di Renzo Balmelli
MONOLOGO – A detta degli esperti, siamo dunque alla fine dell’infausto periodo passato in archivio col nome di “veltrusconismo”. Buono, anzi, ottimo! La breve stagione del dialogo tra il Cavaliere e il leader del Pd – dialogo che in realtà non c’è mai stato – chiude una fase segnata dagli equivoci. Ognuno torni al suo posto, senza gabellare patetici “embrassons nous”. Con questa destra è semplicemente impossibile trovare un minimo comun denominatore. Berlusconi è abile nel fingere di lanciare ponti affinché gli altri vengano nel suo giardino, ma soltanto alle condizioni che meglio gli aggradano. Finché il dialogo sarà un monologo, mi pare ovvio che i due continueranno a non parlarsi.
MESSAGGIO – Appena tornato da New York, Walter Veltroni assicura – bontà sua – che il Pd nei sondaggi è intorno al 30 per cento e continua a salire. E va bene: un pizzico di retorica non guasta, perché la politica è una merce da vendere come qualsiasi altro prodotto. Ma rincorrere Berlusconi sul saliscendi dei sondaggi non ci pare un’idea molto originale. Il Cavaliere si pavoneggia “con percentuali di consenso imbarazzanti” che pero’ nella vicenda Alitalia non sono valse a fargli vincere la partita. L’auto-elogio si scioglie come neve al sole quando la crisi arriva sul serio. La priorità è dare ai cittadini un messaggio vero, affrancato dal circo mediatico a cui si abbevera il premier. ll clima è pesante, c'è una cappa di piombo sul Paese e l’opposizione ha il dovere di rimettere al centro del dibattito le questioni economiche che come negli USA hanno rovesciato a favore di Obama l’andamento della campagna presidenziale. Alla lunga con gli slogan di facile suggestione di cui si avvale la destra non si va da nessuna parte.
RESISTERE – Se non è censura, poco ci manca. Un primo indizio il No ad Oliver Stone e al suo film su George W. Bush che, benché attesissimo, non figura nel cartellone del festival di Roma. No, perché quella ricostruzione così “apocrifa” della vita politica del Presidente degli Stati Uniti non piace a Berlusconi, amico fraterno dell'America. Un secondo indizio è la perquisizione nella redazione dell’Espresso che sta pubblicando, guarda caso, un’inchiesta sugli intrecci tra politica e camorra. Una pesantissima intimidazione, tesa a limitare la libertà d'informazione. Se a questo quadro già di per se sconcertante aggiungiamo la freddezza con la quale nei ranghi della maggioranza è stata accolta la designazione di “Gomorra” all’Oscar per il miglior film straniero, c’è davvero di che restare allibiti. Il lavoro del regista Matteo Garrone ha tutti i requisiti per raccontare la bella storia della lotta del bene contro il male radicato in alcuni gangli della società. In quest’ottica suonano profetiche le parole di Roberto Saviano, autore del bestseller da cui è tratta la pellicola, quando afferma che scrivere e documentare non è diffamare, ma resistere.