Concita De Gregorio al timone de l’Unità 

di Francesca Mentella

COME NEL CASO DEL NEO DIRETTORE, SOLO LE DONNE CHE MERITANO DEVONO RICOPRIRE CARICHE IMPORTANTI

“Istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, diceva l’uomo che ha fondato questo giornale. Leggete, pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra”.
Il giornale rosso si è tinto di rosa: il 26 agosto il nuovo direttore Concita De Gregorio ha firmato il suo primo editoriale sull’Unità, il giornale del Partito Democratico.

L’ex firma di punta del quotidiano La Repubblica è subentrata, non senza polemiche, al suo collega Antonio Padellaro, che ha tenuto il timone del quotidiano dal marzo 2005. Lo stesso Marco Travaglio, importante penna del giornale fondato da Antonio Gramsci, in un lungo pezzo dal titolo Scusate ma non ho capito, pur considerando la De Gregorio “ottima giornalista e persona squisita”, spiega come non sia riuscito a trovare una spiegazione al cambio di direzione: “avrei preferito –ha scritto Travaglio- che qualcuno spiegasse perché l’avventura di questo giornale risorto per il duo Colombo-Padellaro debba finire”. Secondo Travaglio, sarebbe stato lo stesso Veltroni ad auspicare un direttore donna. Che non sia la solita mania italiana? Le donne, come il prezzemolo, devono obbligatoriamente stare un po’ ovunque. Per decisione dei maschi però.

In barba alle tanto acclamate “quote rosa” in politica, nell’editoria, come in qualsiasi posto di responsabilità, una donna dovrebbe ricoprire ruoli importanti solo se veramente lo merita, solo se veramente ne ha le capacità. Non è certo questo il caso del neo direttore De Gregorio, preparata e stimatissima giornalista. Piuttosto, se fosse vero quello che dice Travaglio, l’episodio ci dà motivo di riflettere sul fatto che le donne in Italia sono -mi si conceda la metafora- una specie di “minoranza protetta”.

Messe ad hoc nei posti chiave, attualmente, una presenza femminile è imprescindibile, fa comodo agli uomini per essere “inattaccabili”ed è pressoché doverosa. Retaggi di un femminismo antico, che ne palesa il fallimento e che degenera nell’assegnazione di posti chiave a donne che, probabilmente, non meriterebbero poi così tanto. Vengono investite di ruoli importanti solo perché la società in qualche modo lo impone, perché in fondo è giusto così. Questo fenomeno si verifica spesso tra le manager o, più comunemente, in politica; al contrario è poco diffuso nel mondo del giornalismo.

In un’intervista rilasciata al settmanale Panorama, Valeria Ajovalasit, presidente nazionale di Arcidonna ha infatti dichiarato:“questa nomina scalfisce quel fastidioso tetto di cristallo per il quale le donne, nonostante la maggior presenza nelle redazioni, continuano a restare fuori dai posti chiave del giornalismo italiano. Ad oggi, infatti, la percentuale di donne tra i direttori di quotidiani è del due per cento”. Dobbiamo ricorrere alla storia del giornalismo italiano poiché sono rari i casi che hanno preceduto Concita De Gregorio: tra le presenze femminili, Flavia Perina ha diretto sino al 2006 il Secolo d’Italia, nel 1996 fu la volta di Sandra Bonsanti alla direzione del quotidiano Il Tirreno, fino a risalire a Matilde Serao, che nel 1892 insieme a Eduardo Scarfoglio, fondò il quotidiano Il Mattino.

Siamo felici che una donna si trovi alla direzione di un giornale, ma ancor di più perché sappiamo che è una donna che ha molto da dare. Lo ha dimostrato nel corso della sua carriera e al suo esordio da direttore, nel suo intenso editoriale di martedì 26 agosto: “Sono cresciuta –scrive- in un Paese fantastico di cui mi hanno insegnato ad essere fiera. Sono stata bambina in un tempo in cui alzarsi a cedere il posto in autobus a una persona anziana, ascoltare prima di parlare, chiedere scusa, permesso, dire ho sbagliato erano principi normali e condivisi di una educazione comune. Sono stata ragazza su banchi di scuola di città di provincia dove gli insegnanti ci invitavano a casa loro, il pomeriggio, a rileggere ad alta voce i testi dei nostri padri per capirne meglio e più piano la lezione. Sono stata una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quel che aveva imparato a fare e di quel che poteva dare: mai, nemmeno per un istante, ho pensato che a parità di condizioni la sorte sarebbe stata diversa se fossi stata uomo, fervente cattolica, ebrea o musulmana, nata a Bisceglie o a Brescia, [..] Ho saputo senza ombra di dubbio che essere di destra o di sinistra sono cose profondamente diverse, radicalmente diverse: per troppe ragioni da elencare qui [..]Ricevo in eredità -scrive- da Furio Colombo ed Antonio Padellaro, il senso di un impegno e di una impresa. Qualcosa di terribile è accaduto negli ultimi vent’anni. Un modello culturale, etico, morale si è corrotto. La politica non è che lo specchio di un mutamento antropologico, i modelli oggi vincenti ne sono stati il volano: ci hanno mostrato che se violi la legge basta avere i soldi per pagare, se hai belle gambe puoi sposare un miliardario e fare shopping con la sua carta di credito. “Istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, diceva l’uomo che ha fondato questo giornale. Leggete, pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra”.

Donna o uomo, non fa differenza, noi guardiamo i contenuti e nelle parole della De Gregorio, c’è un incipit per un promettente futuro. Una donna che merita, auguri direttore! (www.agoramagazine.it)

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