DALLA STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO/ LA VOCE DEGLI ITALIANI (PARIGI)/ PER GRAZIA RICEVUTA… OVVEROSIA…

(Norma D’Asdiala voce degli italianiaise)
Consigliere Comites Parigi

PARIGI aise – in loco gli italiani che risiedono all'estero è entrato formalmente in
vigore il 14 maggio 2003. Dopo mezzo secolo, il diritto all'esercizio di
voto ci è stato accordato. Le ragioni di queste lungaggini sono più che
evidenti: 4 milioni di cittadini italiani all'estero (senza contare gli
aventi diritti al voto, non recensiti nelle varie anagrafi estere) sono
sempre state una vera incognita, sia per la destra, che per la sinistra,
quindi un ago della bilancia incontrollabile. L'aver ottenuto questo
sacrosanto diritto costituzionale, il voto, è stato annunciato in gran
fanfara, con commoventi sviolinate, il miracolo si era avverato, una vera
grazia ricevuta! Solo che con estrema disinvoltura si è omesso di dire e di
dirci: per quale “ragione di Stato”, o per quale altra ragione, si è
modificato l'articolo 48 della Costituzione? visto che, quando si elimina
l'impossibile, resta solo l'improbabile, vorreste spiegarci il perché di
questa decisione? con la nuova legge, varata appositamente per farci
votare, gli italiani all'estero, potranno partecipare a tutte le elezioni a
venire, cioè, le politiche, le legislative, le regionali, ecc… o avranno
limitazioni? perché l'articolo 8 della nuova legge ci accorda solo 12
deputati e 6 senatori? ed infine perché non possiamo votare per dei
candidati residenti in Italia, ma solo ed esclusivamente per dei candidati
residenti fuori dai confini nazionali? >>. Inizia con queste riflessioni
l'articolo a firma del consigliere del Comites di Parigi, Norma d'Asdia,
pubblicato sull'ultimo numero del “La Voce degli Italiani”, trimestrale
edito a Parigi in lingua italiana.
visto che autorevoli esperti in materia hanno sollevato dubbi sulla
costituzionalità stessa del voto accordatoci. Il Professor Fulco Lachester,
ordinario di diritto costituzionale e Preside della facoltà di Scienze
Politiche all'Università La Sapienza di Roma, ha pubblicato un lungo
articolo in merito, dove fra l'altro asserisce: “…voglio sottolineare,
però, che io non auspico che la legge venga impugnata, penso solo che
faccia acqua da molte parti e ci sono molti punti sulla quale potrebbe
venire attaccata”.
L'articolo n.8, ha suscitato vere battaglie a Montecitorio e ha fatto dire
all'Onorevole Intini: “…l'articolo 56 della Costituzione stabilisce che
tutti i cittadini italiani possano essere eletti in Parlamento: non
introduce nessuna limitazione e guai se lo facesse. La legge ordinaria non
può porre limitazione alla Costituzione. …Diciamo la verità”, conclude
Intini, “una norma cosi strana, che vieta ai cittadini italiani residenti
in Italia di essere candidati, nasce da una ragione pratica: gli addetti ai
lavori, professionisti dell'emigrazione si sono già spartiti i posti”.
Una cosa è certa, le “stranezze”, se vogliamo anche noi così chiamarle,
abbondano. Ad esempio, in Italia ci sono, per una popolazione di 56.778.031
abitanti, 630 deputati. C'è una corrispondenza fra il numero dei deputati e
il numero degli abitanti? Sì e si procede in questo modo: bisogna dividere
la popolazione italiana (56.778.031) per il numero dei deputati (630), il
quoziente così ottenuto (90.123) indica il numero di abitanti che dà
diritto ad avere un deputato. Allora, se la matematica non è un'opinione e
se la legge fosse uguale per tutti, la circoscrizione estero quanti
deputati dovrebbe avere? Il calcolo è elementare: abitanti circoscrizioni
in Italia 56.778.031 + abitanti circoscrizione estero 4.000.000 =
60.778.031 (totale della popolazione italiana). Dividendo allora 60.778.031
per 630 (numero dei deputati), il quoziente ottenuto è di 96.473 e indica
il numero di abitanti che da diritto ad avere un deputato. Conclusione:
legalmente e di diritto, quanti deputati dovrebbe avere la circoscrizione
estero? Esattamente 41, invece di 12, perché 4.000.000 : 96.473 = 41. A
titolo indicativo, la regione Lombardia ha 98 deputati. Non voglio
affliggervi con altri calcoli, ma anche i 6 senatori che ci hanno accordato
(bontà loro) sono un proporzione fantasista.
Altra stranezza, che non si spiega, è l'imposizione di votare solo per dei
candidati residenti fuori dai confini nazionali. Soprattutto se si pensa
che gli italiani all'estero sono già largamente rappresentati presso il
Governo dal C.G.I.E. (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero).>>.
L'articolo riporta a questo punto parte dello statuto del C.G.I.E. stesso.
e regolamentato dal D.P.R. 14 settembre 1998, n. 329, è il consulente del
Governo e del Parlamento sui grandi temi di interesse per gli italiani
all'estero. Esso rappresenta il primo passo nel processo di sviluppo della
“partecipazione” attiva alla vita politica del paese da parte delle
collettività italiane nel mondo e costituisce l'organismo essenziale per il
loro collegamento permanente con l'Italia. Il Consiglio Generale degli
Italiani all'Estero è costituito dall'Assemblea plenaria, dalle Commissioni
Continentali e dalle Commissioni Tematiche.
Esso è composto da 94 membri, di cui 65 eletti direttamente dagli italiani
all'estero attraverso le assemblee elettorali locali (le ultime elezioni
hanno avuto luogo il 24 e 25 ottobre 1998) e 29 nominati, con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, su designazione delle organizzazioni
nazionali dell'emigrazione, dei partiti con rappresentanza parlamentare,
dei sindacati, dei patronati e di altri organismi. Il Presidente del CGIE è
il Ministro degli Affari Esteri, mentre sono elettive le cariche di
Segretario Generale (che convoca l'Assemblea plenaria e il Comitato di
Presidenza, ne dirige i lavori e dà esecuzione alle decisioni assunte), dei
quattro Vice Segretari Generali per le tre aree geografiche (Europa e
Africa del Nord; America Latina; Paesi Anglofoni Extraeuropei) e per il
gruppo dei membri nominati dal Governo e del Comitato di Presidenza
(composto in totale.>>.
Norma d'Asdia prosegue, poi, affermando che <è ancora quella che ha come oggetto le liste che designeranno i nostri
deputati e senatori. Il nostro Ministro, diventato improvvisamente adepto
del pensiero unico, ha dichiarato per queste liste a venire un “netto no ai
partiti” (sic). A questo proposito e per questo “sproposito”, vorrei fare
notare che, per fortuna o purtroppo, in democrazia si vota e, quando si
vota per eleggere un Governo, un deputato, un senatore o altro, il voto è
per forza di cose politico. Cosa significa, quindi, questo veto a liste
politiche? Indiscutibilmente questa decisione è vessatoria! Non bisogna
confondere il voto per eleggere i deputati con il voto per eleggere Miss
Italia o con quello per scegliere le canzonette di Sanremo. Purtroppo il
nostro problema all'estero, non è la politica, ma è chi fa la politica.
In effetti e al di là di tutta considerazione, resta la realtà di questa
vera nebulosa riguardante l'elezione dei nostri futuri candidati: di
chiacchiere se ne fanno molte, ma, in pratica e in definitiva, chi potrà
candidarsi? Non certo il signor Bianchi o il signor Rossi,
dell'Associazione regionale Tal dei Tali, che non ha nessun finanziamento,
ma piuttosto potranno farlo il signor Pinco o il signor Pallino, dipendenti
di Enti Italiani e da quest'ultimi finanziati, come per esempio esponenti
del C.G.I.E, o di altri Enti ufficiosi. Questo veto di Tremaglia, eminente
esponente del partito Alleanza Nazionale, fondatore e tuttora leader del
C.T.I.M. (Comitato Tricolore Italiani nel Mondo) organismo del suo partito,
stupisce tanto più perché, pur essendo oggi lui il Ministro del M.I.M.
(Ministero degli Italiani nel Mondo), non si priva di comunicare con gli
italiani all'estero e chiede a loro di comunicare, attraverso il C.T.I.M.,
oggi più presente che mai. Ma questo è un suo pieno diritto. Allora, di
grazia, non ci tolga i nostri diritti, altrimenti sarebbe un predicare
bene, ma un razzolare male!
Anche il buonismo improvviso dell'Onorevole Tremaglia, le sue citazioni
balsamiche – e ve ne diamo una: “i nemici di ieri sono gli amici di oggi” –
ci lasciano più che perplessi, perché per noi non si tratta di avere amici
o nemici, ma solo di avere rappresentanti che facciano la sola politica che
c'interessi, “quella a favore delle nostre comunità”.
Per questa ragione il voto, ma quello secondo la Costituzione, cioè senza
nessuna restrizione, era fondamentale. O forse, come è stato predetto, gli
addetti ai lavori si sono già spartiti i posti? Quindi c'interroghiamo e
interroghiamo il Ministro Tremaglia, a questo proposito, perché non si
vorrebbe che, con tutti questi giri di boa, “ci cambiassero la bottiglia,
ma ci servissero ancora lo stesso vino”.
Conclusione, nell'insieme, i connazionali all'estero, cioè “la base”, manca
totalmente d'informazione e la più gran parte ignora l'esistenza degli
innumerevoli Enti e Organismi, che sono stati istituiti e a loro destinati.
Quindi ignora che il Governo ha stanziato miliardi di lire ed ora milioni
di euro per le nostre comunità all'estero. Da qui il disinteresse
crescente, alla propria italianità. La prova lampante ne è la percentuale
dei votanti, per le elezioni dei Comites o per le Europee. Da notare che il
numero dei votanti è significativo ed è proporzionato nelle varie
circoscrizioni, al lavoro più o meno svolto da questi Enti. Oggi, nel 2003,
un cambiamento s'impone, molti di questi Organismi, perlomeno in Europa,
sono completamente obsoleti, non servono a nulla, se non a tenere scranni e
a difendere interessi di bottega. Ne consegue un enorme sperpero di
quattrini, che sarebbe invece giusto ripartire a chi ne ha veramente
bisogno. Le Associazioni, per mancanza totale di sovvenzioni scompaiono,
mancano i fondi per aiutare i connazionali nel bisogno e la lista è lunga.
Molti di noi hanno segnalato abusi e soprusi di questo sistema alle
Autorità in loco e a quelle in Italia, ma invano e non solo. Perché questo
“sistema”, che non ammette il dissenso, ma solo il consenso, se parli, ti
mette pure alla gogna. Non ci resta che attendere e auspicare veri
cambiamenti, nel frattempo, sarebbe opportuno essere un po' più concreti e
un po' meno discreti nell'informare la comunità italiana delle decisioni
prese, visto che quest'ultime la riguardano in prima persona. Noi, a nostro
modesto livello, cari lettori, cerchiamo di dare l'informazione, ma non
essendo nella cerchia degli iniziati, non possiamo dirvi di più. Terminiamo
con un pensiero di Schiller: “i voti si devono pesare e non contare”.>>.

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