RIFLESSIONI SUI TAGLI ALLA SCUOLA ED AGLI ISTITUTI DI CULTURA

Intervento dell’On. Gianni Farina alla Camera dei Deputati

Nel lontano 1889, con la legge Crispi, il governo del Re promuove la diffusione della lingua nazionale mediante l’erogazione di sussidi agli istituti scolastici ivi esistenti e la costituzione di istituti scolastici statali.
Gli istituti statali hanno carattere laico e si uniformano su quelli esistenti in patria.
Il significato più autentico di un interesse dello stato sin dagli albori della sua costituzione nazionale unitaria.
Il problema che abbiamo di fronte, alla luce dei drammatici tagli ai finanziamenti dei corsi di lingua e cultura nel mondo e lo dico nei termini più semplici, è questo: cosa dobbiamo dire a quel giovanetto che vive in uno sperduto villaggio della Baviera o della Sassonia e che all’interno della famiglia si esprime e dialoga con il dialetto delle sue origini o con lo stentato tedesco dei suoi padri.

Ora io vorrei che questo ragazzo possa tra qualche anno raccontare questa storia.
A sei anni sono andato a scuola a Wolsburg e ho imparato il tedesco, nella stessa scuola ho appreso l’italiano e ho contribuito ad insegnarlo agli alunni tedeschi e adesso vorrei scoprire la Calabria, la terra dei miei padri e chissà?, insegnare l’italiano e il tedesco in una scuola di Cosenza.
Non c’è dubbio che la realtà di oggi richieda ragazzi e uomini che sappiano più lingue, che conoscano più culture.
Per cui, anche se può apparire figlia di una certa utopia, l’espressione, possedere varie culture, varie lingue, essere passati attraverso molteplici esperienze sia pure traumatiche, può diventare un vantaggio per sé, e anche un elemento di progresso per tutta la comunità in cui si vive.
L’istruzione che noi giustamente rivendichiamo come diritto chiedendo il compiuto ripristino dei finanziamenti dello stato diventa anche un contributo al progresso generale delle società in cui viviamo, ad una comunicazione più profonda tra gli uomini, a una comprensione da cui nasce lo spirito solidale e convivente.
C’è in quei tagli il sintomo della trascuratezza, la noncuranza e l’oblio frutto di una abissale ignoranza della storia e della ricchezza dell’emigrazione e delle comunità italiane nel mondo.
I rischi ci sono.
La lotta diventa più aspra in Italia ed anche per noi in Svizzera, perché le difficoltà sono reali, finanza prima ,economia poi, attraversano una fase persino drammatica,i bilanci sono dissestati e si cercherà di scaricare ancora i costi sulla pelle dei più deboli.
Un insigne studioso di italiano a Zurigo ricordava tempo fa che all’inizio del secolo ventesimo fu introdotta la politica della lesina (oggi si direbbe della scure) con un decreto governativo che chiuse 50 delle novantanove scuole italiane all’estero.
Temo che ci avviamo verso una situazione simile e in più campi.
È la scuola in generale e non solo, che viene minacciata, il diritto all’apprendimento, il sogno di una compiuta cittadinanza per cittadini e cittadine della nuova Europa e del mondo.

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