Il sangue è ribollito ancora una volta il 19 settembre 2008 e l’arcivescovo Sepe può concludere la cerimonia con il noto “A Maronna v’accumpagni”, fuori dal Duomo di Napoli, per benedire la città e la regione, magari il Paese tutto. Ha ammonito la camorra e i sicari, “serpenti velenosi”, che hanno ucciso sette persone, sei nigeriani e ferito un’altra. “Questa terra, questa città, non può morire e non morirà. Lo ripeto con forza e con convinzione perchè il popolo napoletano ha con sè il coraggio delle sue radici e della sua identità”. Il cardinale ha poi rivolto un pensiero a chi non riesce ad arrivare a fine mese per gli stipendi troppo bassi, per i giovani senza lavoro, per l’ingiustizia sociale e per tutti i precari. Un gruppo di insegnanti della scuola primaria ha manifestato sul sagrato della Cattedrale. Scriveva sul suo blog, Antonio Bassolino, il 13 novembre 2007, della discesa in campo del cardinale Sepe con l’adesione seppure ideale, alla manifestazione di protesta del quartiere Chiaia, sabato 10 novembre. “Una discesa in campo, senza neanche più il paravento della “cortesia istituzionale” tra Curia ed Amministrazione cittadina…Una proposta provocatoria: candidiamo in futuro il Cardinale Sepe a Sindaco di Napoli. Sarebbe una candidatura fortissima con la sovrapposizione tra il compito religioso di provvedere al bene dello spirito con l’accesso all’eternità e la gestione dei meri bisogni materiali quotidiani di una grande metropoli. Per molti una soluzione forse perfetta, ma per molti altri solo un conflitto d’interessi, di cui già da adesso ne ho come un sentore e ne pavento gli effetti. La sintesi di tutte le mie considerazioni, prive di ogni intento
offensivo e blasfemo, è che, a Napoli, ormai ha preso piede un blocco conservatore, che, nella fattispecie non fornisce alcun progetto politico, culturale ed economico alternativo a quello dello schieramento politico, che governa città e regione, pur agitandosi molto, strumentalizzando un pò vampirescamente ogni difficoltà ed il tutto con la benedizione del Cardinale. Alla Napoli laica e democratica l’ardua sentenza!”.
Sarebbe fin troppo facile, cercare a prima vista, quale sia stata la forza politica in campo, che si è fatta padrona e servitrice della Sicurezza e dell’Ordine, che è scesa in campo. Il termine “campo”, sembra rievocare solo quelli di calcio e le discariche del malaffare, non più di una realtà rurale, incontaminata e lasciata in pace, magari buona anche a raccogliere cicoria ed erbe selvatiche o ai margini, le lumache di un dopopioggia…
La mistura tutta italiana, da dopoguerra di poveri ma belli, di don Camillo e Peppone, amici e nemici al contempo, è cresciuta ed invecchiata, di alluvioni e morti ne ha visti a migliaia, di faccette nere nate e vissute tra noi: cosa succederebbe se si togliesse anche la speranza nella Madonna? A chi affidare paura e speranza? Forse conforta quel Mondo Piccolo, rispetto a quello globale? Sta di fatto che i comunisti non ci sono più, se non in mezzo a qualche esausta sigla, il Vaticano rimane, il Fascismo pure, le Banche e lo Ior girano con L’ Otto Volante, ci si gratta e si spera di vincere il fastidio e l’angoscia, si restaurano film degli anni ‘60, si ripropongono documentari e Cine Luce, si spalma cultura di ieri con qulche politico Ogm che e di origine controllata che produca prodotti garantiti e sicuri. Il sangue continua a sciogliersi e ribollire non solo in un’ampolla custodita in un duomo ma anche sulla strada, in casa, in famiglia, mischiato a veleni e pallottole, a rivendicazioni e bastonate, ad attentati e rivolte. Le parole di Bassolino, a distanza di poco meno di un anno, sono sinistre e non certo per la loro intrinseca politica, così come l’elevazione enfatica di Sepe: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»
Già, non fu solo Tomasi di Lampedusa a nominare questi grani bianchi, anche Ratzinger ha scritto un libro con questa pretesa, quando ancora non era papa. Nel 1953, venne alla luce anche il film americano, Salt of the Earth, che svolgeva la sua storia in una miniera di zinco di Silver City (New Mexico) dove i minatori messicani proclamano uno sciopero, dove uno dei sindacalisti, è arrestato dallo sceriffo ma sua moglie continua con le altre donne la lotta che si conclude con una vittoria. Furono tre cineasti di sinistra – H.J. Biberman regista, Michael Wilson sceneggiatore, W. Geer attore – finiti sulla “lista nera” della commissione per le attività antiamericane, a creare una pellicola collettiva che annotava con passione la partecipazione delle donne, i rapporti tra lavoratori messicani e nordamericani, “sui conflitti psicologici perché gli scioperanti, all’avanguardia sul piano sociale, sono retrogradi nella vita familiare”. Il sale della terra arrivò da noi nel 1958, come Sfida a Silver City: in parecchi hanno ormai delegato la sfida, in parecchi ad annunciare vittorie dell’amico e disfatte del nemico, in parecchi a non credere ai miracoli, eppure ancora si parla di sale fecondo, di misteri che trasudano dalle fronti, dalle stimmate e nelle teche e non ci si accorge di una realtà sotto agli occhi di tutti, che il sale è prodotto dal mare. In Italia le saline gestite da privati, passarono alle pretese del Fisco imperiale, per percorrere la “strada del sale” e si pagava una tassa .I Romani chiesero il 2,5% e ci pagavano con i “salari” le truppe, nel Medioevo passò al 20%, la tassa dei nostrani Monopoli di Stato rimase in vigore fino al 1975: aveva raggiunto quota 300%. Nel secolo scorso, Gandhi portò la popolazione indiana a marciare nel 1930 con in mano un pugno di sale. Erano partiti in 78 dalla loro fattoria e, marciando per 24 giorni, arrivarono alle saline in migliaia.
Sotto il livello dell’acqua, rimane un’antica strada in Italia, dove intatta sorge la città di Mozia, in Sicilia, di proprietà della Fondazione Culturale G.Whitaker. Ci si arriva passando dalla Riserva delle Saline di Trapani, dove passano centinaia di esemplari di specie migratorie che ormai da anni hanno scelto questo luogo per la loro riproduzione: provengono dall’Africa, si riposano e si alimentano nelle Saline per poi proseguire il volo verso il nord Europa. Si passa, senza molto deviare, anche nel Cie del Vulpitta di Trapani: il primo centro di identificazione e espulsione aperto in Italia nel 1998, come voluto dalla legge Turco-Napolitano, che istituiva i centri di permanenza temporanea. Era una struttura ricavata in una sezione dell’istituto geriatrico Rosa Serraino Vulpitta, che nel 99 andò a fuoco e ci furono sei vittime, rimaste a bruciare nelle celle perchè le porte erano chiuse a chiave. Oggi dicono che il centro è assai più vivibile, ha 57 posti e non pigiati in 180 come tanti anni fa, hanno pure una camera adibita a moschea, per pregare.
Era il XII secolo e i pisani, in eterno conflitto con Firenze, la colpirono, bloccando il commercio del sale,al punto che panificarono senza, creando il pane sciapo, il pane toscano che sapeva quanto di sale sa, il pane altrui.
Ma la Madonna o chi per essa, sembra essere ancora una volta l’ultima sponda a cui aggrapparsi.
E dire che le acque si muovono, sempre.