Voto all’estero e voto agli immigrati diritto indivisibile

Rodolfo Ricci Segretario Generale FIEI | News ITALIA PRESS

Roma – Le grandi manovre per eliminare il voto all'estero (o meglio,
la compagine di rappresentanza degli italiani all'estero) si sono
rapidamente intensificate in contemporanea con le proposte di legge di
ridimensionamento del numero dei parlamentari e con la proposta di
trasformazione del Senato, in Senato delle Regioni. Per la verità
avevano continuato a percorrere i sotterranei del parlamento in modo
trasversale e continuo e si erano mitigate solo dopo l'esito
elettorale dello scorso anno. Per quanto sia oggettivamente difficile
mettere nuovamente in discussione le modifiche costituzionali
acquisite tra la fine degli anni '90 e l'inizio del 2000, approvate
sotto il precedente governo dell'Ulivo, certamente gli obiettivi sono
tesi ad un ridimensionamento della presenza dei parlamentari
dell'estero e ad una revisione della norma riferita al voto passivo
riservato ai residenti all'estero, più volte impugnata come non
rispondente alla norma costituzionale relativa al vincolo di mandato e
quindi alla possibilità di ciascun cittadino di candidarsi in ogni
circoscrizione. Della cosa si potrebbe discutere anche in riferimento
all'ipotesi di introduzione del Senato Federale, che, evidentemente, è
invece legato ad una configurazione territoriale nella quale dovranno
certamente essere risolti anche i problemi di rappresentanza delle
minoranze interne e delle autonomie. In ogni caso, la situazione che
si sta creando, imporrebbe un'azione coerente ed una risposta
articolata fondata su principi difficilmente contrastabili: il diritto
conseguito dagli italiani emigrati ad una partecipazione diretta alla
vita politica nazionale non può essere messo in discussione, come deve
essere al più presto riconosciuto il diritto al voto attivo e passivo
per gli immigrati residenti sul nostro territorio nazionale (n.d.r.
italiano). In entrambi i casi si tratta di diritti imposti dalle
dinamiche e dalle opportunità dei processi di globalizzazione rispetto
ai quali uno Stato moderno non può derogare. Se può essere fatto un
appunto alla compagine degli eletti all'estero, a parte alcuni casi
individuali, è quello di non essersi impegnati adeguatamente per
sostenere il voto amministrativo per i connazionali immigrati e per la
revisione della Legge Bossi-Fini; un'azione su questo versante avrebbe
certamente contribuito a dissipare le nebbie di molti loro colleghi
italiani in Italia. La FIEI invita in questo senso le forze politiche
e sociali dell'emigrazione, a partire dalla CNE, a trovare un comune
momento di impegno e discussione pubblica, promuovendo in un apposito
convegno le ragioni della riconferma della rappresentanza
dell'emigrazione e del varo di un provvedimento per il diritto di voto
degli immigrati in Italia. Un appuntamento che dovrebbe realizzarsi al
più presto, in ogni caso entro l'anno in corso.

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