No al decreto Gelmini, ma lasciamo stare Napolitano

Circola in questi giorni nel web un appello da inviare al Presidente della Repubblica per chiedergli di non firmare la Legge di conversione del decreto Gelmini (non appena arrivera’ sul suo tavolo entro 60 giorni circa).

Preciso innanzitutto che il decreto “Gelmini” non mi piace e farei tutto cio’ che e’ possibile e conveniente pur di affossarlo, purche’ sia, per l’appunto, conveniente.

Il decreto “Gelmini” non mi piace, oltre che per i suoi contenuti, anche perche’ mi pare che la dott.sa Gelmini, paracadutata al vertice del “Ministero dell’Istruzione, Universita’ e Ricerca” da una scelta personalissima di Berlusconi, veramente abbia non solo pochi numeri per coprire una poltrona cosi’ importante, ma tanto meno ha quel minimo di esperienza dalla quale avrebbe potuto trarre illuminazione per suggerire la legge che si avvia a prendere il suo nome.

Dalla sua biografia personale, tratta dal sito del suo Ministero, apprendiamo infatti che l’avvocato Mariastella Gelmini e’:

“Nata a Leno, in provincia di Brescia, il 1° luglio del 1973. Avvocato, è specializzata in diritto amministrativo.

Entrata in Forza Italia sin dal 1994, nel 1998 è stata prima degli eletti al Comune di Desenzano, ricoprendo sino al 2002 la carica di Presidente del Consiglio Comunale.

Dal 2002 è stata assessore al Territorio della Provincia di Brescia e, dal 2004, assessore all'Agricoltura.

Prima degli eletti nella circoscrizione di Brescia per Forza Italia, entra nel Consiglio Regionale della Lombardia nell'aprile del 2005.

Il mese successivo è nominata da Silvio Berlusconi coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia.

Nel 2006 è eletta per la prima volta alla Camera dei Deputati per la XV legislatura, dove è stata membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e della II Commissione giustizia.

Nel 2008 è stata riconfermata alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lombardia II nelle liste del Popolo della Libertà per la XVI legislatura ed è stata nominata ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica nel IV Governo Berlusconi.”

Dalla sua biografia sembra quindi che la sua esperienza in campo scolastico non sia superiore a quella di ciascuno di noi che ha frequentato la scuola fino al livello universitario, e che pertanto il principale requisito della Gelmini, che ha portato Berlusconi a sceglierla come ministro, sia unicamente quello dell’assoluto spirito di servizio verso il partito di Forza Italia prima, e poi del Popolo delle Liberta’. Un requisito che puo’ perfettamente conciliarsi con l’idea di partitocrazia sviluppata da Berlusconi (e altri), ma assai poco coincide con l’idea di una amministrazione efficiente e al servizio del cittadino che imporrebbe un sano principio di vera democrazia.

Tuttavia non sono d’accordo con la richiesta di firmare l’appello a Napolitano e qui spiego il perche’.

Non lo firmo non perche’ non mi piaccia. E’ giusto nello spirito, ma espone il Presidente ad un rischio estremo ed inutile.

Se davvero, anche con una montagna di persone che glie lo chiedono facesse questa cosa, il risultato sarebbe che potrebbe mandare al Parlamento:

un messaggio di richiamo corretto, ma blando; che come gli altri precedenti finirebbe del tutto inascoltato (perche’ non e’ lui l’uomo forte del paese, ma Berlusconi)
un messaggio di richiamo forte e contenente richieste di modifica; che lo metterebbe di traverso ad un fiume impetuoso e ne verrebbe travolto.
Nel primo caso il messaggio lascerebbe il tempo che trova (come i suoi precedenti). Nel secondo caso in pochissimo tempo partirebbe una potentissima campagna denigratoria contro di lui dal sistema mediatico e verrebbe in breve tempo spazzato via (costretto alle dimissioni).

Attualmente Sua eccellenza evita di attaccare ad ogni buona occasione il Capo dello Stato solo perche’ … gli fa comodo.

Ovvero gli tiene il posto occupato. Basta fare due conticini per capirlo.

Il mandato presidenziale di Napolitano, che e’ di sette anni ed e’ cominciato circa due anni fa, scade pressoche’ contemporaneamente a quello di Berlusconi, la cui legislatura dura cinque anni.

Quindi a fine legislatura (tarda primavera 2013) per evitare il cosiddetto “ingorgo costituzionale” si metteranno d’accordo di eleggere prima (con l’attuale Parlamento) il nuovo capo dello Stato (possibilmente gia’ investito dei nuovi poteri che le riforme di Berlusconi vogliono attuare). E anche se si riuscisse a non eleggerlo, lo si avrebbe poi per altri cinque anni ancora come primo ministro.

Tutti preferiranno dare il via libera a Berlusconi Capo dello Stato.

Dopodiche’ il delfino di Berlusconi, cioe’ Fini, si mettera’ alla guida del PdL e avra’ ottime probabilita’ di diventare il nuovo presidente del consiglio.

Quindi Napolitano sta bene li’ finche non “rompe”, ma se dovesse cominciare a dar fastidio, lo spazzerebbero via e lo rimpiazzerebbero con un uomo a loro piu’ gradito (hanno i numeri per farlo!).

In questo caso Berlusconi dovrebbe solo aspettare un paio d’anni in piu’ per arrivare al traguardo, ma non e’ detto che il suo uomo non sia disposto a dimettersi prima per compiacere al suo benefattore.

Concludendo: il Capo dello Stato e’ giusto che stia fuori, salvo palesi incostituzionalita’, da questi impicci.

L’opposizione, se ne sono capaci, devono essere i partiti all’opposizione a farla.

Roberto Marchesi

Dallas, Texas

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