La guerra nell’arte, a cura di Giancarlo Sestieri, ed una personale d’arte sacra di Augusto Pelliccione
L’AQUILA – Temi in apparenza stridenti, guerra e pace, per due grandi eventi d’arte allestiti all’Aquila a cavallo tra agosto e settembre, quando la città apre la Porta Santa al mondo per la Perdonanza Celestiniana numero 714, tanti sono gli anni dal primo giubileo della storia della cristianità – si celebra ogni anno, dai vespri del 28 a quelli del 29 agosto – istituito con specifica Bolla da Celestino V, il papa che qui, nella sua basilica di Collemaggio, volle essere incoronato il 29 agosto 1294 e dove le sue spoglie riposano nello splendido mausoleo opera dello scultore Girolamo da Vicenza. Figura profetica per la Chiesa, al pari di Francesco d’Assisi e Gioacchino da Fiore che l’avevano preceduto, Celestino V rinunciò al papato il 13 dicembre, a cinque mesi appena dall’elezione con il Conclave di Perugia avvenuta dopo ventisette mesi di sede vacante. La sua rinuncia alla tiara non prima, però, d’aver lasciato al mondo i segni imperituri ed inconfondibili del suo magistero, nel pur breve pontificato: il perdono, la riconciliazione con Dio e con gli uomini, la pace universale. Quest’anno “Giustizia e perdono” è argomento dominante della Perdonanza.
Ela Gandhi, una vita spesa per i diritti civili e per la pace, è la testimone della Perdonanza 2008. Nipote del Mahatma Gandhi, già parlamentare del Sud Africa nel partito di Nelson Mandela, Ela Gandhi è ora rettore dell’università di Durban. Dunque personalità tra le più titolate ad affrontare il tema “giustizia e perdono” nell’attualità, parallelo tra Africa ed India, un continente ed un grande paese asiatico che vivono spesso drammaticamente le contraddizioni del nostro tempo. Un altro evento sul dialogo tra religioni è da segnalare. Promosso dalla Regione Abruzzo, il 27 agosto l’assessore alle Relazioni con i Paesi del Mediterraneo, Mimmo Srour, coordina un Forum nell’anno europeo dedicato al tema del dialogo interculturale e nel 60° anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Accademici, sociologi, personalità politiche e religiose dall’Europa e dai Paesi del Mediterraneo partecipano ai lavori, tra i quali l’Arcivescovo ortodosso di Aleppo, S.E. Gregorious Yohanna Ibrahim, Mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo metropolita dell’Aquila, Muhammad Habash, parlamentare siriano, Amer Al Sabaileh, docente universitario in Giordania, Michele Capasso, presidente Fondazione Mediterraneo, Giuseppe Sacco, docente alla Luiss e Gianluca Sadun Bordoni, docente all’università di Teramo.
Il clima di festa, spiritualità, riflessione civile sulle grandi questioni universali della pace e dei diritti dell’uomo, tipico delle celebrazioni della Perdonanza Celestiniana, richiama nel capoluogo abruzzese decine di migliaia di turisti e pellegrini da tutto il mondo. Ogni anno è accompagnato da grandi eventi culturali: convegni, concerti, spettacoli teatrali, rassegne cinematografiche, rievocazioni in costumi storici che mettono in fervore ogni angolo del centro medioevale della città. Di tali eventi le arti figurative occupano sempre un posto di rilievo, con esposizioni allestite nel periodo della Perdonanza, quando più alta è la presenza dei visitatori all’Aquila e negli splendidi centri del suo vasto territorio. Quest’anno, in particolare, due rassegne si propongono per la loro rilevanza e per i contesti architettonici che le ospitano. Hanno temi specifici, come la guerra nell’arte della rassegna “Pugnae”, allestita al Museo civico di Santa Maria dei Raccomandati, e la personale d’arte sacra del pittore e scultore Augusto Pelliccione, composta nella magnifica chiesa di San Filippo, tempio seicentesco, già dei padri Filippini molto inclini verso le arti, da un quarto di secolo trasformato a teatro senza offese all’originaria destinazione.
L’interno della chiesa di San Filippo, a croce, consta di un’aula con due cappelle per lato – “di matrice vignolesca”, annota Orlando Antonini in Architettura religiosa aquilana – e transetto cupolato, dove ora è sistemato il palcoscenico e le quinte del teatro. Architettura ed arti plastiche nel tempio sono ben combinate, raffinate le decorazioni e gli stucchi, memoria d’artigiani provetti di provenienza lombarda, presenti all’Aquila sin dal Trecento. Nei riquadri dov’erano un tempo i dipinti d’epoca, tre per ogni cappella, e quindi sul transetto, con giuste soluzioni di luci sono state sistemate le tele della superba produzione d’arte sacra di Augusto Pelliccione, eclettico artista abruzzese – è nato all’Aquila nel 1938 – la cui versatilità spazia tra pittura, scultura e poesia. Un intero anno Pelliccione ha lavorato per realizzare le opere per questa bella e convincente esposizione, inaugurata il 16 agosto scorso, promossa dalla Regione Abruzzo e curata dal critico d’arte Maria Cristina Ricciardi. “Pace a voi!” il titolo della mostra. Richiama il saluto di Cristo, ripetuto due volte ai suoi discepoli riuniti dopo la Pasqua (Giovanni 20, 19-23). Congeniale per Augusto Pelliccione il tema, non nuovo alla realizzazione d’importanti opere di tematica religiosa, come dipinti murali, tele e sculture. “Pace a voi!” – scrive M. Cristina Ricciardi nella nota critica in catalogo – “ diviene una stupefacente chiave di lettura per un eloquente ciclo di grandi tele, capaci di rinnovare, con sensibile e moderna spiritualità, il significato della vita e del Verbo di Dio. Un gigantesco trittico di oltre quattro metri di lunghezza, segna dunque, nella precisa intenzionalità dell’artista, il suggestivo punto nodale di un percorso pittorico che si realizza dentro la sacralità della Parola a partire proprio dalla centralità dell’annuncio della pace, perché è dall’Uomo nuovo, risorto dalla morte (…) che si concreta il nuovo disegno del mondo, il nuovo destino dell’umanità.
Annota ancora la Ricciardi: “Nelle altre grandi tele ad olio che compongono questa energica suite realizzata da Pelliccione tra il 2007 ed il 2008, ritroviamo, alla guida della sua immaginazione, la stessa efficacia, il medesimo principio etico utilizzato per il grande trittico Apparizione di Cristo Risorto, accompagnato come sempre dalla forte esperienza della pratica pittorica. Verso il battesimo, Tentazioni, Discorso della montagna, Orto degli ulivi, Deposizione, Discesa agli inferi, Raccolta degli apostoli, Trasfigurazione, Apparizione agli Apostoli, sono opere che ci conducono dentro un mondo che certamente rivela con chiarezza tutti i tratti formali e gli impianti cromatici che connotano il lessico proprio dell’artista e la sua spiccata riconoscibilità, determinando uno stato meditativo sulla natura spirituale di quei fatti che hanno accompagnato la vita pubblica di Gesù, la sua sofferenza, la vicinanza agli apostoli. Il senso di forte sospensione atmosferica che l’artista ci offre, si compenetra al sentimento di totale assolutezza dello spazio, astratto e metafisico ad un tempo. (…) Le iconografie di Pelliccione sanno dimostrarsi esperienza estetica autentica ed assumere il ruolo profondo e complesso della consapevolezza, traduzione pittorica intenzionalmente passata attraverso l’ispirazione della Parola di Dio”. Dunque, la personale di Augusto Pelliccione, aperta fino al 31 agosto, si connota come un suggestivo percorso pittorico e spirituale d’un artista valente sensibile ed intenso, dove la cifra della sua arte assurge all’acme espressiva, ideale ponte tra l’immanente ed il trascendente.
Infine “Pugnae” – la guerra nell'arte, mostra di dipinti di battaglie dal XVI al XVIII secolo – un evento davvero eccezionale, dal 21 agosto al 28 settembre. Tema suggestivo che in pieno Rinascimento evoca i dipinti di Paolo Uccello e gli affreschi di Piero della Francesca, la “Battaglia di Anghiari” di Leonardo e la “Battaglia di Cascina” di Michelangelo, come in catalogo scrive il curatore, prof. Giancarlo Sestieri. La mostra viene proposta nel trecentesco monastero celestiniano di Santa Maria dei Raccomandati, complesso di recente restaurato per accogliere un polo culturale d’interesse nazionale. Di certo è la più importante e ricca esposizione dedicata al tema della battaglia mai allestita finora in Italia. Una settantina di dipinti di pittori italiani e stranieri vissuti su tre secoli ritessono una storia per molti versi ancora sconosciuta. L'esposizione propone, infatti, molti inediti e riscopre personalità finora rimaste nell’ombra, quando non sconosciute, come il caso di Jacques Courtois detto il Borgognone (Saint Hyppolite-Bourgogne 1621, Roma 1676), uno dei più grandi autori di questo genere, che con la serie delle Battaglie Medicee, commissionategli da Mattias de' Medici, fu consacrato caposcuola assoluto nel settore. In mostra sono presenti diverse opere di questo artista, alcune di grandi dimensioni. C'è poi Antonio Tempesta, pittore attivo nel XVI secolo, di cui viene proposta una splendida coppia di soggetti bellici ed un rame inedito. Quindi la scuola napoletana, a cominciare dal capostipite, ritenuto uno dei più grandi pittori di battaglie: Aniello Falcone, con gli allievi Carlo Coppola, Andrea de Lione e Filippo Napoletano, tutti operanti nel XVII secolo, ed ancora altri artisti italiani. Di Napoletano, in particolare, viene presentata una scena ispirata alle battaglie romane contro Annibale.
“Pugnae” propone molti artisti stranieri (Vincent Adriaenssen, Pierre Mignard, Charles Le Brun, Pieter Wouwerman, Henrdrik Vershuring, Jan van Huchtenburg, George Philipp Rugendas, Ignace Jacques Parrocel, Karel Breydel, August Querfurt), oltre all’ampia panoramica della scuola veneta con Matteo Stom, Antonio Calza, Francesco Monti detto il Brescianino e Giuseppe Zais. Infine, una personalità pressoché sconosciuta come pittore di battaglie: Girolamo Cenatiempo. In mostra un gruppo di preziosi suoi dipinti di antica collezione aquilana. Cenatiempo, artista d’origine napoletana della scuola di Luca Giordano, fu infatti operante all'Aquila nel XVIII secolo come pittore d’immagini sacre, impegnato durante la ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1703. Sono suoi, infatti, tre dipinti sul soffitto della basilica di San Bernardino. Il Cenatiempo, come autore di soggetti bellici, è stato scoperto da Federico Zeri, con l'attribuzione di due importanti dipinti.
“In questa sede – scrive Giancarlo Sestieri nell'introduzione al catalogo – vengono esposte numerose opere inedite, circa la metà del totale, contribuendo così a un significativo avanzamento delle nostre cognizioni sul filone iconografico, a cui è dedicata questa mostra. Quindi un panorama esauriente e qualitativo, completato pure da un gruppo di testimonianze straniere, anch'esse per la maggior parte inedite”. L’organizzazione della mostra
è stata curata dall'Associazione Solo Arte, in particolare dagli antiquari aquilani Antonio Di Brisco e Valter Piccirilli, in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali d'Abruzzo e con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune dell'Aquila, e dal Consorzio dei Beni Culturali. L’allestimento è particolarmente curato, specie sulle luci che mettono in risalto i dipinti in ambienti volutamente mantenuti in penombra. Grande attenzione anche al Catalogo, curato dal prof. Giancarlo Sestieri – un’autorità indiscussa in materia – e dal comitato scientifico coordinato dallo stesso prof. Sestieri. Evento, si diceva, davvero unico. Chi voglia farsi un’idea compiuta in tema di battaglia nella pittura italiana ed europea, nell’arco di tre secoli, non può che raggiungere L’Aquila. Le opere, tutte provenienti da collezioni private e da gallerie antiquarie, si possono ammirare solo fino al 28 settembre. Poi rientreranno nella defilata discrezione dei loro fortunati possessori.
*gopalmer@hotmail.com – componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo