Lettera aperta al Governo perchè supporti il Pacchetto UE Clima ed Energia

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi

Cc:
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo
Ministro per le Politiche Europee, On. Andrea Ronchi
Ministro degli Affari Esteri, On. Franco Frattini
Ministro dell’Economia e delle Finanze, On. Giulio Tremonti
Ministro dello Sviluppo Economico, On. Claudio Scajola
Camera dei Deputati, Presidente della Commissione Ambiente, On. Angelo Alessandri
Camera dei Deputati, Presidente della Commissione Attività produttive, On. Andrea Gibelli.
Senato, Presidente della Comm. Territorio, Ambiente, Beni Ambientali, On. Antonio D’Alì
Senato, Presidente della Comm. Industria, Commercio, Turismo, On. Cesare Cursi
Onorevole Presidente, Onorevoli Ministri,
Il settore delle energie rinnovabili che rappresentiamo, è uno dei più dinamici ed in più
rapida espansione dell’industria europea: ad oggi conta oltre 400.000 addetti (molti dei quali
in Italia) e ha un giro d’affari superiore a 45 miliardi di euro. Noi riteniamo che l’ingresso
dell’economia italiana in una nuova era energetica, con approvvigionamenti sostenibili, sicuri
ed a costi prevedibili, rappresenti più un vantaggio che un onere per il Paese. Per questo
vorremmo esprimervi tutta la nostra preoccupazione riguardo alla posizione che il Governo
italiano ha assunto in sede europea sul Pacchetto Clima ed Energia.
L’industria delle fonti energetiche rinnovabili, a livello sia italiano che europeo, è fermamente
convinta che, mai come oggi, la rapida adozione del “Pacchetto Clima ed Energia” sia al
contempo una necessità ed un’opportunità, per l’Italia e per l’Unione Europea nel suo
complesso. In questa prospettiva, ci auguriamo che i Capi di Stato e di Governo europei
riaffermino i loro impegni ed adottino con forza e decisione entro quest’anno il Pacchetto
Clima ed Energia.
Le energie rinnovabili non contribuiscono solo alla lotta al cambiamento climatico, ma
rappresentano un’offerta energetica pulita, sostenibile e stabile, creando nuovi posti di lavoro
negli stessi paesi dove l’energia viene prodotta. Stiamo assistendo alla crescita della
competizione globale per la scarsità delle risorse energetiche. Continuare con un approccio
“business as usual” sarebbe dannoso sia per l’Europa sia per l’Italia. In quest’ottica, occorre
guardare avanti e creare nuovi fronti di investimento, generando ricchezza per l’Italia e per
l’Europa attraverso tecnologie innovative anziché continuare con il protezionismo in difesa
dei settori tradizionali.
La lotta contro il cambiamento climatico: un imperativo a lungo termine
“L’attuale crisi finanziaria è superabile e non dovrebbe essere usata come scusa per
l’inazione” ha recentemente dichiarato la Deutsche Bank, uno dei pochi istituti bancari capaci
di registrare utili nell’ultimo quadrimestre 2008. Non solo è necessario mitigare le
conseguenze del cambiamento climatico ma è indispensabile farlo in tempi brevissimi. In
questo contesto il settore delle energie rinnovabili offre una serie di opportunità in costante e
forte crescita.
Alla base di un’efficace programma per combattere simultaneamente cambiamento climatico
e crisi finanziaria vi è l’investimento di risorse pubbliche nel settore delle energie rinnovabili.
Oltre a fornire una risposta molto più mirata alla riduzione delle emissioni di gas serra, tali
investimenti stimolerebbero la domanda, rilanciando al contempo l’intera economia italiana e
creando nuovi impieghi in quei settori industriali connessi alla produzione energetica da fonti
rinnovabili.
La lotta contro il cambiamento climatico: un’opportunità economica
Più che come una necessità, queste misure dovrebbero essere intese positivamente come
l’opportunità per le imprese italiane di entrare nel business delle rinnovabili: un business che
tra 2006 e 2007, a livello globale, ha registrato una crescita di investimenti pari al 60%.
Solo nel 2007, più di ottanta miliardi di euro sono stati investiti in nuova capacità produttiva,
impianti manifatturieri, ricerca e sviluppo.
La crescita del settore negli scorsi anni è stata tanto rapida che alcuni Stati Membri
potrebbero sottovalutare l’attuale stato dell’arte nel campo delle energie rinnovabili
portandoli a sottostimarne il potenziale di crescita.
Il costo della lotta al cambiamento climatico
In un suo importante rapporto, Nicholas Stern, ex capo economista della Banca Mondiale, ha
stimato che i costi dell’inazione di fronte al cambiamento climatico sarebbero notevolmente
maggiori rispetto ai costi degli interventi necessari: ogni anno il non fare potrebbe costare
dal 5% al 20% del Pil. Si tratta di cifre nettamente maggiori sia alle perdite causate
dall’attuale rallentamento economico, sia agli sforzi necessari al cambiamento della struttura
di fornitura energetica.
Vale la pena ricordare che i consumatori italiani sono costretti a sostenere prezzi per
l’acquisto dell’energia elettrica in media superiori del 45% rispetto a quelli degli altri paesi
europei a causa della forte dipendenza italiana dalle importazioni di gas e petrolio per la
produzione di energia elettrica. Una situazione, questa, aggravata dall’aumento della
dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas che tra il 1990 e 2004 sono cresciute del
118%.
Nello stesso periodo, il prezzo delle energie rinnovabili ha registrato una diminuzione tanto
consistente da colmare il distacco con il costo dell’energia prodotta da fonti convenzionali. La
maggior parte delle fonti rinnovabili permette, tanto oggi come nel futuro, di produrre
energia senza costi di combustibile, mentre altre hanno comunque costi prevedibili. I
maggior costi di investimento iniziale delle fonti rinnovabili sono ampiamente compensati dal
risparmio sui costi di combustibile e dalla creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo la
Commissione Europea, con il raggiungimento del target previsto del 17% di energie
rinnovabili entro il 2020, l’Italia ridurrebbe sensibilmente la sua dipendenza energetica dalle
importazioni di gas e petrolio con un risparmio di circa 7,6 miliardi di euro.
Come elemento del Pacchetto Clima ed Energia, la direttiva proposta dalla Commissione per
la promozione delle fonti rinnovabili aiuterebbe l’Italia a far fronte ad alcune delle sue criticità
più urgenti.
Ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche
L’Italia dipende dall’importazione di energia in modo maggiore rispetto agli altri Paesi
europei. Nel 2005 le importazioni rappresentavano più dell’86,8% del fabbisogno energetico
italiano. Oggi l’Italia è il quarto importatore di gas ed il settimo paese importatore di greggio
a livello mondiale. Lo sviluppo del settore delle fonti energetiche rinnovabili ridurrà questa
forte dipendenza e renderà l’Italia più indipendente e meno e vulnerabile. Altre realtà
europee hanno già scelto le energie rinnovabili come soluzione vincente per le loro economie
energetiche nazionali.
In Danimarca, ad esempio, l’energia eolica rappresenta il 20% della produzione energetica
nazionale. Questo ha permesso alla Danimarca di svincolarsi dalla fluttuazione dei prezzi del
gas, rendendola uno dei cinque paesi più competitivi al mondo.
Stimolare l’occupazione interna
In Italia il settore delle energie rinnovabili si è già mostrato una importante risorsa per la
creazione di posti di lavoro e mostra enormi potenzialità occupazionali per il futuro. In
Germania, passando dal 4,5% di energia prodotta da fonti rinnovabili nel 1999 al 15% nel
2007, il settore delle rinnovabili ha determinato un incremento dell’occupazione di 249.500
addetti, con costi assai ridotti e cospicui benefici in termini di sicurezza della fornitura
energetica.
Rispettare gli impegni del Protocollo di Kyoto
Le fonti energetiche rinnovabili possono dare un concreto e significativo contributo alla
riduzione delle emissioni di anidride carbonica ed aiutare l’Italia a rispettare i suoi impegni
internazionali. Per raggiungere gli obbiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, l’Italia si era
impegnata a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di anidride carbonica del 6,5%
rispetto ai livelli del 1990. La situazione attuale purtroppo vede, invece, le emissioni italiane
aumentate del 12%: i livelli attuali richiedono dunque un maggiore impegno rispetto a quelli
originari, incrementando la riduzione necessaria oltre il 18% rispetto ai livelli del 1990. Lo
sviluppo delle energie rinnovabili contribuirebbe massicciamente a ridurre questo scarto
aiutando l’Italia a mantenere gli impegni presi a livello internazionale.
Investire nel settore delle energie rinnovabili
L’Italia ha un enorme potenziale nel settore delle energie rinnovabili. Tra 2002 e 2006 la
produzione italiana di elettricità da biomasse, dall’eolico e dal fotovoltaico è raddoppiata.
Negli ultimi tre anni l’industria eolica è cresciuta del 30% l’anno nonostante i numerosi
problemi legati alle procedure amministrative necessarie all’ottenimento dei permessi e alla
connessione alla rete elettrica. Questo settore ha un potenziale tecnico-sociale stimato
intorno ai 14.000 MW al 2020.
Il settore del mini e micro idroelettrico (un settore a ridottissimo impatto ambientale)
presenta anch’esso un grande potenziale, stimato in 1.500-2.000 MW di capacità installabile
entro il 2020.
Il mercato italiano delle “stufe a pellet” è il più grande in Europa e necessita ora di maggiore
stabilità e chiarezza legislativa per crescere ulteriormente: se l’Italia riuscisse a massimizzare
il suo potenziale ecocompatibile di biomasse, entro il 2030 produrrebbe diciotto milioni di
tonnellate equivalenti di petrolio all’anno di energia primaria e risparmierebbe quarantotto
tonnellate equivalenti di anidride carbonica all’anno.
L’Italia ha il terzo mercato di biodisel in Europa. Con venti impianti di produzione, le
compagnie italiane di biodiesel riescono oggi a dispiegare una capacità produttiva di ben
1.566.000 tonnellate con previsioni di espansione a due milioni di tonnellate tra 2009 e
2010. Tale capacità permette già all’Italia di raggiungere l’obbiettivo di una quota di
biocarburanti rispetto a tutti i carburanti scambiati sul mercato nazionale pari al 3% entro il
2009. Il settore ha sperimentato una crescita esponenziale e i biocarburanti prodotti in Italia
sono oggi sia venduti sul mercato interno sia esportati in Germania, Francia, Austria e
Spagna.
Il giro d’affari del mercato del fotovoltaico in Italia è cresciuto da venticinque milioni di euro
nel 2005 a quattrocento milioni di euro nel 2007. Tale mercato possiede il potenziale
adeguato per affermarsi a livello mondiale grazie soprattutto alle sue capacità nel settore
manifatturiero italiano . Tra il 2010 ed il 2012 l’Italia sarà probabilmente il primo Paese
europeo a raggiungere il pareggio fra il costo dell’elettricità prodotta da fonti convenzionali e
quella prodotta con tecnologia fotovoltaica. La capacità installata di fotovoltaico in Italia
continuerà ad aumentare tasso di crescita annuale sostenuto (la stima è di circa il 70% per il
prossimo anno). L’Italia produce, inoltre, il 90% dell’energia geotermica europea e gli analisti
stimano che l’Italia abbia il maggior potenziale geotermico pro capite a livello mondiale.
In conclusione, spetta dunque solo all’Italia, con l’aiuto del Pacchetto Ue Clima ed Energia,
scegliere di attingere all’enorme potenziale delle energie rinnovabili ed investire in un
mercato con enormi possibilità di sviluppo futuro.
Vi esortiamo dunque ad assicurare un solido e convinto appoggio al Pacchetto Clima ed
Energia perché questo possa essere approvato entro quest’anno in vista di una futura offerta
energetica sostenibile, sicura e competitiva per l’Italia e per tutta l’Unione Europea.
Cordialmente,
APER
Con ilCon il supporto di EREC ed i suoi membri:
EREC (Consiglio Europeo Energie Rinnovabili)
AEBIOM (Associazione Europea Biomasse)
eBIO (Associazione Europea Combustibile Bioetanolo)
EGEC (Consiglio Europeo Energia Geotermica)
EPIA (Associazione Europea Industria Fotovoltaica)
ESHA (Associazione Europea Micro-idroelettrico)
ESTIF (Federazione Europea Industria del Solare Termico)
EUBIA (Associatione Europea Industria delle Biomasse)
EWEA (Associazione Europea Energia Eolica)
EUREC Agency (Associazione Europea Centri di Ricerca sulle Energie
Rinnovabili)
EREF (Federazione Europea Energie Rinnovabili)
EU-OEA (Associazione Europea Energia Oceanica)
ESTELA (Associazione Europea Elettricità da Solare Termico)
EBB

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