BRIGANTI SU RAI 3

Giuseppe Tizza

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BRIGANTI SU RAI 3
Venerdì 24 ottobre, ore 17.00, RAI 3 – Programma Geo & Geo
BRIGANTI
Eroi o malfattori?
Dopo un lavoro di documentazione e ricostruzione estremamente complesso e delicato
che ha portato le troupe televisive per mesi nei luoghi più importanti e, spesso, più
impervi della nostra Patria, è stato realizzato dalla RAI un documentario dal medesimo
titolo della Mostra Itinerante: ” Briganti, eroi o malfattori? “.
Attraverso numerose testimonianze di anziani che hanno raccolto i racconti di testimoni
diretti di quelle vicende, e il parere di alcuni studiosi, questo documentario intende far
piena luce sul controverso fenomeno del brigantaggio.
La resistenza dei popoli meridionali all'invasione piemontese del 1860 si realizzò con la
formazione di circa 1400 bande in tutta l'Italia meridionale. Complessivamente furono
80.000 circa tra civili ed ex militari dell'esercito borbonico a combattere.
Il documentario intende far piena luce sulla guerra di liberazione che si scatenò contro
la forzata unificazione dell'Italia (1860-70) e che causò un milione di morti meridionali.
I Crimini commessi furono occultati dalla storiografia ufficiale per non intaccare la
connotazione epica ed eroica che si volle dare al risorgimento.
Intende, inoltre, chiarire, con obiettività, il vero significato e la reale portata di quella
terribile lotta.
Dall'analisi emerge uno scenario di feroci guerriglie, di tremende repressioni, di
fucilazioni, di atti di cannibalismo, di crudeltà da entrambe le parti, non furono
risparmiati anziani, donne e bambini, ma anche gesta di solidarietà, attaccamento alla
propria terra, ai valori, alla Religione ed al Sovrano Francesco II.
Il Sud fu saccheggiato delle sue immense finanze (il doppio del resto d'Italia), di
infrastrutture, fabbriche, flotta navale, rete ferroviaria e tesori d'arte, fu imposta una
ferrea censura, tribunali militari e leggi marziali, istituiti lager in Piemonte e Lombardia,
che racchiusero oltre 40.000 civili e militari, di cui pochi sopravvissero.
Centinaia di paesi furono incendiati, cannoneggiati e la popolazione sterminata
(Pontelandolfo 1250 morti, Casalduni 700 morti, Scurcola Marsicana, Pizzoli, Isernia,
Montefalcione ecc…).
Da oltre un anno la Verità sui crimini dell'Unità d'Italia, del Risorgimento e Garibaldi è
testimoniata dai midia, in particolare si ringrazia Rai Due, Rai Tre, La7, Italia1, emittenti
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locali, i quotidiani Il Tempo, Il Giornale, Il Gazzettino del Mezzogiorno, Il Corriere della
Sera, Il Messaggero e tanti altri.
Si ha ragione di ritenere che con questo nuovo coraggioso lavoro, che ha raggiunto livelli
insperati di divulgazione, si è aperta una nuova e possente breccia nel muro delle
menzogne risorgimentali e nella censura di Stato.
Sfidando le note ostilità dei cattedratici, il regista ha raccontato con obiettività la
storia della reazione disperatamente violenta che il Popolo dell'ex Regno delle Due Sicilie
intraprese contro la feroce invasione piemontese.
V i d e o

http://en.halavideo.com/gaeta+2007-vIdEoVbeQqItQjqA.html

http://en.halavideo.com/conferenza+borbone-vIdEoLnTX8n2k2bg.html
http://en.halavideo.com/comitati+delle+due-vIdEoa5kDrM7dy-A.html
http://en.halavideo.com/musica+iniziale-vIdEosSPnz2cu7O0.html
http://en.halavideo.com/omaggio+briganti-vIdEoqZGN4vEyjCg.html
http://en.halavideo.com/passepartout-vIdEoDe2UpFKvChM.html
http://en.halavideo.com/passepartout-vIdEoheNpyBjU6Vw.html
http://en.halavideo.com/passepartout-vIdEoxsXErPw7slw.html
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TESTIMONIANZE DAL PASSATO
Vittorio Emanuele lettera a Cavour
“Come avrete visto, ho liquidato rapidamente la sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene,
siatene certo, questo personaggio non è affatto docile, né così onesto come si dipinge e come voi
stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l'affare di Capua, e il male
immenso che è stato commesso qui, ad esempio l'infame furto di tutto il danaro dell'erario, è da
attribuirsi interamente a lui che s'è circondato di canaglie, ne ha eseguito i cattivi consigli e ha
piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa”.
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Giuseppe Garibaldi Lettera ad Adelaide Cairoli, 1868
“Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non
aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere
preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”
Tra i famosi “mille”, che lo stesso Garibaldi il giorno 5 dicembre 1861 a Torino li definì “Tutti
generalmente di origine pessima e per lo più ladra ; e tranne poche eccezioni con radici
genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto”, sbarcarono in Sicilia, francesi, svizzeri,
inglesi, indiani, polacchi, russi e soprattutto ungheresi, tanto che fu costituita una legione
ungherese utilizzata per le repressioni più feroci. Al seguito di questa vera e propria feccia umana,
sbarcarono altri 22.000 soldati piemontesi appositamente dichiarati “congedati o disertori”.
Calatafimi: contrariamente a quanto viene detto nei libri di storia, il Garibaldi fu messo in fuga il
giorno 15 maggio dal maggiore Sforza, comandante dell'8° cacciatori, con sole quattro compagnie.
Mentre inseguiva le orde del Garibaldi, lo Sforza ricevette dal generale Landi l'ordine
incomprensibile di ritirarsi. Il comportamento del Landi risultò comprensibilissimo quando si scoprì
che aveva ricevuto dagli emissari garibaldini una fede di credito di quattordicimila ducati come
prezzo del suo tradimento. Landi qualche mese più tardi morì di un colpo apoplettico quando si
accorse che la fede di credito era falsa: aveva infatti un valore di soli 14 ducati.
TELEGRAMMA-CIRCOLARE
Spedito alle Autorità e Comandanti Guardia Nazionale e Carabinieri Reali della Provincia
Bande ladroni infami dirette dal territorio ancora soggetto Governo papale infestano nuovamente e
cuoprono di misfatti nostra bella Provincia. Ma è tempo che tresca esecranda sia finita. Dove
guardia Nazionale comprende nobile missione non possono sussistere malfattori campagna:
Guardia Nazionale Terra Lavoro non sarà seconda a nessuna comprendere soddisfare sacri diritti
più sacri doveri. Difenda suo territorio quella di ogni Comune; avvisi Autorità, forze, popolazione
vicine di ogni imminente pericolo. Ai ladroni, ai loro fautori, ai manutengoli è delitto lasciare più
scampo. Guerra implacabile e sterminio! Governo veglierà senza posa; sosterrà e premierà con
larghezza sforzi generosi; punirà esemplarmente malvagi. Il presente sarà pubblicato in tutta la
Provincia.
Caserta, 1° maggio 1865 Il Prefetto, DE FERRARI
Persino Nino Bixio, autore dell'eccidio di Bronte, nel '63 proclamò in Parlamento: “Un sistema di
sangue è stato stabilito nel Mezzogiorno. C'è l'Italia là, signori, e se volete che l'Italia si compia,
bisogna farla con la giustizia, e non con l'effusione di sangue”.
O'Clery: A proposito del brigantaggio del Sud, stroncato in anni spietati dal Regno d'Italia,
O'Clery riporta voci di dibattiti parlamentari a Torino. Il deputato Ferrari, liberale, nel novembre
1862 grida in aula: “Potete chiamarli briganti, ma combattono sotto la loro bandiera nazionale;
potete chiamarli briganti, ma i padri di quei briganti hanno riportato due volte i Borboni sul trono
di Napoli. E' possibile, come il governo vuol far credere, che 1500 uomini comandati da due o tre
vagabondi tengano testa a un esercito regolare di 120 mila uomini? Ho visto una città di 5 mila
abitanti completamente distrutta e non dai briganti” (Ferrari allude a Pontelandolfo, paese raso al
suolo dal regio esercito il 13 agosto 1861).
O'Clery non manca di registrare giudizi internazionali sulla repressione. Disraeli, alla Camera dei
Comuni, nel 1863: “Desidero sapere in base a quale principio discutiamo sulle condizioni della
Polonia e non ci è permesso discutere su quelle del Meridione italiano. E' vero che in un Paese
gl'insorti sono chiamati briganti e nell'altro patrioti, ma non ho appreso in questo dibattito
alcun'altra differenza tra i due movimenti”.
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Q'Clery fornisce alcune cifre. Tra il maggio 1861 e il febbraio 1863, l'esercito italiano ha catturato
“con le armi” e perciò fucilato 1038 rivoltosi; ne ha uccisi in combattimento 2.413; presi prigionieri
2.768. Inoltre; “Secondo Bonham, console inglese a Napoli, sistematicamente favorevole ai
piemontesi, c'erano almeno 20 mila prigionieri politici nelle carceri napoletane”, ma secondo altre
stime 80 mila. I più in attesa di giudizio, o addirittura del primo interrogatorio, “senza sapere di
cosa fossero accusati”, in celle sovraffollate: testimonianza di Lord Henry Lennox, un turista di
rango che nel 1863 visitò appunto le prigioni di Napoli.
Giustino Fortunato a Pasquale Villari (2-IX-1899): “L´unità d´Italia (…..) è stata, purtroppo, la
nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio
economico, sano e profittevole. L´unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato,
contrariamente all'opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari alle
province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali (…..)”.
Gaetano Salvemini (1900): “Sull'unità d´Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata
addirittura assassinata (…..) è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di
persone (…..)”.
Giustino Fortunato a Benedetto Croce: “Non disdico il mio “unitarismo”. Ho modificato soltanto
il mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori porci nostri. E la
mia visione pessimistica è completa”.
Antonio Gramsci (da “Ordine Nuovo” 1920): “Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha
messo a ferro e fuoco l´Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i
contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti”.
Il sindaco di Moliterno al primo ministro Giuseppe Zanardelli, 1901
“Caro Presidente, ti salutano qui ottomila moliternesi: tremila sono emigrati in America; gli altri
cinquemila si accingono a farlo”
Camillo Benso Conte di Cavour
“Lo scopo è chiaro; non è suscettibile di discussione. Imporre l'unità alla parte più corrotta e più
debole dell'Italia. Sui mezzi non vi è pure gran dubbiezza: la forza morale e se questa non basta la
fisica”
Lettera al Re, del 14 dicembre 1860
“Ora che la fusione delle varie parti della Penisola è compiuta mi lascerei ammazzare dieci volte
prima di consentire a che si sciogliesse. Ma anziché lasciare ammazzare me, proverei ad
ammazzare gli altri … non si perda tempo a far prigionieri”
Lettera al Re, del 17 dicembre 1860
Massimo d'Azeglio
“Quel che non capirò mai (salvo aiuto inglese, o tradimento dei comandanti napoletani) è come il
Re, con ventiquattro fregate a vapore, non abbia potuto guardare tre quattrocento miglia di costa.
Una fregata ogni venticinque miglia, faceva dalle dodici alle sedici fregate, e mai più bella
occasione di servir bene”
lettera a Persano
Francesco Saverio Nitti
“Il Regno delle Due Sicilie avea due volte più monete di tutti gli altri Stati della penisola uniti
assieme.”
Scienza delle Finanze, 1903
Claude Duvoisin, console svizzero
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“nel secolo precedente, il Meridione d'Italia rappresentò un vero e proprio eden per tanti
Svizzeri, che vi emigrarono, spinti soprattutto da ragioni economiche, oltre che dalla bellezza dei
luoghi e dalla qualità di vita. Luogo di principale attrazione: Napoli, verso cui, ad ondate, tanti
Svizzeri, soprattutto Svizzeri tedeschi di tutte le estrazioni sociali emigrarono con diversi obiettivi
personali. Verso la metà dell'Ottocento, nella capitale del Regno delle due Sicilie quella svizzera
era tra le più numerose comunità estere”
luglio 2006
Fëdor Michailovic Dostoevskij
“Per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una
qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale,
organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il
mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi
due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un'idea universale, e quando
non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e
penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si
era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto,
per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la
diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno unito di second'ordine, che ha perduto
qualsiasi pretesa di valore mondiale, cedendola al più logoro principio borghese — la trentesima
ripetizione di questo principio dal tempo della prima rivoluzione francese — un regno soddisfatto
della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non
l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del
suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di
Cavour!”
Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni
“Intere famiglie veggonsi accattar l'elemosina; diminuito, anzi annullato il commercio; serrati i
privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per
gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest'uomo possa
buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla. Ai mercanti del Piemonte si
danno le forniture più lucrose: burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso
ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano
operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani. A facchini della
dogana, a camerieri, a birri vengono uomini del Piemonte. Questa è invasione non unione, non
annessione! Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol
trattare le province meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico, come
gli inglesi nel regno del Bengala”
Conte Alessandro Bianco di Saint-Joroz
“Il 1860 trovò questo popolo del 1859, vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il
contadino possedeva una moneta e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con
poco alimentava la famiglia, tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato
materiale. Adesso è l'opposto. La pubblica istruzione era sino al 1859 gratuita; cattedre letterarie e
scientifiche in tutte le città principali di ogni provincia. Adesso veruna cattedra scientifica. Nobili e
plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche onorevole eccezione, ad una prossima
restaurazione borbonica”
Luigi Einaudi
“Sì, è vero, noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno ed abbiamo profittato qualcosa
di più delle spese fatte dallo Stato italiano, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a
cingere di una forte barriera doganale il territorio ed ad assicurare così alle proprie industrie il
monopolio del mercato meridionale”
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Massimo D'Azeglio
“Al sud del Tronto sessanta battaglioni e sembra non bastino”: “Deve esserci stato qualche
errore; e bisogna cangiare atti e principii e sapere dai Napoletani, una volta per tutte, se ci
vogliono o no… agli Italiani che, rimanendo italiani, non volessero unirsi a noi, credo nonLa guerra per la definitiva conquista piemontese, durata circa 10 anni, costò al Regno delle Due
Sicilie oltre un milione di morti, 54 paesi rasi al suolo, 500.000 prigionieri politici, l'intera
economia distrutta e la diaspora di molte generazioni. Il Piemonte ebbe il doppio dei morti che
aveva avuto in tutte le sue sedicenti guerre d'indipendenza.
La storia più che millenaria del Sud, ricca di immense glorie e di immani tragedie, prima
dell'occupazione piemontese era stata la storia di un popolo che non aveva mai perso, nel bene e nel
male, la propria identità nazionale. È' stata, dunque, questa perdita, causata dalla forzata unione
con gli altri popoli della penisola, il più grave danno inferto al Popolo Duosiciliano.

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Cordiali saluti.

Giuseppe Tizza
Staatlich anerkannter Dolmetscher und Übersetzer für die italienische Sprache
Traduttore e interprete legale per la lingua tedesca
Am Gallberg 4
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giuseppetizza@hotmail.com

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