Articolo per n. 8/9 del 2008 de il RINNOVAMENTO
Non è solo la politica istituzionale ne una semplice testimonianza religiosa che può dare speranza al mondo degli uomini, ma una vita cristiana vissuta nella radicalità della fede che produce santità personale e giustizia sociale
Lo crede chi lo ha vissuto, impossibile spiegarlo a parole o convincere di questo chi non ne ha mai fatto esperienza: solo Gesù Cristo è la premessa, il metodo e il contenuto di ogni azione e progetto umanano e quindi sociale e politico. Affermazione certamente azzardata, politicamente scorretta, tendenzialmente fondamentalista e culturalmente poco raffinata. Lo so che può apparire così, ma a me da gioia e speranza, soprattutto la sento vera perché così l’ho sempre vissuta e più avanzo negli anni, in sempre più stringenti esperienze politiche e culturali, e più mi convinco che il cosiddetto mondo delle mediazioni e degli aggiustamenti, rassomiglia tragicamente a quello della contraffazione e mistificazione della realtà, spesso o quasi sempre, a danno dei piccoli, dei semplici, dei poveri e dei non potenti.
Forse è questa l’origine di una certa rassegnazione che sembra prevalere nell’opinione della gente, unita a rabbia, distacco e disincanto; purtroppo sembra emergere anche un certo cinismo, un terreno pessimo di coltura per la speranza, perché sempre più arido e dove diventa oggettivamente difficile cercare di innestare progetti di riscatto e di rinascita della vita civile. Tutto ciò può essere anche il frutto degli ultimi quindici anni della vita politica italiana, in verità un po’ strani, nei quali si è usciti da Tangentopoli con una sensazione di attesa di qualcosa di nuovo e di radicale che però non ha appagato le grandi speranze nel frattempo maturate. Sul fronte ecclesiale poi c’è stata una sorta di astensione da tutto ciò che riguardava il sociale; non che i cattolici non abbiano più fatto politica, o sindacato o volontariato o cultura, ma tutti in ordine sparso, senza raccordarsi, senza l’orgoglio di essere una comunità che operava unita in vista di una meta comune; anzi ci si vergognava di dirsi cristiani nella vita pubblica: tutto questo a partire dal 1968 circa, con le grandi contestazioni culturali e sociali, con la cosiddetta Scelta Religiosa che veniva operata dalla più grande associazione cattolica italiana.
Tutto ciò è storia e non possiamo discuterla più di tanti se non per capire una sola cosa: non possiamo e rassegnarci a tutto questo. Dobbiamo farlo a partire da noi stessi perché ognuno sul piano personale prima, ma anche sul piano ecclesiale come gruppi e comunità del Rinnovamento, deve dare una risposta con coraggio assumendo una responsabilità, grande o piccola che sia. Sempre di fronte ad un male il cristiano animato dallo Spirito Santo cerca la risposta di bene e chiede a Dio i doni e carismi per realizzarlo. Qui vale la stessa cosa. C’è una profezia sull’uomo che va realizzata secondo l’immenso insegnamento antropologico di Giovanni Paolo II che ci ha esortato in mille modi a credere in Dio per fare il bene di ogni uomo.
Una prima risposta sul come far ripartire questa grande opera di risveglio spirituale e culturale ci viene suggerita dalla Settimana Sociale di Pisa e Pistoia dell’ottobre del 2007. Le conclusioni dei lavori hanno indicato tre direttrici fondamentali: la formazione e l’educazione; la cittadinanza; il discernimento.
Vediamone ognuna anche alla luce delle risposte che nel frattempo abbiamo dato o che potremmo ancora dare.
Nella formazione e nell’educazione ci siamo già molto impegnati. La stessa azione promossa intorno alla Cultura della Pentecoste è stato un motore potente unitamente ai nostri corsi e scuole e ritiri. Potremmo immaginare di far sorgere circoli stabili della Cultura di Pentecoste dove aggregare anche nuova gente, mettere in rete fondazioni e associazioni cattoliche che si occupano esplicitamente del prepolitico. Vorrei chiarire che deve essere sempre più un prepolitico non fine a se stesso, ma che prepara con teoria e pratica alla vita politica vera e propria che molto manca di presenze cristiane qualificate e forti. Dobbiamo essere espressione di questa carità sociale, di questo servizio alla verità che è una fra le piò alte espressioni della santità come amava ricordare spesso il rande don Luigi Sturzo. Lui stesso potrebbe essere l’occasione di grandi riflessioni nel prossimo anno visto che nel 2009 avremo il novantesimo della fondazione del Partito Popolare Italiano e in cinquantesimo della morte del buono e geniale sacerdote di Caltagirone.
Il secondo punto di riflessione è la cittadinanza che significa che i cattolici italiani debbono e vogliono essere presenti nella vita della Polis, della città appunto. La città è il luogo simbolo di tutto ciò che è pubblico, dal Parlamento alla comunicazione, dall’arte alla scuola alla cultura, dall’amministrazione all’economia. Ultimamente abbiamo fatto qualche apparizione e in queste il Rinnovamento nello Spirito è stato particolarmente solerte e decisamente in prima linea: il Referendum sulla legge 40 che disciplina la procreazione artificiale e la grande manifestazione a sostegno della famiglia di San Giovanni in Laterano a Roma. Questi due eventi sono stati grandi occasioni di mobilitazione per i cattolici italiani, cosa che non avveniva da quasi quarant’anni. Siamo stato indotti da altri, la nostra è stata più una reazione che una volontà di presenza, ma intanto ci siamo mossi e anche con risultati pregevoli: la legge sui DICO è stata bloccata, tutti i partiti hanno cominciato a parlare seriamente di famiglia anche sei i risultati economici concreti tardano ancora ad arrivare. Ma non possiamo dimenticare i tanti amministrativo i locali e le migliaia di iniziative che vedono il protagonismo dei cattolici anche se ancora troppo frammentate e quindi poco efficaci sul piano generale.
Da ultimo il discernimento. Qui siamo decisamente in ritardo. Poco o nulla accade a livello di base: non c’è discussione e confronto sulla vita pubblica nelle parrocchie, un po’ di più in alcune associazioni e movimenti, ma ancora decisamente minoritari. A livello nazionale invece la CEI ha promosso tre fondamentali realtà che sono i nostri luoghi di discernimento ai quali dovremmo fare tutti riferimento: Forum della Associazioni Familiari, Associazione Scienza e Vita, Rete in Opera, Fonazione per il Progetto Culturale. Luoghi dai quali non possiamo prescindere e nei quali il Rinnovamento è adeguatamente rappresentato. Seguire le indicazioni di queste realtà significa accogliere la voce autorevole del laicato cattolico che su ogni aspetto della vita sociale e culturale opera riflessioni e scelte secondo il Vangelo e il Magistero dei nostri Pastori.
Come si vede Gesù non manca di darci la premessa, il metodo e i contenuti, a noi spetta solo di mettere in moto un atteggiamento spirituale adeguato: forse troppo ci siamo preoccupati di piangere e di denunciare i danni di coloro che vogliono distruggere il Tempio (laicisti, massoni, atei, illuministi e marxisti) i quali in fondo fanno il “loro lavoro” e poco o nulla abbiamo fatto per ricostruirlo, proteggerlo ed ampliarlo. Quindi dovremo preoccuparci di più, anche nelle nostre dotte riflessioni in ambito ecclesiale, all’ignavia di chi, a cominciare da noi stessi, dovrebbe lavorare per la Casa del Signore e la diffusione del bene comune. Infatti l’ignavia che è pigrizia, ma anche stoltezza e mancanza di coraggio e di zelo per la casa di Dio, è uno dei peccati capitali e al pari di altri conduce alla perdizione. Questa non dovrebbe essere una riflessione tanto difficile da far circolare nelle nostre parrocchie e nei nostri gruppi per ridare speranza e voglia di fare a troppi “cristianelli addormentati” (Don Luigi Sturzo)