide nature morte dai colori bruni accesi di rosso e di verde, paesaggi di pianura attorno agli argini, squarci d’acque e di cielo, strade colorate e silenziose, quasi mai popolate, colte in un sospeso isola-mento pomeridiano. E poi c’è uno straordinario autoritratto, che compare anche come logo del-la mostra, in cui il pittore, ancora giovane, guarda lo spettatore senza sorridere ma con e-spressione enigmatica, che da un lato sembra voler coinvolgere chi guarda, dall’altro sembra valutare, riflettere, trasmettere messaggi non immediati, invitare i destinatari a mantenere le distanze.

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