Il 12 dicembre sciopero generale nelle Università
Le manifestazioni del mondo studentesco a protesta contro la legge Gelmini, hanno segnato la vita politica della nazione. L’Italia, paese fortemente arretrato al cospetto di altre realtà occidentali senza considerare la spinta asiatica che ci sopraffarà del tutto nel breve periodo, non investe in innovazione.
E’, per dirla alla romanesca, un paese di impuniti. Non ci accontentiamo mai della nostra mediocrità alla quale si sopperisce solo con una dose di edonismo veramente strabiliante.
Se tagli all’istruzione ed all’Università si sono avuti in Italia a maggior ragione, siamo certi, vi saranno tagli per gli Istituti di cultura e di lingua italiana nel mondo.
La Lega Nord Padania, governa questo paese. Lo governa occupando una posizione privilegiata all’interno dell’esecutivo con la forza dei consensi ottenuti alle scorse elezioni.
La Lega Nord Padania, non è un partito italiano stando a quanto i suoi componenti affermano e non per lo spregio a tutte le istituzioni ed ai simboli della Repubblica, bandiera, inno e storia Garibaldi compreso, ma per la loro pedissequa ostinazione a dimostrare di essere Padani.
La nazione Padana, quindi, è una enclave nazionale ma che con l’Italia non può che avere rapporti diplomatici. Eppure, la Lega Nord Padania è nel Parlamento italiano a pieno titolo.
Nei riguardi degli italiani all’estero, la sua posizione è assolutamente di chiusura. Chiusura totale anzi. Manca addirittura del più elementare degli approcci. Se fosse per la Lega Nord, il voto all’estero sarebbe abolito oggi stesso. E non è detto che non provveda in questo senso in occasione della revisione della legge elettorale nazionale.
La scuola, dicevo. Viene di pensare ai corsi di lingua e cultura italiana all’estero. Se affermassimo che, tanto ci dà tanto, allora arriveremmo facilmente a capire. Ma di quali corsi stiamo parlando?
Quelli cui la gente italiana all’estero affida i suoi giovani per conservare la lingua e la cultura per non diventare stranieri e continuare ad essere italiani a pieno titolo? Gli stessi corsi che permetterebbero di far conoscere l’Italia all’estero? Quelli di cui ogni deputato si fa a giusta ragione paladino in ogni suo comunicato e convegno tra connazionali? Se è di questo che parliamo, allora, stendiamo un velo pietoso. E’ impensabile che per l’estero sia adottato un diverso atteggiamento politico. Come mai allora si continua a predicare il ritornello dei corsi della lingua e della cultura italiana all’estero?
Insomma, perché non la smettiamo di lusingare la gente? Errare, bene, ma continuare errando non sembra essere “onorevole”.
E’ veramente arduo sostenere che, a fronte dei tagli alla spesa per l’istruzione in Italia, corrisponderanno invece investimenti nello stesso settore all’estero.
Magari succedesse ma è una favola e a voler considerare la buona fede dei parlamentari il giudizio non può che spostarsi sulla effettiva incapacità di analisi dei fatti della politica.
Sarebbe invece auspicabile dire come stanno le cose prendendo il toro per le corna. Se i parlamentari eletti all’estero si incatenassero almeno per protesta fuori Montecitorio otterrebbero se non altro due risultati immediati ed importanti: in primo luogo porrebbero in essere un’azione forte a sostegno degli italiani all’estero, in secondo luogo, i media nazionali che sino ad oggi li hanno letteralmente snobbati si occuperebbero finalmente di loro.
Ma anche questa è una favola.
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