di Ricky Filosa
“I connazionali residenti oltre confine fanno tanta, tanta fatica a capire in che cosa è migliorata la loro vita quotidiana da quando ci sono i nostri 18, nostri ripeto, di tutti noi italiani nel mondo, e non – o meglio, non solo – di Roma e dei suoi Palazzi”
Accipicchia quanto “auspicano” questi parlamentari eletti all'estero. Auspicano, auspicano, e ancora auspicano: ma non dovremmo essere piuttosto noi, poveri disgraziati residenti oltre confine, ad “auspicare” che loro facciano il loro lavoro?
Invece no, auspicano loro: perchè invece non si danno una mossa e non ci fanno capire qual è la differenza fra il prima e il dopo “eletti”? Cioè, fra quando ancora gli italiani all'estero non avevano dei propri rappresentanti in parlamento, e adesso che invece 18 parlamentari sono stati mandati a Roma direttamente con il voto degli italiani nel mondo?
La finiscano con la retorica, e cerchino di salvare la faccia facendo qualcosa. E ci accontentiamo di qualcosa, in cambio di privilegi che a quanto pare durano oltre il loro passaggio in parlamento. A leggere i giornali, perfino Pallaro, trombato in queste elezioni, riceverà per altri tre anni finanziamenti che sono da capogiro per un qualsiasi poverocristo. La casta che invece di sparire prolifera? Certo, c'è da capire Tremonti, se storce il naso solo a sentirli nominare.
Per noi, che seguiamo giorno dopo giorno il lavoro di tutti gli eletti oltre confine, è difficile capire la differenza tra il prima e il dopo: figuriamoci per chi non mastica politica, o per chi non conosce questa “nicchia” a cui, bene o male, apparteniamo anche noi.
Sì, la nicchia degli italiani all'estero, di tutto ciò che riguarda la politica ad essi legata, le istituzioni, gli organismi, i comitati… E poi ancora deputati e senatori, che la poltrona su cui sedersi l'hanno avuta, e se la godono, mentre il piatto del cambiamento piange e si svuota sempre più.
I connazionali residenti oltre confine fanno tanta, tanta fatica a capire in che cosa è migliorata la loro vita quotidiana da quando ci sono i nostri 18, nostri ripeto, di tutti noi italiani nel mondo, e non – o meglio, non solo – di Roma e dei suoi Palazzi.
“Anvedi” quanto auspicano, e “anvedi” quanto poco riescono a ottenere. Inutile prenderci in giro, in parlamento contano meno di zero: del resto, è stato chiaro a tutti fin da subito, appena saputi i risultati elettorali di aprile 2008. La musica è cambiata, gli equilibri all'interno delle Aule non sono più gli stessi, e allora tiè agli eletti all'estero; quelli che tanto ci hanno fatto disperare dal 2006 in occasione di ogni finanziaria, con Pallaro che chiedeva solo per sè e la sua Argentina, e che un giorno diceva una cosa e il giorno dopo un'altra; tiè agli eletti all'estero, tutti, che quando abbiamo provato a coinvolgerli e a trattarli con rispetto, sono andati a inventarsi la qualunque a giornali e tivvù. Ce lo ricordiamo tutti Randazzo, senatore unionista che nella scorsa legislatura, invitato da Berlusconi a colazione per parlare di eventuali strategie, ha poi spifferato a modo suo i termini dell'incontro a destra e a manca, conquistandosi quei cinque minuti di pubblicità e celebrità (?) su giornali e televisioni, ma scomparendo immediatamente dopo.
E allora? E' tempo che questi 18 si diano una svegliata, perchè qui sono i risultati che contano, e di risultati concreti noi non riusciamo a vederne. E a chi ci dice che scriviamo sempre le stesse cose, rispondiamo che continueremo a farlo: fino a quando per noi italiani all'estero le cose non saranno veramente cambiate. In positivo. Definitivamente.
http://www.italiachiamaitalia.net/news/124/ARTICLE/11886/2008-11-14.html
Ricky Filosa – Italia chiama Italia
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