“Non basta. Non basta né “stare allegri”

di Davide Giacalone

“Non basta. Non basta né “stare allegri” (Governo versione Berlusconi), né evocare “la fine del mondo” (Governo versione Tremonti). Anzi, è deleterio presentare agli occhi di un Paese che cerca disperatamente di capire cosa gli sta succedendo intorno, un esecutivo che al proprio interno valuta e affronta la crisi in modo diametralmente opposto”. Bisogna ridare fiducia agli italiani, quella “commodity che non si crea con la politica falsamente rassicurativa del sorriso e della pacca sulla spalla, né tantomeno con quella del dar la colpa alla “globalizzazione cattiva”, facendo intendere che la crisi è planetaria e noi non ci possiamo fare granché” ha commentato Enrico Cisnetto nella sua rubrica settimanale de Il Foglio.

Rievocare il mito del “cesarismo” non giova né alla maggioranza né all’opposizione. La guerriglia su leadership e alleanze che si sta combattendo in seno al Partito democratico, così come la querelle sull’entità dei finanziamenti da stanziare e i settori sociali da privilegiare esplosa nella maggioranza mettono in evidenza ancora una volta la “miopia e la faziosità” della classe dirigente politica di fronte all’esigenza primaria di ridare slancio all’economia dei Paesi colpiti dalla crisi, di cui ha parlato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la sua lectio magistralis, tenuta all’Auditorium dell’Università ebraica di Gerusalemme.

“In Italia tarda a farsi strada l’esigenza che si ponga in essere una terapia d’urto. Serve un impulso forte, una manovra choc: ancor più efficace potrà essere, se riuscirà a combinarsi con iniziative altrettanto forti a livello europeo. E qui si potrebbero sperimentare forme di convergenza tra le diverse forze politiche. Una valida azione di contrasto richiederebbe che a promuoverla siano forze salde, estese, capaci di resistere all’offensiva della stessa crisi”. Ha commentato Angelo De Mattia.

“Deprimersi è negativo, ma non basta tenere alto l’umore”, aggiunge Davide Giacalone. “Servono tagli alla spesa pubblica improduttiva, tagli dei privilegi ed impiego dei soldi per investimenti. Una rivoluzione politica, prima che economica, che dovrebbero farla soprattutto i più giovani.

Un altro ’68. Quello vero, da cui emerga una classe dirigente leader in grado di traghettare il Paese verso una nuova fase di rilancio e sviluppo. Una “rivoluzione borghese” dunque per costruire il futuro. Questo uno dei tempi centrali del dibattito che si svolgerà nell’ambito del 3° Workshop Intergenerazionale Itaka “Le energie del cambiamento” a seguito della presentazione della Fondazione costituita in memoria di Giuliano Gennaio, giovane italiano di ispirazione liberarle esempio di apertura sociale e impegno civile, che aveva a cuore i progetti a favore delle nuove generazioni, credeva nel primato dell'individuo e promuoveva la creazione di reti tra individui; sosteneva la cultura dell'innovazione e lavorava per un'Europa integrata, libera, unita nella diversità, attenta al ricambio di classe dirigente e proiettata nel futuro. (Terza Repubblica)

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