PERCHÀ ISLAM E CRISTIANESIMO NON SONO UGUALI

All’alba del nuovo millennio è giunto il momento d’interrogarsi su una questione vitale, e di farlo senza ipocrisie. Quali sono le differenze – oggi – fra le due maggiori religioni dell’umanità? E sono differenze solo dogmatiche, o coinvolgono in profondità le reciproche culture sociali antropologicamente, behavioristicamente? E, infine, esiste un percorso atto a utilizzare una comune parola religiosa per un fine di pace mondiale?
Prendiamo le mosse da un qualsiasi episodio di quotidiana crudeltà umana e sonno della ragione. Ansa, 29 agosto 2008: in Pakistan cinque donne di una provincia islamica sono state rapite e uccise da autorevoli membri della comunità maschile per aver disubbidito all’imposizione dei loro matrimoni coatti. Sono morte dopo essere state sepolte vive in una fossa. Ma la notizia non è questa. La notizia è che nel Parlamento di Islamabad il senatore che rappresenta il Baluchistan, Israr Ullah Zehri, ha giustificato l’accaduto affermando che «rientra nelle legittime tradizioni secolari del Paese, e solo chi indulge in comportamenti immorali dovrebbe avere paura»; altri parlamentari islamici hanno affermato che si tratta di «questioni interne al Baluchistan».
Ecco, questo è ciò che accade oggi, non 1000 anni fa. Ovviamente nessun media ha riportato l’urlo di condanna della Umma internazionale, nessuna denuncia da parte degli ayatollah, dei mullah, dei governi musulmani, nessun rappresentante di associazioni musulmane europee ha pianto l’episodio stigmatizzandone il totale abominio: e non si è avuta notizia di tale condanna semplicemente perché ancora una volta dal mondo islamico internazionale non si è levata proprio alcuna condanna. Figuriamoci se l’Ucoii, per esempio, ha tempo per occuparsi dei diritti umani e civili delle donne islamiche; è troppo impegnato a imporre loro il velo e a far togliere i crocifissi dalle scuole.
Allora, quali differenze tra l’attuale Cristianesimo e l’attuale Islam, e perché in Occidente anche noi laici (o agnostici, o atei) dovremmo proteggere il messaggio evangelico, esserne orgogliosi e diffonderlo, invece di sminuirne il valore, salvo poi piangerci addosso per una presunta crisi di valori?
• L’Islam mira alla conquista dello Stato, del potere temporale, non ammette separazione fra Stato e religione, il suo scopo è una società teocratica in cui le leggi esistano solo a protezione del regime oligarchico religioso, e vengano ricavate pretestuosamente dai testi coranici; l’Islam combatte la democrazia (gli Stati musulmani che tentato una democrazia sono attualmente i più bersagliati dalla violenza dell’Islam integralista). – Il Cristianesimo è confinato nella coscienza degli individui, gli Stati e la Chiesa sono separati, non esistono Stati teocratici (tranne l’insignificante Vaticano privo di mire espansionistiche); le Chiese cristiane convivono con le democrazie e ne sono l’humus; ciò vale anche per l’Ebraismo, tant’è che Israele è l’unica nazione democratica del Medio Oriente.
• L’Islam è basato su una concezione maschilista della società, dove le donne sono in varia misura prive di pari diritti umani e civili. – Il Cristianesimo considera di pari dignità ogni persona.
• L’Islam chiama “infedele” ogni non islamico, lo definisce nemico e ne auspica l’annientamento. – Il Cristianesimo considera ogni uomo come un fratello; promuove fra le genti il proprio messaggio evangelico di speranza solo con la non-violenza.
• L’Islam propugna la violenza, l’uccisione e varie forme di tortura (lapidazioni, decapitazioni, amputazioni, flagellazioni, ecc.) a chi non si conforma ai suoi dettami. – Il Cristianesimo aborrisce ogni violenza.
• L’Islam ha un messaggio preponderante di guerra santa contro i non islamici. – Il Cristianesimo ha un messaggio di amore universale.
Il problema non è il male umano, presente – è ovvio – anche in Occidente, bensì la mancata denuncia dei maestri spirituali islamici, delle istituzioni musulmane, dei governi d’Africa e d’Oriente, che invece lo avallano ove corrisponda ai propri interessi. Questa è la grande discrepanza che sta dividendo il mondo occidentale da quello islamico, dove quest’ultimo nei recenti decenni ha fomentato sempre più una strategia conflittuale, oscurantista e retrograda, in primis contro i suoi stessi fedeli (non esiste movimento musulmano che non aspiri a sostituire la democrazia con la sharia, e non esiste Stato musulmano dove si notino degni progressi di moderno illuminismo sociale, politico, economico e, infine, umano).
La Chiesa cristiana, dal suo canto, proprio adesso non deve distrarsi dal suo compito ecumenico di portare la buona novella: l’amore fra gli uomini. Se il meraviglioso messaggio evangelico è stato la divulgazione dell’amore, della fratellanza, dei diritti umani, dell’aiuto ai deboli, ora questo annuncio appare in sordina, presente, sì, ma considerato quasi superfluo. Invece non dev’essere appena sussurrato.
Il Cristianesimo ha la solenne opportunità di distinguersi dallo squallore del mondo solo se ripeterà e lotterà all’infinito per convincere le genti a vivere secondo l’amore, non secondo l’odio. È da questo che in Occidente è nata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, carta fondamentale negletta nell’universo musulmano. L’Occidente è figlio di due genitori eroici: la carità cristiana e la ragione illuminista. La prima ci regala il concetto di persona, di libertà, di fratellanza; la seconda è in grado di criticare financo sé stessa allontanandoci da superstizioni e ignoranza.
È giunto il momento in cui il Vaticano, i potenti vescovi, i singoli parroci di periferia, smettano d’interessarsi a ciò che si fa sotto le lenzuola e ricomincino prima di tutto ad annunciare in giro per il mondo, a urlare con quanto fiato hanno in gola il messaggio d’amore evangelico. Che tutti gli uomini siano fratelli, che nessuno faccia del male al suo prossimo.
Amore. Questa è la cifra che distingue oggi, nel 2008, un vero cristiano da un falso islamico. Questa è la parola che può unire i popoli in pace. L’Islam è forse pronto a recepirla?

www.andreanardi.it

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