Se gli studenti insistono, avanti con la polizia

Caro Beppe,
leggo oggi su un importante giornale italiano un titolo: “Se il dissenso è un reato”, con riferimento alla minaccia di Berlusconi di inviare la polizia nelle scuole e nelle università occupate dagli studenti che protestano contro i provvedimenti del Ministro Gelmini. Allora, voglio chiarire subito che ritengo che su alcune cose gli studenti universitari abbiano delle buone ragioni, ma vorrei anche fare osservare che la polizia non si manda per soffocare il dissenso, ma perché occupare una scuola o una sede universitaria è un reato: si chiama interruzione di pubblico servizio. Gli studenti che per primi vogliono difendere il carattere pubblico delle università dovrebbero ben saperlo: proprio perché si tratta di strutture pubbliche, esse non possono essere oggetto di occupazione e la funzione che in essa si svolge non può essere interrotta. Perché forse ci sono degli studenti che di quelle aule occupate, delle biblioteche, delle strutture universitarie hanno bisogno, e quell’utilizzo deve essere garantito. Forse ci sono studenti che devono sostenere esami, o discutere una tesi, e questa possibilità non deve essere impedita. Proporrei una cosa: poiché pare che i professori siano d’accordo con gli studenti che protestano, questi ultimi si facciano autorizzare dai Rettori a fare le occupazioni. Vediamo se i Rettori daranno il loro consenso scritto. Nessuno impedisce agli studenti e a chi vuole dissentire e protestare di farlo nei modi che la legge consente: nelle piazze, nelle strade, ma con manifestazioni autorizzate. Si parla tanto di legalità: vale solo per le cose che fanno gli altri? Un cordiale saluto agli Italians,

Lorenzo Bolzi, lbolzi@yahoo.it

http://www.corriere.it/solferino/severgnini/08-10-25/08.spm

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