Class Action subito a carico delle banche scorrette e a tutela dei piccoli risparmiatori

Fin dall’inizio di questa crisi finanziaria ho chiesto che il governo più che di salvare le banche si preoccupasse di proteggere i piccoli risparmiatori ed investitori. Approvo dunque la garanzia sui depositi bancari, che tuttavia chiederemo sia estesa anche a quelli postali.
Ho sostenuto subito che in Italia non aveva senso l’ingresso dello Stato nel capitale delle banche, poiché da sempre vi è contiguità, spesso anche sospetta, tra vertici delle banche e politica. Ed inoltre non mancano le forme di pressione esercitabili su di esse attraverso la Banca d’Italia. Penso inoltre che non si possano dare sostegni alle banche in crisi senza condizionare gli interventi a comportamenti più virtuosi. Per questo presenterò un emendamento che preveda la riduzione dei compensi agli amministratori ed ai massimi dirigenti ed una moratoria di cinque anni nella previsione di stock options. Queste ultime, che in definitiva sono forme di bonus aggiuntive alle indennità (stiamo parlando di milioni di euro) sono una delle cause della crisi ed hanno spesso portato le banche a vendere prodotti cattivi, ma che producevano utili per la banca. Ho sostenuto in più occasioni, da quando la crisi è iniziata, che il vero problema era la tutela dei piccoli investitori, che su consiglio di alcune banche poco corrette (non tutte) hanno acquistato questi prodotti. Non vogliamo proteggere coloro che sono stati ampiamente informati dei rischi che correvano ed hanno deciso di correrli, ma non possiamo farla passare liscia a quelle banche che hanno approfittato di risparmiatori inconsapevoli, che in qualche caso hanno investito magari la loro liquidazione. Come fare a distinguere i due casi? La strada c’è e depositerò un emendamento con il quale chiederò l’immediata entrata in vigore della Class Action (o azione collettiva) approvata nell’ultima finanziaria del governo Prodi e sospesa dal governo Berlusconi. Rendendola applicabile subito si permetterebbe a chi si ritiene danneggiato di proporla e sarebbe poi un giudice a decidere se ne ha diritto o meno. Mi pare la soluzione più rapida: non costerebbe nulla allo Stato, e colpirebbe direttamente quelle banche o società finanziarie che si sono comportate male con i risparmiatori.

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